Clelia Farris fra tecnologie e superstizioni

di Sergio Beccaria (*)

Non si nasconde certo dietro uno pseudonimo, come Elena Ferrante, ma sembra che Clelia Farris, come altri grandi scrittori del calibro di Thomas Pynchon o J. D. Salinger, non ami molto pubblicare immagini che la ritraggono, quindi non ho la più pallida idea di che volto abbia.

Le opere, invece, siamo in molti a conoscerle: hanno lasciato tutte un segno.

Rupes Recta” è un curioso romanzo poliziesco ambientato sulla Luna terraformata, popolata da terrestri ultra tecnologici, ma anche incredibilmente superstiziosi, infatti temono il malocchio (per questo vanno in giro mascherati, terrorizzati dall’idea che qualcuno, guardandoli in faccia, possa lanciargli una fattura). Come tutti i romanzi di Clelia Farris, “Rupes Recta” pullula di idee originali e di personaggi descritti benissimo.

Indimenticabile il protagonista, collaboratore di giustizia, che deve indagare sui misteriosi omicidi che insanguinano la Luna. E’ gay, il suo compagno è morto da quattro anni e lui vive con un polpo senziente piuttosto petulante (un animale da compagnia geneticamente modificato che gli fa anche da maggiordomo).
La sua professione è quella di
Ricordante: è cioè un uomo dalle “superiori facoltà mnemoniche”, addestrato a memorizzare tutto ciò che gli viene chiesto e a ripeterlo identico, anche a distanza di anni.
E’ un registratore umano, più economico e più sicuro di una macchina e così affidabile che viene ascoltato nei tribunali, durante i processi. Tuttavia
“ricordare con tanta precisione è disumano”.

Agghiacciante la sfida tra il Ricordante e una macchina. Per non perdere, il protagonista deve usare tutti gli stratagemmi di cui dispone. E per focalizzare e fissare i ricordi in modo chiaro e indelebile i Ricordanti si infilzano nella carne aghi, spilli e spilloni perché il dolore aiuta.
Inoltre “
i Ricordanti possono camminare nel tempo”, anche se a loro rischio e pericolo.

Grandi pagine di suspense, formidabili descrizioni di ambienti e divertenti trovate en passant (per esempio la tassa sul voyerismo, battezzata “la Hitchcock”).

Il secondo capolavoro di Clelia Farris è così famoso che mi limiterò a ricordare l’idea geniale di fondo: come rendere reale una metafora. Se il mondo è popolato di vittime e carnefici, come siamo portati a credere davanti agli olocausti o di fronte agli omicidi domestici, nella società descritta in “Nessun uomo è mio fratello” tutti vengono geneticamente marchiati fin dalla nascita a essere una Vittima o un Carnefice.
Quel segno comparirà sulla pelle di ciascuno in modo inequivocabile all’inizio dell’adolescenza. Puoi nasconderlo se lo temi, ma ciò non toglie che il tuo destino è già stato scritto, anzi tatuato. Cresci sapendo che ogni Carnefice ha la sua Vittima predestinata e, se sei una vittima, l’unica domanda che ti accompagnerà per tutta la vita è: come posso sfuggirgli?

Il terzo capolavoro è ambientato sul pianeta Lachesis dove è naufragata un’astronave terrestre. Molto classico come tema e, per certi versi, è classico anche lo svolgimento, ma Clelia Farris è una maestra nello scolpire i personaggi e nel rendere credibilissime anche le situazioni più estreme.

I naufraghi sono costretti a sopravvivere in una terra ostile con pochissima tecnologia a disposizione. Danno vita a una società in cui tutti lavorano, tutti partecipano alle assemblee e tutti possono esprimere la loro opinione, suggerire nuove idee.
Tuttavia, nel tempo, vengono a crearsi delle fazioni, nuovi gruppi di potere, le disuguaglianze si accentuano, i segreti si moltiplicano, la diffidenza serpeggia, la democrazia si sgretola. A causa delle scarse risorse alimentari l’aggressività prende il sopravvento. Emerge il contrasto preistorico fra cacciatori e agricoltori e si ripresenta in modo strisciante, ma ineluttabile, il modello patriarcale (uomini “forti” contro donne “deboli”).

In un crescendo di angoscia, divoriamo le ultime pagine sperando che la protagonista, la “Madonna delle rocce”, sopravviva alla violenza e alla follia di “una società deragliata dai binari della vita umana”.

L’EGITTO ALTERNATIVO

Il dittico “La pesatura dell’anima” e “La giustizia di Iside” è ambientato in un Egitto contemporaneo alternativo e ci immerge in una civiltà dove la mitologia pervade la vita quotidiaa.

Descrizioni accuratissime e visionarie come in “Rupes Recta”, avvincente intrigo poliziesco a metà fra realismo e soprannaturale, personaggi indimenticabili.

Vien voglia di bere “una tazza di lotus”, attardarsi di notte sul lungonilo, osservare la luce foca delle giunchiglie nei vicoli deserti, schizzare sull’acqua a bordo del “varano” (veloce imbarcazione semi biologica) e telefonare con l’“ostrakon”, una conchiglia che al suo interno ha un mollusco geneticamente modificato e che, a differenza del nostro cellulare, non riprodurre la voce, ma riporta in forma scritta le parole pronunciate.

GLI ANIMALI MODIFICATI

Chirurgia creativa” è un divertissement sugli incroci arditi fra animali domestici di razze molto diverse (una sorta di vivisezione volta ad assemblare creature alla moda come il “tartagatto”).
La chirurgia creativa, fra tecnologia e incantesimi, stimola comunque profonde riflessioni su ciò che sta sotto l’apparenza e che le modifiche estetiche non possono alterare:
“Non te ne sei mai accorto, nessuno di noi se ne accorge. Sembra normale perché è invisibile. Tu cerchi di cancellare l’eredità fisica e dimentichi che i genitori ci innestano le loro ambizioni, le loro paure, i loro sogni, il loro giudizio morale. Di chi è il pensiero che pensiamo?”

 Alta tecnologia unita a miti ancestrali e credenze popolari, cultura raffinata unita a forte potenza immaginativa e profonda empatia: tutto questo cresce lussureggiante nelle opere di Clelia Farris.

Una lettura consigliatissima.

Nel 2004 Rupes Recta ha vinto il premio letterario Fantascienza.com.
Nel 2007
Nessun uomo è mio fratello ha vinto la prima edizione del Premio Odissea bandito da Delos Books.

(*) ripreso da www.bsidesmagazine.com

L’IMMAGINE in apertura – scelta dalla “bottega” – è di Jacek Yerka

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