Colombia, dietrofront del governo: diritti degli indigeni a rischio
L’ultima grande mobilitazione per i diritti degli indigeni in Colombia si conclude con la firma di un accordo con lo Stato. Ma come già successo nel 2005, 2009 e 2017, il governo di Bogotà fa dietrofront e non riconosce il documento
di Samuele Bregolin (*)
Panamericana bloccata durante la minga – Foto: caminandolibertad (via Flickr)
È a rischio il lungo processo di protesta e rivendicazione dei diritti dei popoli indigeni colombiani. Le conclusioni raggiunte dalla recente minga – termine con cui è definita questa discussione collettiva, che si conclude solo quando viene presa una decisione valida per tutta la comunità – sono già state messe in discussione infatti dal governo di Bogotà.
Diritti degli indigeni: la minga dei popoli del Cauca
La recente minga organizzata dai popoli indigeni del Cauca, regione del sud-est della Colombia, da sempre in prima fila nelle contestazioni sociali, si è conclusa lo scorso 5 di aprile con la firma di un accordo con lo Stato colombiano. Il governo s’impegnava a rispettare le richieste dei popoli Embera, Nasa e Waunan che vivono nel Cauca, nel Nariño, nel Huila e nella Valle del Cauca, ed esprimeva la sua solidarietà per le vittime di questo periodo di sciopero forzato. Prometteva inoltre di stanziare 230 mila euro, il 17,5% di quello che chiedevano le organizzazioni indigene, in piani di sviluppo nella regione.
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