Coltrane e Dolphy: inaspettatamente

di db (cioè Daniele Barbieri)

   Sto scrivendo in stato di ubriachezza (una b o due b? BOH, fate voi) pur se sono astemio. Non riesco a smettere di ascoltare «Evenings at the Village Gate: John Coltrane with Eric Dolphy», una registrazione dal vivo del 1961, “perduta” e ora pubblicata da Impulse. Ah, 25 euri son tanti, ma per una volta..

Sotto troverete tre – diciamo così – recensioni. La prima è per chi poco (o quasi nulla) ascolta jazz; la seconda per jazzpazz, come me; la terza per chi crede nelle “profezie” o simili.

1 PER CHI NON ASCOLTA JAZZ

E’ il momento (è sempre il momento) di provarci. Mettetevi calme/i con orecchio, testa e cuoricino – non necessariamente in quest’ordine. Fate partire il cd. Se qualcosa “scatta” beh poi troverete da soli il modo di continuare: comunque codesto blog è prodigo di consigli. Senza esagerare (come forse farò qui sotto) John Coltrane è uno dei più importanti musicisti del ‘900; Eric Dolphy solo un pochino sotto. Due vite brevi purtroppo. Ma quel che ci hanno lasciato è grande, tendente all’immenso.

Se siete appassionate/i di cinema è come se fosse stato ritrovato un intero fim perduto di Orson Welles. Se amate la letteratura delle origini è (quasi) come se fosse saltato fuori il terzo romanzo di Omero, con – che so – il punto di vista di Elena o Penelope sull’intera faccenda (roba da maschietti) dei primi due libricini che avete studiato a scuola.

2 PER NOI JAZZ/PAZZ

Per gente tipo me nvece il quintetto del cd – ovvero Coltrane e Dolphy con Elvin Jones, McCoy Tyner, Reggie Workman – è quanto di più vicino alla felicità (Nirvana o Paradiso, se per caso siete credenti). Non si può trovare di meglio? Chi è “coltranian-dolphyano” ci penserà su: forse sì (c’è un album migliore) ma parliamone quando avrò/almeno assaporato almeno altre 30 volte questo cd.

3 DALLE PARTI DELLA PROFEZIA

Nel romanzo «365» (*) uscito un mese fa si legge – alle pagine 102/104, per essere precisi – di Coltrane e Dolphy che si ritrovano assieme… dopo morti. Voi capite che è una coincidenza incredibile e/o un’ottimo ma involontario spot per il romanzo che ho scritto con Gianluca Cicinelli e/o un precipitare nella forza del pensabile che si realizza. Ovviamente non sono in grado di verificare quanto sia sogno e quanto realtà ma è così che va il (mio) mondo. E lo stesso spero per voi. Perchè come ci ha insegnato Paul Watzlawick (non è un musicista): «l’illusione più pericolosa è credere che esista una sola realtà».

 

 

VEDI IN “BOTTEGA”

«A love supreme»: il concerto perduto (con i link che trovate lì) e Eric Dolphy: un geniale gessetto sulla lavagna (idem)

 

(*) cfr «365»: primo romanzo di Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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