«Comunicare ambiente e salute»

 di Jacopo Mengarelli (*)

«Comunicare ambiente e salute» (ETS Edizioni 2021: 312 pagine, 16 euro) è il primo della collana “PiGreco. Clima, Ambiente, Salute” curata da Fabrizio Bianchi e dedicata al noto giornalista scientifico Pietro Greco, scomparso lo scorso dicembre. Il libro, curato da Liliana Cori, Fabrizio Bianchi, Luca Carra e Simona Re, si basa su due concetti fondamentali: la presa d’atto delle fitte relazioni tra ambiente e salute e la conseguente necessità di garantire diritti di cittadinanza scientifica.

Temi questi, come tutti gli altri affrontati dal libro, che sono sempre stati cari a Pietro Greco e attorno ai quali si era tenuto un partecipato convegno il 16 e il 17 novembre 2020, da cui il libro ha preso vita.

Sulla cittadinanza scientifica Liliana Cori scrive l’ultimo capitolo del libro, ricordando come Pietro Greco auspicasse un «istituto che metta insieme diverse competenze profondamente interdisciplinari». La commistione di saperi è anche la cifra identificativa del grande insieme di autori del libro, che per altro riflettono l’organizzazione del progetto CISAS da cui il libro trae parte dei contenuti scientifici. Il progetto CISAS – Centro Internazionale di Studi Avanzati su Ambiente, ecosistema e Salute umana – infatti ha studiato per circa cinque anni la distribuzione di inquinanti di vario genere in tre aree relative a Siti di Interesse Nazionali, i cosiddetti SIN, e gli impatti su ambiente e salute umana. Sul progetto CISAS si inseriscono il capitolo curato dagli stessi Liliana Cori e Fabrizio Bianchi sulla comunicazione del rischio – e la sua governance, di cui tratta anche Luigi Pellizzoni – e i capitoli sull’esperienza delle mamme coinvolte nella coorte per il biomonitoraggio NEHO (Neonatal Environment and Health Outcomes) di Cori, Gasparre Drago, Silvia Ruggeri e Fabio Cibella.

Scrive per esempio Pelizzoni: «Ci sono oggi più rischi che in passato? Una risposta affermativa può sembrare paradossale considerando lo sviluppo della tecnologia. Tuttavia paradossale non è se consideriamo che la tecnologia è essa stessa all’origine di rischi, sia perché produce nuovi hazard, sia perché offre i mezzi per affrontare gli hazard, in tal modo trasformando in rischio ciò che era considerato un pericolo», spiega Pelizzoni facendo riferimento alla differenziazione tra rischio, pericolo e hazard.

Sul tema della comunicazione del rischio e la sua prevenzione hanno scritto anche Paola Michelozzi e Manuela De Sario con un focus su Covid-19; Daniela Marsili sui piani di comunicazione; e Simona Re sulla crisi climatica. Molto interessanti anche gli aspetti legati al contesto antropologico con i contributi di Francesco Zanotelli, Mara Benadusi, Irene Falconieri, Alessandro Lutri e Andrea Filippo Ravenda. Ma sono rilevanti anche gli scritti di Andrea Cerase sui relativi aspetti etici, di Guglielmo Bonaccorsi e Chiara Lorini sull’importanza della alfabetizzazione scientifica specialmente medica e sanitaria; e assai stimolanti le riflessioni che hanno a che fare con la sfera comportamentale (di Annalaura Carducci) e con le determinanti socioeconomiche in ambito Covid (di Guido Signorino).

L’elenco degli autori è davvero molto lungo. Nella terza parte del libro si arriva al capitolo di Barbara Allen (tradotto da Cori e Francesca Battista) sul valore della partecipazione pubblica alla sfida scientifica, che ovviamente può trascendere dai singoli temi del libro e applicarsi anche ad altri rami della scienza. Rosy Battaglia scrive poi ancora di diritti di cittadinanza scientifica, come quelli esercitati nella rete SNPA di cui parla Giuseppe Cuffari.

Il libro è davvero denso di idee e di riflessioni e si fa fatica a riassumerle tutte. A questo pensano in ogni caso i quattro curatori nell’introduzione e nella guida alla lettura, ma anche Elena Gagliasso nella sua avvincente postfazione, che conclude sull’obiettivo di Pietro Greco di realizzare una società della conoscenza, in cui scienza e politica agiscano sinergicamente per risolvere i grandi problemi del futuro e del presente, in testa i grandi cambiamenti climatici. Una «società della conoscenza» che si raggiunge considerando altri due attori sociali, oltre alla scienza. Scrive infatti Gagliasso che «sul piano epistemico la ricerca si è ritrovata con altre due componenti costitutive oltre al rigore del metodo e al chiuso dei laboratori: si è trasformata in un tavolo a tre gambe (Ziman 2002). Le altre due sono il mondo della comunicazione scientifica e quello degli stakeholders (dai players finanziari alle comunità civili organizzate e interlocutorie)».

(*) di «Scienza in rete»

 

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