Contro la mafia? Macchè
di Gian Marco Martignoni
L’attenzione catturata dalle recenti elezioni amministrative non può esimerci dal mettere a fuoco un paio di vicende che non sono solo di pura cronaca giornalistica. La prima vicenda riguarda Cesare Previti (si veda il manifesto del 10 maggio) che non è più avvocato, anche se ci sono voluti comunque anni per giungere alla sentenza definitiva.
Le sezioni civili unite alla Corte di Cassazione ( sentenza 10071 del 9.5.2011) hanno deciso che l’ex legale di Berlusconi, condannato nel processo Imi-Sir per corruzione in atti giudiziari, deve essere radiato per sempre dall’albo, non accogliendo nessuna delle richieste dei suoi difensori e mettendo definitivamente la parola fine a ogni possibile ritorno in politica dell’ex ministro della difesa.
Già il 4 maggio del 2006 Previti era stato condannato a 6 anni per corruzione, decadendo da deputato nel 2007, anche se grazie alla legge ex-Cirielli passò pochissimi giorni in carcere.
Poiché anche su Marcello Dell’Utri pesa una sentenza per concorso esterno in associazione mafiosa, si comprende il perché dei reiterati strali del Presidente del Consiglio contro la magistratura.
Dovendo presentarsi il lunedì mattina con una certa frequenza presso il Palazzo di Giustizia di Milano, quando Berlusconi impreca e ingiuria la magistratura non lo fa solo pensando a se stesso, ma sicuramente interpreta anche il pensiero dei suoi sodali e della corte affaristico-mafiosa (Bertolaso docet) dispiegata in lungo e in largo nel nostro Paese.
La seconda vicenda, a proposito di corte affaristico-mafiosa, riguarda invece la grave decisione del governo di inserire nel “decreto sviluppo” la possibilità di affidare senza gara lavori per opere pubbliche fino a un milione di euro, ovvero raddoppiando l’importo sino ad oggi in vigore.
Tutto ciò avviene, come denuncia la CGIL, “in presenza di una richiesta di segno opposto dell’Autorità di Vigilanza sui lavori pubblici”, considerato che la relazione di metà legislatura del presidente della Commissione Antimafia Beppe Pisanu insiste” sull’estensione e la pericolosità della penetrazione mafiosa nell’economia del Paese e non solo del Mezzogiorno” (si veda sempre il manifesto del 18 maggio).
Pertanto, invece di operare in direzione di una maggiore trasparenza nell’affidamento dei lavori da parte delle stazioni appaltanti pubbliche, per contrastare l’incremento a dismisura della corruzione segnalata nella relazione annuale della Corte dei Conti, il governo legifera nel senso opposto, all’insegna della classica ricetta “ socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili”.
Disvelando, semmai ve ne fosse ancora bisogno, la retorica dell’attuale compagine governativa relativamente della lotta alla mafia.
(Varese, 25 maggio 2011)
UNA PICCOLA NOTA
Queste considerazioni di Gian Marco Martignoni (della Cgil di Varese) sono uscite sui media locali ma mi pare che siano interessanti per tutte/i rispetto alla retorica e le bugie di un governo che finge di combattere la grande criminalità. Il Berlusconi di cui qui si parla è noto a chi legge questo blog come P2-1816. (db)
Stiamo parlando di quel tale che è un prodotto della mafia, non un connivente… quindi improbabile che si bastoni i testicoli da solo, limitando le possibilità delle imprese mafiose di accedere ai soldi pubblici…