Crimini mediatici contro l’immaginario…

. e alcuni poliziotti controcorrente

di ANGELO MADDALENA – a seguire una riflessione disegnata da CHIEF JOSEPH sugli italiani “salvinizzati”

La quindicesima volta dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO per il lunedì della bottega

Certi danni dovrebbero essere perseguibili: sono reati morali contro l’immaginario che poi diventa il mondo in cui viviamo. Esempi abominevoli sono certe parole come “migranti economici”, che qualcuno fra i più lucidi e scrupolosi ogni tanto cerca di smontare ma purtroppo sono entrate nel nostro immaginario. Poi c’è il discorso secondo il quale «quando emigravamo noi italiani» (il discorso è tornato “attuale” con la commemorazione della catastrofe di Marcinelle del 6 agosto 1956) «eravamo regolari e onesti» ecc. Già qui ci potrebbe essere un corto circuito con la definizione “migranti economici”: in base al criterio che se non vieni da un Paese dove c’è la guerra non dovresti partire, allora come la mettiamo con le molte migliaia di italiani partiti per il Belgio…che erano migranti economici,? Parlo con persone alienate che dicono «in Cameroun, in Senegal non c’è la guerra quindi ‘sta gente dovrebbe rimanere a casa». Ma se uno approfondisce (come dovremmo fare più spesso) i collegamenti risultano evidenti, come fa Roberto Saviano sull’ultimo «L’Espresso» (Pane e libri, così la vita ha senso).

A esempio, mi capita fra le mani una rivista missionaria, «Nuova Luce» (aprile 2018), dove si parla del Cameroun. C’è un breve reportage di suor Angel Ngo: «il Cameroun sta attraversando una crisi politica dall’ottobre del 2016 che si è aggravata nel 2017 con il boicottaggio scolastico e molte altre manifestazioni purtroppo anche violente». C’è poi un riquadro con la testimonianza di Frank (pubblicata dal Centro Astalli e ripreso da Nuova Luce), un giornalista camerunense che è dovuto fuggire per aver scritto verità scomode sugli intrighi politici nel suo Paese, adesso vive a Roma con la moglie, dopo un periodo in cui la moglie pensava che lui fosse morto. Tutto ciò per dire: quando qualcuno si arroga il potere o l’autorità (finta) di affermare che in molti Paesi dell’Africa non c’è la guerra, dovrebbe essere messo al bando per “oltraggio” alla complessità del reale e alla dignità di ognuno di noi dove è incluso il dovere/piacere di capire.

Queste invece sono le parole che – sempre su «L’Espresso» ma del 19 agosto – il poliziotto Orlando Amodeo rivolge a Salvini: «Il ministro costruisce la sua fortuna sulla morte: un comportamento criminale». Amodeo è poliziotto e medico, ha lavorato per anni nel fronte della prima accoglienza dei migranti a Lampedusa, Crotone e non solo. «Uno le cose le impara parlando, ma se tu con questa gente non ci parli, non lo sai» spiega Orlando Amodeo. «Quando chiedevo: perché dal Kashmir venite qua? Mi dicevano: perché c’è una guerra tra musulmani e induisti, il Kashmir è in mezzo. Se sei musulmano ti ammazzano gli induisti, se sei indiano ti ammazzano i pakistani. E allora, chi voleva vivere è scappato dal Kashmir, punto. Non è che ci sia altro. C’era la guerra, sono scappati perché non volevano morire. Però quando parli con loro, poi con i rom kosovari, i curdi, gli eritrei, i somali, gli etiopi, i nigeriani, ti rendi conto che il mondo è pieno di guerre, fame, problemi. E allora impari, ti metti dall’altra parte. Se fossi stato là e avessi voluto vivere, cosa avrei dovuto fare? Scappare, punto. O ti fai ammazzare o scappi. Questo è».

Mi cade l’occhio anche su un reportage de «Il Venerdì di Repubblica» (17 agosto) che racconta come l’Oceano si stia mangiando il Senegal: sulla costa nord del Paese i ladri di sabbia e il global warming hanno già cominciato a distruggere una città e parecchi villaggi. E così chi sperava di potere vivere di pesca deve partire. A cascata mi vengono da fare collegamenti di pescatori del Senegal e di altre coste dell’Africa depredati dai grandi pescherecci giapponesi che depredano le coste africane e poi i piccoli pescatori…devono partire. Insomma: in un sistema economico guidato da Stati Uniti, Russia, Cina con Francia e alcuni Paesi europei – che espropriano, depredano e devastano mezzo mondo – siamo ancora qui a dover spiegare che le persone« devono poter partire per cercare luoghi meno rapinati e pericolosi. Un poliziotto rammenta quello che ormai molti “civili” hanno perso di vista.

Ricordo che nel 2009 – dopo che Maroni aveva approvato il pacchetto sicurezza che istituiva il reato di clandestinità – un agente della Polizia ferroviaria di Genova mi disse che i poliziotti avrebbero dovuto fare uno “sciopero bianco” per dimostrare che quella legge era inapplicabile oltre che incostituzionale. Spiegava che se tutti i poliziotti disponibili avessero applicato davvero quelle legge non sarebbe rimasto neanche uno di loro negli uffici o nelle strade a svolgere altre mansioni, «perché per quanti immigrati irregolari ci sono…non basterebbero tutti i poliziotti per scovarli e per arrestarli». Due anni fa uno dei sindacati della polizia denunciò l’inutilità e lo spreco di denaro pubblico dei riaccompagnamenti di migranti da Ventimiglia a Taranto. Questo per dire come siamo messi: i poliziotti non sono sempre e tutti insensibili e cinici mentre ormai molti di noi – in particolare in momenti storici e politici come il nostro – sono così assuefatti e alienati che pensano e agiscono peggio dei poliziotti più forcaioli! E allora viva qualche poliziotto “illuminato” – o semplicemente di buon senso – che ci fa ragionare.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, letture, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo con Angelo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

UN DISEGNO DI CHIEF JOSEPH (*) a commento di questo sondaggio

«Il 72% dei cittadini si dice favorevole al nuovo corso impresso dal ministro dell’Interno su migranti e rom. Tra gli elettori del Pd, la percentuale resta alta: uno su due. Anche tra la base del M5s, dove sono in molti a “soffrire” le posizioni radicali di Salvini, la stragrande maggioranza è con lui: ben il 79 per cento si dichiara d’accordo con la sua linea» (Sondaggio Ixè per “Huffington Post”)

(*) Chief Joseph è stato una guida (militare e spirituale) dei Nasi Forati, un popolo nativo americano. Si chiamava in realtà Hinmaton Yalaktit, che in lingua niimiipuutímt significa Tuono che rotola dalla montagna.

 

Redazione
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Un commento

  • Daniele Barbieri

    NOTIZIE su Antonello Repetto, un italiano non “salvinizzato”
    C’è chi ancora è convinto esista un’Umanità. E si tormenta al pensiero che uomini donne e bambini attraversino deserti, affrontino rapine e sevizie, vengano lasciati annegare nel Mediterraneo, e i sopravvissuti rispediti indietro nell’inferno da cui fuggono. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di spiegare che quegli inferni sono spesso il frutto delle nostre “guerre umanitarie” e delle nostre “politiche economiche”: dare soccorso a chi è in pericolo, sarebbe il primo dovere di un essere umano, a prescindere. A esser convinti che esista ancora un’Umanità.
    Antonello Repetto è straziato. Basta scambiarci due parole, per capire che sente sulla sua carne tutta quella sofferenza. Lui non si rassegna. Sono tante le sue iniziative, spesso in totale solitudine, con cui tenta di scuotere un’opinione pubblica distratta o rancorosa, convinta da demagoghi disumani che i propri mali derivino da quattro disgraziati su un barcone e non da decenni di mala politica.
    Non si dà pace Antonello. Si chiudono i porti, si cacciano le ONG, quindi “di fatto” si lasciano affogare in mare i migranti, e quelli “salvati” li si tiene – “scudi umani” – segregati settimane sulle navi, per improbabili ricatti tra boss. Però i porti, al contrario, sono ben aperti per i traffici illeciti di armi in barba alle leggi (come la 185/90) che permettono alla RWM di Domusnovas di lucrare sui massacri yemeniti. Antonello non smetterà mai di gridarlo.
    Da martedì 28 agosto sarà di nuovo davanti alla prefettura di Cagliari (martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9,30 alle 12) per riprendere il suo sciopero della fame – che poi continuerà a casa, sotto controllo medico – testimoniando il suo dolore per le scelte del governo italiano su migranti e profughi. Antonello esporrà cartelli e striscioni che spiegano le sue motivazioni: invita altre ed altri a intraprendere questo percorso di testimonianza e di lotta, insieme a lui o in altre città, affinché sempre più persone si rendano conto che non si può smettere di essere umani.
    Per chi volesse contattarlo, per comunicargli solidarietà, o per ogni informazione, il suo numero è 329 3489379.
    (QUESTO E’ UN COMUNICATO INVIATO DAGLI AMICI DI ANTONELLO)

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