Cronaca minima da un Ventennio: 1/ottobre-novembre 1922
a cura di Massimo Lunardelli
Il Popolo d’Italia, il giornale fondato da Mussolini nel novembre 1914, è stato durante il Ventennio la più autorevole voce del Fascismo. Nato agli inizi della Prima guerra mondiale come organo dei socialisti interventisti, ha seguito l’evoluzione politica del suo fondatore. Un giornale di partito, ma anche di famiglia. Dopo Mussolini, che l’ha diretto fino all’ottobre del 1922, si sono succeduti alla direzione il fratello Arnaldo (novembre 1922-dicembre 1931) e il nipote Vito, figlio di Arnaldo (dicembre 1931-luglio 1943). La sede del Popolo d’Italia è sempre stata a Milano: la prima in un caseggiato fatiscente in via Paolo da Cannobbio, una viuzza dietro piazza Duomo, l’ultima in un lussuoso palazzo in piazza Cavour, edificato negli anni di massimo splendore del regime. Il giornale cessò le pubblicazioni il 26 luglio del ’43, all’indomani dell’arresto di Mussolini deciso dal re. Chiuderlo fu uno dei primi provvedimenti presi dal nuovo capo del governo Pietro Badoglio.
Questa rubrica intende proporre una serie di articoli che il Popolo d’Italia ha pubblicato durante il Ventennio. Notizie minori relegate nelle pagine interne, senza commenti perché per tono e per linguaggio sono notizie che si commentano da sé. Un viaggio nella cronaca quotidiana del fascismo.
26 ottobre 1922 – pagina 4
Da vari giorni i socialisti locali, i quali fanno causa comune con gli anarcoidi e i comunisti, erano in giro per la città con fare sospetto spifferando la minaccia di un prossimo convegno sovversivo destinato ad offuscare ed abbattere forse il Fascio.
Ieri tutte le colonne dei portici erano chiazzate da purpurei manifesti che annunziavano per la sera il comizio. La sezione del Fascio con audace manifesto, rassicurante la cittadinanza, diffidava la Camera del Lavoro di eventuali rappresaglie e nello stesso tempo annunziava le dimissioni del Direttorio che deponeva i pieni poteri nelle mani dei componenti il Comitato Segreto d’Azione.
Una squadra di Nicastro è venuta fraternamente a portare aiuto alle due squadre crotonesi già dal mattino mobilitate per impedire la minacciata aggressione, che si celava sotto l’annunziata conferenza rossa. Mentre altre cinque squadre dei centri vicini erano pronte in caso di bisogno.
Il sottoprefetto non acconsentì a far impedire e ritrarre il già accordato permesso di comizio, sicché i fascisti si proposero di impedirlo con le proprie forze.
E’ assodato che i sovversivi appena avuto sentore della mobilitazione fascista hanno disertato il locale designato per la conferenza e si sono dispersi dopo aver invano cercato di raggrupparsi in vari luoghi fuori mano ed accennato alla rinfusa a dei gesti caotici di resistenza.
Alla sera le squadre fasciste con entusiasmo hanno percorso le principali vie della città. Alla sede del Fascio, prima che venisse ordinata la smobilitazione, parlarono applauditissimi l’avv. Arcuri, l’avv. Turano, ex sindaci di Crotone, nonché l’egregio dottore Albino Bianchi, infine i fascisti si sono sciolti con poderosi alalà a Mussolini e al Fascismo.
27 ottobre 1922 – pagina 4
Stasera, verso le 19, in una frazione di Bassano è avvenuto un conflitto tra fascisti e sovversivi. I due gruppi avversari incontratisi in un’osteria sono venuti a parole. Ad un tratto un comunista ha estratto il pugnale e si è avventato contro il fascista Scomazzon e lo ha ferito all’orecchio e alla zona parietale destra. In seguito a ciò i fascisti hanno cominciato a menare bastonate ai comunisti, i quali però risposero a revolverate. Fortunatamente i colpi andarono a vuoto. La notizia del conflitto ha fatto convenire sul posto numerose squadre di fascisti da Bassano, da Marostica e da altre località. Numerosi comunisti sono stati bastonati.
28 ottobre 1922 – pagina 5
L’onorevole Bellotti giunto da Milano per parlare ai contadini di Binasco, fu accolto da questa popolazione con sputi e fischi. Circa quattrocento persone assalirono il castello ove si era rifugiato e ove dovette rimanere chiuso nel gabinetto di decenza della prefettura per circa cinque ore.
Un camion di guardie regie arrivate da Milano lo prelevò. L’autocarro, seguito da un grandioso corteo con bandiera tricolore, arrivato al punto ove fu trucidato dai comunisti il fascista Porri, fu attorniato e assalito dalla folla. I fascisti fecero per più volte baciare al malcapitato il simbolo della Patria.
Due loschi figuri che accompagnavano il Bellotti furono bastonati. Il despota della zona lascia pallido e tremante la fu roccaforte comunista convinto che l’Abbiatense purificato accoglie fascisticamente i rettili viscidi e velenosi.
31 0ttobre – pagina 5
Fin dall’inizio della mobilitazione, Brescia ha con entusiasmo, seguito il movimento fascista. Come primo obbiettivo si è proceduto all’occupazione della Casa del popolo, sede dell’elemento comunista bresciano, poi le squadre occuparono il giornale popolare Il Cittadino di Brescia che con il libello La Voce del popolo ha comune la redazione e la menzogna.
Malgrado la pioggia le contrade sono percorse da squadre fasciste, che in un fervido entusiasmo, cantano i loro inni con il consenso della popolazione che approva e sovente applaude. Ieri sera, alla notizia che l’on. Mussolini era stato chiamato da re a comporre il ministero, e quindi a dare un governo all’Italia, fu un’esplosione spontanea e sincera di gioia. Ne approfittò Augusto Turati capo magnifico del fascismo bresciano, per improvvisare un comizio imponente. Il legionario fiumano avv. Masperi portò con parole calde di fede, l’adesione dei legionari al grande movimento fascista. La notte trascorse tranquilla, salvo qualche vano tentativo degli arditi del popolo per riconquistare la loro sede.
Stamane, pur continuando il maltempo, gruppi e squadre di fascisti percorsero i quartieri più infetti di leninismo. All’esplosione di una bomba – che non causò danni – lanciata contro i fascisti, questi risposero con rapidità ed energia alla provocazione. Nel conflitto i comunisti lasciarono un morto e sette feriti. Continua l’opera di polizia mentre la città è imbandierata e festosa.
1° novembre – pagina 5
Stamane, in via Crescenzio alcuni fascisti vennero fatti segno di insulti da parte di un sovversivo, certo Elia Zaima, il quale si è poi dato alla fuga rifugiandosi in una casa, ma raggiunto dai fascisti, venne da essi ucciso.
Essendosi sparsa la voce che una colonna di arditi del popolo si dirigeva verso l’interno di Roma, per un’azione antifascista, una squadra di camicie nere armate di moschetti è uscita per via Cola di Rienzo per andare incontro alla presunta colonna. Alcuni fascisti hanno avuto l’impressione che da un gruppo di operai che stavano sull’angolo della strada fossero partiti degli insulti al loro indirizzo ed allora hanno sparato contro di essi, uccidendo un falegname, certo Angelo Gannone, da San Giorgio (Milano).
Un gruppo di fascisti e nazionalisti hanno invasa la sede della Federazione del libro, posta in piazza di Trevi. Tutti i mobili e i libri e le altre carte sono stati gettati sulla piazza e quindi incendiati.
1° novembre – pagina 2
Nel pomeriggio i reparti fascisti che occupavano la sede de l’Avanti! ricevettero l’ordine di ritirarsi, lasciando libero l’ingresso agli amministratori e redattori del giornale socialista.
Alcuni squadristi, avendo trovato nella biblioteca parecchie migliaia di copie di un ignobile libello pussita intitolato Fascismo, ne decisero la distruzione. Radunati i volumi, insieme ad altri di propaganda sovversiva, nel cortile dell’edificio, vi appiccicarono il fuoco. Le fiamme purificatrici distrussero in breve la catasta dei volumi.
Quindi le squadre che evacuavano l’edificio si radunarono sulla via, disponendosi alla partenza. I fascisti erano già sfilati quando venne dato l’allarme di un principio d’incendio nelle cantine dell’Avanti! Le fiamme intaccando dei mucchi di cartaccia dilagarono presto impetuosamente comunicandosi alla soprastante sala delle macchine tipografiche. Subito vennero avvertiti i pompieri che accorsero numerosi. La notizia venne tosto comunicata anche ai fascisti, i quali ritornarono sui loro passi per prestare volonterosamente il loro aiuto all’opera di spegnimento. Dopo mezzora di intenso lavoro le fiamme erano domate. Pare che il fuoco abbia danneggiato lievemente qualche organo delle macchine da stampa. I danni all’edificio sono minimi.
I fascisti disposero per la sorveglianza della località fino all’arrivo delle regie guardie. Indi si ritirarono. Le cause dell’incendio sono ignote. È probabile che qualche scintilla abbia comunicato il fuoco ai mucchi di cartaccia. La società editrice è assicurata.
14 novembre – pagina 5
Sabato scorso fra le maestranze di vari cantieri della capitale erano stati distribuiti segretamente alcuni manifestini rossi che invitavano gli operai ad una riunione segreta per il pomeriggio di domenica nei locali del circolo comunista Ordine Nuovo in via Caracciolo. Il foglietto clandestino era firmato dal famigerato maestro D’Amato Giuseppe, già cronista del Comunista, il quale raccomandava la massima segretezza. Scopo della riunione era quello di riordinare le file comuniste ed anarchiche spazzate dalle “orde nazional-fasciste”.
La polizia venuta a conoscenza della riunione decise di operarvi una sorpresa e alle 17 alcuni funzionari con agenti investigativi e guardie regie circondarono improvvisamente lo stabile di via Caracciolo, irrompendo nell’interno di esso. Vi erano convenuti una trentina di comunisti ai quali il D’Amato dirigeva proprio in quel momento una infuocata concione. I comunisti, a tutta prima scambiarono i funzionari ed agenti per fascisti e si misero a tremare come foglie. I funzionari però, rivelarono subito il loro incarico ed iniziarono una minuta perquisizione. I comunisti, più tardi, furono accompagnati al commissariato Trionfale. Anche nella sede del circolo fu operata una perquisizione e furono sequestrati manifesti e opuscoli di propaganda.
25 novembre – pagina 3
29 novembre – pagina 6
Giornalmente giungono al presidente del consiglio. On. Mussolini, numerosissimi telegrammi di Consigli provinciali e comunali, di Enti pubblici, di Associazioni o sodalizi di ogni genere, di leghe di operai e contadini, di privati cittadini, di sacerdoti che gli rivolgono calde ed affettuose parole di ammirazione ed augurio per l’opera da lui intrapresa, esprimendo sensi di devozione profonda verso la Patria e di fede nei nuovi destini. L’on. Mussolini è commosso per tanta onda di sentimenti patriottici, che corre da un capo all’altro del Paese; e, nella impossibilità di rispondere a ciascuno, rivolge vivi ringraziamenti a tutti.
Iniziativa davvero interessante, grazie ai curatori e alla Bottega per proporla!
«Stamane, in via Crescenzio alcuni fascisti vennero fatti segno di insulti da parte di un sovversivo, certo Elia Zaima, il quale si è poi dato alla fuga rifugiandosi in una casa, ma raggiunto dai fascisti, venne da essi ucciso.
Essendosi sparsa la voce che una colonna di arditi del popolo si dirigeva verso l’interno di Roma, per un’azione antifascista, una squadra di camicie nere armate di moschetti è uscita per via Cola di Rienzo per andare incontro alla presunta colonna. Alcuni fascisti hanno avuto l’impressione che da un gruppo di operai che stavano sull’angolo della strada fossero partiti degli insulti al loro indirizzo ed allora hanno sparato contro di essi, uccidendo un falegname, certo Angelo Gannone, da San Giorgio (Milano)».
Credo sia superfluo sottolineare come il Popolo d’Italia considerasse legittimi due omicidi commessi per “insulti” e per una “impressione che fossero partiti insulti”. Bastava poco per lasciarci la pelle…