Cucù nell’universo
Una galassia che gioca a nascondino dietro una stella
di Maria Teresa Messidoro (*)
Nell’anno 1737, secondo la storia ufficiale, l’orologiaio Franz Ketterer, nel piccolo villaggio di Schöwald, nel bel mezzo della Foresta Nera, ha inventato il primo orologio a cucù. (1)
Venne così riprodotto il suono del cuculo, rivedendo i meccanismi degli orologi artigianali già prodotti in zona e ciò avvenne non senza difficoltà.
Alcune stime del tempo parlano addirittura di 600 mila esemplari di orologi a cucù esportati dalla Foresta Nera verso il resto del mondo.
Secondo altre fonti, esistono tracce di orologi a cucù da inizio ‘600. Nell’inventario di Augusto I di Sassonia del 1619 è già citato tale oggetto. Qualche anno più tardi, nel 1650, Athanasius Kirche, famoso erudito tedesco, descrisse il funzionamento di un orologio a cucù nel suo “Musurgia Universalis”, trattato musicale in lingua latina. La prima menzione conosciuta del suo impiego per segnare il tempo è del 1669 quando Domenico Martinelli, noto architetto italiano, ne parlò nel suo “Horologi Elementari”. (2)
Chi avrebbe mai immaginato nel 1700 di trovare un cucù.. nell’universo!
E già, perché la galassia, nome ufficiale Hipass J131-31, scoperta una ventina di anni fa, è stata soprannominata ‘Peekaboo” , letteralmente “cucù”.
Perché a volte si nasconde dietro una stella scintillante, la Tyc 7215- 199 -1 (3), facendosi desiderare.
La galassia nana Peekaboo ha un diametro di soli 1200 anni luce, e si trova ad appena 20 milioni di anni luce dalla Terra.
La sua importanza sta nel fatto che pur essendo relativamente vicina, si presenta con alcune caratteristiche molto simili alle sue colleghe distanti dell’antico Universo.
Infatti, gli astronomi hanno classificato Peekaboo come una galassia estremamente povera di elementi metallici, più pesanti dell’idrogeno e dell’elio. Questi due elementi, sono stati ‘forgiati’ nel Big Bang e costituiscono gli ingredienti-base dell’Universo primordiale; gli elementi pesanti, invece, sono stati prodotti dalle stelle nel corso dei millenni.
Quindi Peekaboo ci permette di dare una sbirciata ai processi avvenuti circa 13,8 miliardi di anni fa, non molto tempo dopo il Big Bang.
Questa galassia, che si diverte dunque a giocare a nascondino, ha una popolazione stellare molto giovane, con pochi miliardi di anni sulle spalle. Finora ne sono state studiate una sessantina, ma le ricerche continuano. (4)
In quello che è stato definito un Museo dell’Aurora, universale questa volta. (5)
Che il cucù galattico non smetta di apparire, per poter continuare a svelarci gli affascinanti misteri legati al Big Bang.
- https://sellifirenze.com/orologi-a-cucu-storia-e-curiosita/
- https://berlinomagazine.com/2021-franz-ketterer-e-la-storia-dell-invenzione-del-primo-orologio-cucu-nel-mezzo-della-foresta-nera/
- TYC 8998-760-1 è una giovane stella simile al Sole, distante 310 anni luce dal sistema solare e visibile nella costellazione della Mosca. Ma questa è un’altra storia.. galattica, pardon, stellare.
- https://www.globalscience.it/40099/il-passato-delluniverso-in-una-piccola-galassia/amp/da cui è tratta anche la foto della galassia cucù.
- Già, perché esiste un Museo dell’Aurora a Reykjavik, però molto più modestamente dell’Aurora Boreale. https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g189970-d4508700-r363028541-Aurora_Reykjavik-Reykjavik_Capital_Region.html
(*) Già professoressa di fisica, cittadina del mondo – pardon, dell’universo – un po’ giocherellona, soprattutto amante di nascondino.
Post a firma, pensate un po: Teresa Mesdidoro, cognome evocativo e poetico se mai ve ne furono. Qui presentata come professoressa di fisica e pure giocherellona… ne avessi conosciuta qualcuna ai tempi antichi della carriera scolastica avrei sofferto, e subìto, molto meno di quel che effettivamente è stato. Sarei diventato un adulto meno ignorante.
Mi rifaccio nella vecchiaia, al tramonto, gratificato da un così leggero modo di comunicare i dati bruti della scienza (alias conoscenza) che uno, dopo aver sorriso, quasi si commuove.
Grazie Teresa Messidoro, non ci abbandonare. Non mi abbandonare. Conto su di te per restringere gli spazi troppo larghi della mia ignoranza e gettare uno sguardo discreto, discretissimo sulle meraviglie e misteri di cui si veste l’universo.