Da Sarajevo alla Sardegna contro i padroni della guerra
Intervista – ripresa da Peacelink – con Antonello Repetto di Laura Tussi e Alessandro Marescotti (*)
Le origini e le motivazioni del tuo impegno e attivismo per la pace. Di quali cause ti sei occupato in passato? Da quanto tempo sei impegnato nel campo della disobbedienza civile?
Una volta finito il servizio militare di leva, nel 1977, ho aderito alla campagna nazionale della Loc (Lega Obiettori di Coscienza) che invitava a restituire i congedi al presidente della repubblica per protestare contro la corsa agli armamenti e conseguentemente ho restituito anch’io il mio congedo. Ho capito, dopo la mia esperienza sotto le armi che un cristiano non può, per rispetto al 5° comandamento (Non uccidere), indossare una divisa. Prima ero convinto, a torto, che era giusto difendere la patria e vestire di conseguenza l’uniforme. Questa è stata la mia prima azione di disobbedienza civile.
Nel 1980 in tutta Italia cominciò la protesta contro l’installazione dei missili Cruise a Comiso. In tutte le città prendevano corpo i comitati per la pace, per dire no ai missili. Ho aderito al comitato per la pace di Cagliari. Nello stesso periodo ho aderito, è stata la mia prima e unica esperienza di partito, al Pdup. Successivamente mi sono recato, nel settembre 1983, a Comiso per protestare e bloccare, assieme ai pacifisti provenienti da tutta Europa, gli accessi all’aeroporto Magliocco. In pratica si attuava l’azione diretta nonviolenta. Devo dire, per essere sincero, che ho avuto moltissima paura quando mi sono reso conto che la polizia stava per caricare. Insomma, ho capito che essere cristiani non significa andare solo a messa, ma come diceva Gesù: «Chiunque mi voglia seguire, prenda la sua croce e mi segua».
La militanza in Pax Christi. Quali sono le cause che più hai a cuore?
Ho deciso di aderire con entusiasmo a Pax Christi perché ho constatato che il movimento si batteva in modo coerente contro la guerra, il mercato delle armi, guidato in mani esemplari e genuinamente evangeliche dal suo presidente, il compianto Tonino Bello, che ho avuto occasione di conoscere di persona, quando, nel 1992, insieme a tanti altri sono andato a Sarajevo per portare un messaggio di pace e di speranza nella ex Jugoslavia martoriata dalla guerra.
Nel 2001 ho fatto affiggere a Carloforte in Sardegna, cittadina in cui risiedo, manifesti satirici, per il caso «uranio impoverito». Sono stato denunciato per «vilipendio alle forze armate», per aver invitato i giovani a fare una pernacchia alla divisa, in quanto li mandavano a morire, in zone sature di radioattività, dopo i bombardamenti della Nato, nell’ex Jugoslavia.
Sono stato assolto, per «vizio di forma», in quanto il pubblico ministero si era dimenticato, per procedere nei miei confronti, di chiedere l’autorizzazione al ministero di Grazia e Giustizia.
Ho firmato manifesti come Pax Christi, senza prima avvisare il mio movimento e ho avuto qualche problema prontamente risolto dopo qualche chiarimento.
Le cause che ho più a cuore sono molteplici. Non ne esiste una in particolare: sono tutte importanti nel senso che difesa e tutela dell’ambiente, e la pace vanno di pari passo. Una cosa è importante sottolineare: la pace bisogna cercarla e soprattutto trovarla nelle piccole cose di tutti i giorni, diversamente è inutile impegnarsi contro la guerra… se poi la guerra la facciamo contro il nostro prossimo! Dobbiamo prima di tutto trovare la pace dentro di noi, anche nella nostra famiglia, altrimenti il nostro impegno… è solo aria fritta! Non so se mi sono spiegato. Qui sta il difficile.
I poteri forti. Come ti rapporti con essi?
Il miio rapporto coi poteri forti è fatto di odio e amore. Cioè, quando è il caso, cerco di trovare un onorevole compromessoaltrimenti dico in maniera pacata, ma ferma, quello che penso. Cerco comunque di instaurare un dialogo, di convincere il cosiddetto “nemico” che, per esempio, installare un radar militare al posto di un ospedale è sbagliato, e via dicendo. Come extrema ratio pratico la disobbedienza civile.
Le tue convinzioni contro la guerra e gli strumenti di morte
Sono contro la guerra perché, come diceva Giovanni Paolo II, la guerra è un’avventura senza ritorno; Giovanni XXIII diceva della guerra «alienum a ratione», cioè che è una cosa folle.
Sono contro la produzione di armi perché questi strumenti di morte ammazzano tantissime persone innocenti, soprattutto bambini, in tutto il pianeta. Con i soldi usati per fabbricare questi ordigni, è possibile sfamare tantissima gente, costruire ospedali, dare più lavoro, investire nelle energie pulite: insomma creare la pace. E’ ora di finirla! Bisogna ribellarci tutti!
Da pacifista nonviolento un messaggio per le nuove generazioni
Il mio messaggio per le nuove generazioni è che devono avere il coraggio di disobbedire, di ribellarsi, in modo nonviolento, contro tutte le ingiustizie! Mi permetto di citare per l’occasione la celebre frase di don Lorenzo Milani: «L’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni».
(*) Come sa chi segue il blog, Antonello Repetto si è autodenunciato («violerò la zona militare e saboterò il radar») e subito dopo è stato denunciato «per procurato allarme» proprio mentre in ambienti militari si spargeva ad arte la voce che il radar non si farà. Grottesco: che allarme si procura (e a chi?) se non si fa il radar? E se non si fa parrebbe giusto sapere il perché è stata cambiata la decisione senza darne annuncio pubblico. I più temono che, dietro la cortina fumogena, i militari faranno al solito quello che a loro garba senza render conto a nessuno. Per questo Antonello Repetto ha ribadito la sua decisione di disobbedienza civile. In blog trovate anche un appello a sottoscrivere la sua auto-denuncia. (db)