Dal «Cammino popolare» al «Cantico dei cantici»
Un percorso inedito con la Compagnia di Virgilio Sieni: la recensione di Susanna Sinigaglia
Virgilio Sieni e la sua compagnia, all’interno della rassegna di Triennale Teatro, non si sono limitati a proporre al pubblico la loro performance ispirata al “Cantico dei cantici”; diversi giorni prima dello spettacolo, hanno invitato gli appassionati e i curiosi a un laboratorio gratuito finalizzato all’allestimento di una performance collettiva intitolata “Cammino popolare”. Ispirata al celebre “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo, era previsto che si svolgesse durante la Festa del 1° maggio nello spazio retrostante la nuova sede della Fondazione Feltrinelli. I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi e avviati all’apprendimento di una “logica del gesto” che ricerca il massimo risultato con il minor sforzo (non il “minimo”, che sembrerebbe riduttivo) sulle orme di Trisha Brown, ovvero la semplicità e autenticità del gesto privo di qualsiasi virtuosismo, spingendo alle estreme conseguenze la tecnica del release.
All’esperienza hanno potuto partecipare tutti coloro che lo desideravano senza limiti di età o di conformazioni fisiche: così si potevano vedere bambini accanto ad anziani accanto a persone con sindrome di Down o a chi camminava appoggiandosi a un bastone; magri accanto a grassi, piccoletti accanto a spilungoni. Il giorno della performance, con gruppi che provenivano anche da fuori Milano – saremo state un centinaio di persone – il destino ha voluto che proprio nello stesso orario il cielo si aprisse e fitti scrosci di pioggia si abbattessero sui performer e il pubblico per tutta la durata della rappresentazione. Così il “Cammino popolare” è diventato molto realisticamente impervio, rendendoci molto vicini, nell’immagine, a quei poveri profughi che sbarcano sulle nostre coste grondanti acqua, nel loro caso salata.
Simili proposte performative fanno ormai da anni parte del percorso di Virgilio Sieni, forse si potrebbe dire che sono un tratto imprescindibile della sua poetica complessa, di lettura non immediata, con riferimenti all’arte concettuale e minimale; si fonda sulla ripetitività del gesto, come il lavoro di molti performer di danza contemporanea, cui aggiunge una raffinata ricerca formale verso l’espressione delle emozioni.
Così il laboratorio di preparazione del “Cammino popolare” è stato anche un espediente per avvicinarsi alla poetica di Virgilio Sieni, per avere un assaggio del suo metodo che ci ha consentito di apprezzare meglio la performance sul “Cantico dei cantici” andata in scena il 27 aprile e alla quale sono stati invitati, sempre gratuitamente, tutti i partecipanti al laboratorio.
Lo spettacolo è accompagnato dalle note di un contrabbasso suonato dal vivo e si svolge su un impiantito tappezzato di foglie dorate, che creano riflessi suggestivi. A somiglianza della performance dei Dewey Dell (*) anche in questo caso si vogliono evocare sentimenti ancestrali. A differenza della performance dei Dewey Dell, tale evocazione riguarda la sfera amorosa, il quid immutabile che sovrintende la legge dell’attrazione. Non sono perciò i movimenti quasi frenetici dei danzatori e il rimbombo di un suono minaccioso a catapultare sul presente turbamenti atavici. All’inizio invece ci si trova di fronte a un’impeccabilità formale che stenta a coinvolgere lo spettatore; poi mano a mano che il gesto si allarga, si amplifica come cerchi d’acqua mossi dal sasso nello stagno, l’emozione arriva, s’insinua ed espande, ti porta con sé nella danza avvolgente dei sei performer: tre ragazze e tre ragazzi, perfetti, che incarnano, per usare le parole dello stesso Sieni, «una canzone a due voci che risuona in tutti i corpi».
http://www.triennale.org/teatro/compagnia-virgilio-sieni-cantico-dei-cantici/
http://www.fondazionefeltrinelli.it/article/cammino-popolare/
(*) cfr https://www.labottegadelbarbieri.org/sleep-technique-dei-dewey-dell/