Daniel F. Galouye: «Stanotte il cielo cadrà»

«Qualcuno mi sta seguendo» non sembra proprio una frase originale per aprire un poliziesco. Ma attenzione-attenzionissima: «Stanotte il cielo cadrà» è fantascienza e soprattutto sono molte le persone che sorvegliano Tarl Brent, il protagonista, perché – par di capire – se gli accade qualcosa… il mondo finirà.

Non sto svelando la trama: le notizie che vi ho dato si trovano nelle primissime pagine. La segretaria di Brent cerca di richiamare l’attenzione del suo capo su un articolo («Tre noti fisici hanno confermato oggi il nuovo calcolo della velocità della luce») ma lui è ossessionato dai suoi “controllori” che – deve ammetterlo – sono piuttosto benefici per la verità: lo salvano dai rapinatori, lo trattengono per un braccio se sta per essere investito e «se in mare le acque cominciano solo a incresparsi, compaiono come per miracolo scialuppe di salvataggio». Quasi subito ci vien detto che al «Quartier generale», da dove vigilano su Brent, sono preoccupatissimi: il raffreddore non esiste più, Mercurio all’improvviso è scomparso mentre c’è «la scoperta imprevedibile di tre elementi che si sottraggono a ogni classificazione del sistema periodico»; insomma «la cosa si sta muovendo» eppure Brent non capisce «di essere lui il responsabile» di questi eventi. Sarà un bene o un male? E se «la cosa» è buona chi sono i “cattivi” necessari in ogni narrazione?

Mi fermo qui perché sarebbe davvero ignobile aggiungere altro. «Stanotte il cielo cadrà» (del 1963) è fra le opere più famose di Daniel Galouye (1920-1976): nome francese ma era di New Orleans, fu giornalista, pilota e scrittore. Il romanzo è la fusione di due lunghi racconti usciti negli anni ’50: viene ristampato in Collezione Urania, nella traduzione di Renata Forti, sarà in edicola per tutto dicembre e merita la spesa. Memorabile la pagina in cui scompare un’ottava della scala musicale ma anche le scene (alla De Chirico) nella quale mito e realtà, futuro e passato si mescolano. Più efficace la prima parte, un po’ ripetitiva la seconda. Complicato e ambizioso, come altri libri di Galouye, ma riuscito. Vivamente sconsigliato a chi soffre di solipsismo.

Quasi tutta da leggere – romanzi e racconti – la produzione di Galouye e soprattutto «Simulacron 3» (del 1964), dal quale nel 1973 Rainer Fassbinder trasse una celebre serie televisiva e che è palesemente all’origine di «Matrix».

PS: sul mio comodino – si fa per dire – attendono ora due allettanti novità: il romanzo di Dario Tonani (Delosbook) e i racconti di Paul Di Filippo (Urania). Perciò non c’è Natale o profezie Maya che tengano… Ai prossimi martedì

 

Redazione
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Un commento

  • Di tutte le mie “toppe” (ah, la freeeeeeetta) questa è la più clamorosa e, in certo senso, divertente. La collezione Urania a dicembre NON ha presentato il libro che io ho qui recensito (evidentemente su una vecchia edizione che già possedevo) ma “Universo senza luce” (sempre di GALOUYE) che adesso mi accingo a rileggere e recensire… ma temo arriverò fuori tempo massimo perchè il libro resta in edicola solo a dicembre.
    Grazie a chi me lo ha segnalato.
    E scusate.
    db (per l’occasione travestito da Paperoga)

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