«Dark Star» e altre 7 stranezze (7 come…
… le vite dei gatti e della fantascienza, per fare 8 oppure ∞)
1) Il romanzo di Oliver Langmead; 2) L’ultimo «Robot»; 3) Zxwq; 4) Il disco del futuro; 5/6) Michela Murgia e Zadie Smith; 7) Lucha, Siesta y science fiction; 8) Wayne Shorter
1 – «Dark Star»
Proprio strano ma (quasi sempre) di piacevole lettura il romanzo dello scozzese Oliver Langmead che Carbonio pubblica – 200 pagine per 16,50 euri – nella traduzione di Nicola Manuppelli. Strano soprattutto perchè è scritto in versi e a volte la sintesi poetica aggiunge fascino a una storia fanta-noir non particolamente originale (il detective alla Philip Marlowe, le droghe , il degrado…) se non fosse per il «cuore» – non posso svelarvi di più – e la luce “nera” del titolo.
2 – «Robot» fa 84
W la rivista «Robot». Con i suoi difettucci ma W sempre. Sento il dovere di dirlo per ogni numero uscito, dunque 84 volte. Se non volete scandirlo con me saltate 84 righe e riprendete da lì.
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»(siamo a 20)
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot» (e siamo a mezza strada, se non ho contato male).
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot»
W la rivista «Robot» (meno 10)
W la rivista «Robot» (meno 9)
W la rivista «Robot» (meno 8)
W la rivista «Robot» (meno 7)
W la rivista «Robot» (meno 6)
W la rivista «Robot» (meno 5)
W la rivista «Robot» (meno 4)
W la rivista «Robot» (meno 3)
W la rivista «Robot» (meno 2)
W la rivista «Robot» (meno 1)
e per finire ancora W Robot, la rivista.
Sull’ultimo numero – al solito 192 pagine per 9,90 euri – torna (dopo un troppo luuuungo silenzio) il grande Samuel Delany affiancato da «I figli del millennio» di Kristine Kathryn Rusch e da un quartetto di italiani cioè Graziano Versace, un inquietantissimo Davide De Boni, Fabio Aloisio e il maligno Alain Voudì. Nelle rubriche c’è anche Valerio Evangelisti a ricordare Harlan Ellison «o del vedere pericolosamente».
Vedendo nelle pagine di «Robot» la presentazione dei molti e-book Delos mi sono chiesto:
a) perchè ho ancora tante resistenze a leggere – per esempio il mio amato Robert Sawyer ma anche “le mejo italiche” – senza il supporto cartaceo?
b) come è possibile che Fabrizio Melodia – per scelta e per destino “astrofilosofo” – nulla abbia detto di «Spinoza rosso sangue» ?
3 – zxwq
Che razza di titolo sarebbe? Che vuol dire «zxwq»? Boh, è qualcosa che mi ero appuntato ma ho “perso”. Qualcuna/o di voi si ricorda al posto mio?
4 – Il disco del futuro
Segnalo che su ALIAS (inserto del quotidiano «il manifesto») del 27 ottobre una pagina di Guido Festinese ricorda la musica e poesie che, nel ben lontano 1985, Ursula Le Guin realizzò con Todd Barton per «Sempre la valle» (che è purtroppo introvabile in italiano). Ora la Freedom to Spend ristampa in cd, vinile e digital download. Potete leggere qui Il disco del futuro | il manifesto l’articolo di Festinese. E se il filo musica-fantascienza vi interessa guardate anche l’ultimo punto che sembra un 8 ma potrebbe essere anche “un 8 sdraiato”.
5/6) Michela Murgia e Zadie Smith
Quante volte avete letto articoli di intellettuali (o presunti tali) italiani sulla morte della fantascienza? A occhio direi che sono almeno 3912 articoli a decennio. Cose che si spiegano perchè dei 3912 la metà circa non legge fantascienza mentre l’altra metà è così terrorizzata dall’insieme di quelle due parole che non prova a capire cosa sta leggendo. Per questo mi piace segnalare che l’ottima (sempre o quasi) Michela Murgia nel suo «L’inferno è una buona memoria» – Marsilio: 120 pagine per 12 euri – ne scrive con sapienza. Se rovesciate il libro scoprirete che non si chiama «L’inferno ecc» ma «Visioni da LE NEBBIE DI AVALON di Marion Zimmer Bradley». Assai ve lo consiglio. Non è italica – anche se nello Stivale per un po’ ha abitato – invece Zadie Smith della quale è appena uscito (nella traduzione di Martina Testa da BigSur: 364 pagine per19 euri) l’ottimo «Feel Free» ovvero «idee, visioni, ricordi» dove fra l’altro fa i conti con «Crash» di James Ballard. Se non fate parte dei 3912 leggete per credere; altrimenti saltate queste pagine (ma forse pure quelle su Giordano Bruno).
7) Lucha, Siesta y science fiction
La rassegna «Fuori luogo» ha proposto a Roma l’incontro fra due stupende parolacce: fantascienza e femminismo. Organizzati da Biblys, la biblioteca della Casa delle Donne, Lucha y Siesta, in collaborazione con «DWF donnawomanfemme (rivista storica del femminismo romano) i 3 incontri hanno s/ragionato sull’antologia «Le Visionarie» (chi frequenta codesta “bottega” sa già), su Margaret Atwood e infine su «Ragazze elettriche» di Naomi Alderman (idem, cioè chi frequenta la “bottega” sa). Purtroppo non ero a Roma e non sono andato ma… fra voi c’è chi era lì e vuole raccontare?
8 o se preferite ∞) ovvero Wayne Shorter e la musica infinita
Tempo fa in “bottega” accennavo agli imprevisti intrecci – da esplorare – tra fantascienza e jazz. Ed ecco che Flavio Massarutto sul quotidiano «il manifesto» (è qui: La lezione di Wayne Shorter | il manifesto) racconta di «Emanon», il cofanetto ma anche libro e fumetto dell’arzillo 85enne Wayne Shorter. Scopro così che WS – uno dei 5 grandi vecchi del sassofono (gli altri sono Anthony Braxton, Sonny Rollins, Pharaoh Sanders e Archie Shepp) – è appassionato di fantascienza. Evviva. Per ora non ascolterò questi tre nuovi cd (il prezzo è spropositato per le mie tasche) nè guarderò il fumetto di cui WS è coautore ma presto andrò a casa sua (nel passato: sto costruendo una macchina del tempo) per dargli qualche consiglio. Il presto è soggettivo, dalle parti dell’8 sdraiato che i “tecnici” chiamano lemniscàta ma io ho ribattezzato “lo zio Otto volante”.
“Che razza di titolo sarebbe? Che vuol dire «zxwq»? Boh, è qualcosa che mi ero appuntato ma ho “perso”. Qualcuna/o di voi si ricorda al posto mio?”
AGGIUSTA LA TASTIERA!