Denaro, soldi, conquibus, svanziche, quattrini…

«Ci manca(va) un venerdì – 88»: Fabrizio Melodia, noto astrofilosofo, chiede prestiti a Napoleone, al duo Deleuze & Guattari, a Marx, a Eric Cantona e Ayn Rand; secondo voi chi lo accontenterà?

«Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi e non i capi del governo controllano la situazione. La mano che dà è al di sopra della mano che riceve. Il denaro non ha patria e i finanzieri non hanno patriottismo né decenza; il loro unico obiettivo è il profitto» affermava il generale, imperatore eccetera Napoleone Bonaparte, il quale era anche molto versato nella legislazione e nelle riforme. Suo infatti il Codice Napoleonico, base ancora oggi del diritto su cui si basa la Costituzione francese e in buona parte quella italiana, per quanto… a denti stretti. Il Codice civile italiano del 1865 infatti risente dell’impianto ideologico e della struttura del Codice Napoleonico, a iniziare dalla liberalizzazione della proprietà privata e del libero scambio, senza interferenza dello Stato come accadeva nei vecchi sistemi feudali. L’articolo 486 del Codice Civile italiano del 1865 recita testualmente: «La proprietà è il diritto di godere e disporre delle cose nella maniera più assoluta, purché non se ne faccia un uso vietato dalle leggi o dai regolamenti».

In questo modo, l’ Italia unitaria riuscì a salvare capra e cavoli, grazie all’aiuto napoleonico: il “Piemonte allargato” usciva dai rimasugli del diritto romano, feudatario, per accedere a una legislazione, agile e moderna, quella dello Stato borghese. Come afferma nell’opera «Storia costituzionale d’Italia» lo storico del diritto Carlo Ghisalberti: «Il Risorgimento non contempla infatti l’idea della trasformazione sociale, o quantomeno della riforma dei rapporti sociali esistenti: lo Stato Italiano, che emerge dal processo risorgimentale, esprime una cultura giuridica e politica pienamente convergente sui valori del liberalismo economico e dell’individualismo borghese, alla base della codificazione napoleonica. Diventa quindi perfettamente naturale che, nell’ambito dei lavori di preparazione della codificazione italiana, il codice francese rappresenti il modello ideale, il linguaggio giuridico di base, nella prospettiva della costruzione della codificazione nazionale».

Dunque l’ Italia rinasce sulle base del liberalismo e dell’individualismo sfrenato, con la conseguente nascita degli istituti bancari e della ricchezza individuale.

«E così tu pensi che il denaro sia alla radice di tutti i mali? Ti sei mai chiesto quali sono le radici del denaro? Il denaro è un mezzo di scambio, che non può esistere se non esistono le merci prodotte e gli uomini capaci di produrle. Il denaro è la forma materiale del principio che se gli uomini vogliono trattare l’uno con l’altro, devono trattare scambiando valore con valore. Il denaro non è lo strumento dei miserabili, che ti chiedono il tuo prodotto con le lacrime, né dei pescecani, che te lo tolgono con la forza. Il denaro è reso possibile solo dagli uomini che producono. È questo che tu chiami male?» afferma la scrittrice e filosofa – statunitense ma di origine russa – Ayn Rand, rimarcando il non senso di attribuire al denaro poteri malefici, in quanto esso è solo un mezzo di scambio e comunicazione universale dove gli individui affermano loro stessi, nella propria libertà e valore.

Però-però Karl Marx sembra non farle eco: «ll denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente. L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi, come ente onnipotente».

Denaro sì, denaro no, denaro boh? Il duo filosofico Deleuze & Guattari nella loro opera più divertente, «L’ anti-Edipo», scrivono con vereconda armonia napoleonica: «Insomma, il danaro, la circolazione del danaro, è il modo per rendere il debito infinito» e, con un debito infinito, i governi sono infinitamente debitori di qualcosa, fino a essere presi per la gola dai poteri economici fortissimi, una vera dittatura del denaro, usura legalizzata che comporta un potere fuori da ogni decisione democratica.

Dunque sia Karl Marx che Ayn Rand dicono il vero, uno a braccetto dell’altra: il denaro è un mezzo di comunicazione, un messaggio chiaro e netto, che si riassume nella frase: «Songhe ‘e sorde ca fanno l’ommo onesto!» come recita uno dei protagonisti della serie televisiva «Gomorra».

Dunque il denaro è Dio? Non bestemmiamo direbbe qualcuno ben informato, per esempio così – in «Furore» – John Steinbeck: «La banca è qualcosa di diverso da un essere umano. Capita che chiunque faccia parte di una banca non approvi l’operato della banca, eppure la banca lo fa lo stesso. Vi ripeto che la banca è qualcosa di più di un essere umano. È il mostro. L’hanno fatta degli uomini, questo sì, ma gli uomini non la possono tenere sotto controllo».

Siamo dunque perduti definitivamente? Tranquilli, arriva Eric Cantona, provetto calciatore francese, a salvarci dal dominio bancario e dai rimasugli napoleonici: «In cosa consiste oggi il sistema? Il sistema in cui viviamo si fonda sulle banche. Non mettiamoci a prendere le armi, a uccidere la gente, a fare la rivoluzione. Oggi la rivoluzione è semplice da fare, quei 3 milioni di persone che protestano oggi con i cartelloni per le strade, dovrebbero semplicemente ritirare il proprio denaro dalle banche se volessero avere uno strumento con cui farsi ascoltare veramente».

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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