Dentro “Gioventù nazionale”, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia

a cura di Selena Frasson e Luigi Scarano (*)

I militanti di Gioventù Nazionale sono la futura classe dirigente di Fratelli d’Italia.
Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, si è infiltrata con una giornalista sotto copertura tra le fila del movimento giovanile del partito di Giorgia Meloni: nella video inchiesta “Gioventù Meloniana” vi mostriamo come si formano le nuove leve della destra, fra inni al fascismo, paura per la stampa, apologia del terrorismo nero e insulti a neri e omosessuali.

Nei loro cori sono “la migliore gioventù”, agli eventi istituzionali i “ragazzi stupendi” di Giorgia Meloni, e per tutti “l’anima e il motore” necessari per far vincere Fratelli d’Italia. Ma quando scendono dai palchi della festa di Atreju o della campagna elettorale, asserragliati nelle sedi del partito, parlano di scritte che inneggiano al fascismo, partecipano a concerti di estrema destra col braccio teso, rimpiangono l’operato dei terroristi neri, urlano “Duce!” e “Sieg Heil!”, cantano “boia chi molla” identificandosi come “legionari”, “camicie nere” e “camerati, mica poveri coglioni”. Sono i militanti di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, il vanto dell’intera classe dirigente del partito.

In Gioventù Meloniana, la video inchiesta sotto copertura realizzata da Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, vi mostriamo come i giovani militanti del partito della presidente del Consiglio danno sfogo all’anima nera del partito, mentre i responsabili del movimento partecipano o avallano questi comportamenti. Con una nostra giornalista, infatti, ci siamo infiltrati tra le fila di Gioventù nazionale e abbiamo documentato i racconti, le relazioni e le azioni di questo gruppo.

L’infiltrazione: da Nazione futura a Gioventù nazionale

Fingendosi una giovane con ideali di destra appena trasferitasi a Roma, la giornalista sotto copertura di Backstair si è inserita tra le fila di Gioventù nazionale. Per farlo ha iniziato a frequentare gli eventi di Nazione futura, il think thank dei conservatori fondato da Francesco Giubilei, editore ed ex consigliere del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.
È infatti alle convention di Nazione futura che si ritrovano alcuni militanti di Gioventù nazionale: sono giovani universitari che si definiscono conservatori e pubblicamente presentano il loro profilo moderato. Nella loro cerchia, però, si vantano della loro appartenenza alla destra sociale, parlano di svastiche, di senatori “con le croci celtiche”, “camerati che sono andati in Ucraina” per combattere e dei “disertori che arrivavano in Polonia” che “massacravamo”.

È a uno di questi eventi che si crea l’occasione per entrare in contatto con Ferrante De Benedictis – vicepresidente di Nazione futura e consigliere comunale a Torino per Fdi – ed essere invitati a contribuire alla rivista legata al think tank.
Iniziamo così a collaborare con loro, pubblicando i primi articoli e dei pezzi funzionali a delegittimare l’opposizione al governo Meloni. Grazie alle credenziali maturate attraverso Nazione Futura, ci si aprono le porte degli eventi più importanti di Fratelli d’Italia.
A partire da Atreju, la manifestazione della destra giovanile nata con Giorgia Meloni e cresciuta assieme alla leader del partito.

Se durante la giornata i militanti sono impegnati nel servizio d’ordine, è nei ritagli di tempo tra una conferenza e l’altra che si lasciano andare: “È da quando avevo 14 anni che faccio politica, con Fdi ho iniziato il primo anno di università, ma prima ero di CasaPound”, racconta un esponente del movimento giovanile. “Mio nonno era un fascistone – confessa una militante – quando sono nata mi ha regalato il corredo nero di seta, sono cresciuta così”.

“La migliore gioventù” pronta a diventare classe dirigente

È sabato 1 giugno e mentre gli elettori di Fratelli d’Italia si riuniscono in Piazza del Popolo, attendendo l’inizio del comizio che segna la fine della campagna elettorale per le europee di Giorgia Meloni, dal Pincio, tra cori e fumogeni tricolore, scendono i ragazzi di Gioventù nazionale: “Siamo la migliore gioventù d’Italia, siamo Gioventù nazionale e per sempre canteremo”, intonano mentre sventolano le bandiere.

Fondata nel 2014, la giovanile di Fratelli d’Italia conta, ad oggi, migliaia di tesserati, al punto da rivendicare di essere il più grande movimento giovanile di partito in Italia. L’emblema che li contraddistingue è una mano che stringe un tricolore mosso dal vento, un’evoluzione della mano che porta la fiamma, quella del Fronte della Gioventù, di cui è erede storico e spirituale.

La differenza sta nel ruolo che, oggi, l’organizzazione ricopre a fianco del partito di Governo. Lo scorso dicembre, dal palco di Atreju, Giorgia Meloni ringraziava i giovani del suo partito: “Questa è la cosa che ci invidia moltissima gente, che ci sono giovani che ancora credono nella politica, nella militanza, è raro, è prezioso”.
E infatti, negli ultimi anni, il movimento giovanile è cresciuto in maniera esponenziale: “Oggi esprimiamo classe dirigente di qualità in ogni territorio”, afferma Fabio Roscani, presidente del movimento e deputato di Fdi, rivolgendosi all’assemblea dei militanti durante la convention di Pescara.
È presenziando a questi momenti nelle vesti del militante, che ci si rende conto del valore che Gioventù nazionale esprime per il partito. I ragazzi sono impegnati in prima linea in tutte le manifestazioni, lavorano a stretto contatto con i dirigenti, come Giovanni Donzelli, che proprio a Pescara si intrattiene con loro per ultimare i preparativi.

Andrea Piepoli e Flaminia Pace: chi sono i responsabili

Ad Atreju conosciamo Piermarco Silvestroni, figlio del senatore Marco Silvestroni, storico esponente del partito. È lui che ci propone un incontro con Andrea Piepoli, dirigente nazionale del movimento giovanile: “È vicino al presidente nazionale Fabio Roscani e in teoria sarà il prossimo presidente nazionale. Coordina molte dinamiche sia a livello nazionale che romano. Ti inserirebbe da subito in uno dei gruppi che rispondono a lui su Roma”.

È tramite Piepoli e Silvestroni che ci presentano Flaminia Pace, l’enfant prodige della politica romana e tenuta in grande considerazione per le prossime Amministrative della Capitale. Nel 2021, a diciotto anni, dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage.it “Lobby nera” e l’assalto alla Cgil da parte di Forza nuova, aveva indirizzato al presidente Sergio Mattarella e all’allora presidente del Consiglio Mario Draghi una lettera in cui chiedeva loro di “limitare la gogna mediatica” su Fratelli d’Italia, perché il partito e i suoi militanti non avevano niente a che fare col fascismo: “Non posso accettare di essere additata, sbeffeggiata e umiliata continuamente da testate giornalistiche, programmi televisivi e intellettuali, di essere una pericolosa nostalgica del Fascismo, solo perché sono parte di un Partito politico, solo perché sono una Patriota e solo perché credo in valori diversi da quelli raccontati ogni giorno dal mainstream.”

Quando, però, parla con i membri della sua sezione, Pace dice di voler votare “tre volte Duce” alle elezioni europee, insulta i “ne*ri”, e autorizza i militanti di Gioventù nazionale a scrivere “boia chi molla” per coprire scritte antifasciste. Con i suoi militanti, racconta persino dei presunti rapporti del padre con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, fondatori dei Nar, i Nuclei Armati Rivoluzionari, il gruppo terrorista d’ispirazione neofascista responsabile della strage di Bologna e di 33 omicidi.

Oltre all’attività politica condotta a Casa Italia, il circolo di Fratelli d’Italia da lei fondato, Pace è anche membro della Commissione affari europei e cooperazione al Consiglio nazionale giovani, l’organo consultivo a cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le istituzioni, tra cui l’Ufficio per il servizio civile universale, quello che definisce le modalità di svolgimento del servizio civile.
È proprio del servizio civile che Flaminia Pace parla, mentre pensa a come raccogliere offerte per il circolo che presiede: “Dal prossimo anno avremo un altro tipo di entrata che ci deriverà dal servizio civile, i soldi vengono dallo stato, a ogni ragazzo per fare questo volontariato vengono dati 500 euro al mese. Che dobbiamo fare però per fare servizio civile? Nulla. Dei 500 euro si gradisce una buona offerta”.

A uno degli eventi della sede di Gioventù nazionale Pinciano, interviene anche Arianna Meloni, sorella della premier e capo della segreteria politica di Fdi: “Grazie a tutti i nostri militanti, a tutti i nostri ragazzi. Noi siamo questo, questa sede è l’esempio di quello che è il nostro partito”. La presenza di Arianna Meloni all’interno del circolo non ha un valore solo simbolico, lo spiega proprio Flaminia Pace: “Arianna ci ha detto che noi qui possiamo costruire tanto, e se lo ha detto lei vuol dire che possiamo diventare un punto di riferimento”.

Il presente e la voglia di “caricare” gli avversari

Per settimane partecipiamo alla vita della comunità militante ed è sotto la guida della responsabile del circolo che iniziamo ad assistere alla formazione dei nuovi arrivati.
I membri di questa sezione sono decine di ragazzi, che frequentano il liceo e l’università e quello che li accomuna sono delle forti idee politiche, spesso inconfessabili: insultano gli omosessuali (“il mio professore è gay e convive con un uomo” “che schifo, cambia classe”) e fanno commenti razzisti come “il nero va bene su tutto, ma non sulla pelle”.
Poi, quando, a tarda notte si danno appuntamento per tappezzare la città di manifesti e adesivi estremisti, si muovono in squadra: devono esserci almeno due vedette che hanno il compito di sorvegliare la zona e lanciare l’allarme se vedono la polizia, mentre gli altri, con guanti e cappucci, attaccano gli striscioni.

Uno dei riti più importanti nella cultura di destra è quello del presente. Per restituire la solennità della memoria, Pace spiega ai militanti che bisogna osservare un comportamento militare: “Si tratta di un momento molto serio, saremo inquadrati in cinque file da cinque, si parte in posizione di riposo, quella militare, quando vedrete che io faccio questo movimento (portare la mano sul cuore, ndr), ci si pone sull’attenti, e si porta la mano sul cuore, con il pugno chiuso”.

È in questi momenti identitari che l’attenzione dei responsabili cresce, specie quando a immortalarli ci sono le telecamere, perché la preoccupazione è che ci si lasci andare con i saluti romani. Per questo in occasione del presente per Paolo Di Nella, il militante del Fronte della Gioventù vittima di un omicidio a sfondo politico avvenuto nel 1983, ai giovani di Fratelli d’Italia è fatto divieto di rispondere alle domande dei giornalisti e quando, durante la veglia, i cronisti si avvicinano per parlare ai ragazzi, vengono bloccati dal responsabile Andrea Piepoli.

Un partito al governo, insomma, chiede ai giovani di mostrare un volto più moderato, quando si è a eventi istituzionali. Queste direttive, però, non sono sempre sufficienti a frenarli, al punto che sono gli stessi responsabili ad assecondare e condividere queste esternazioni. Succede in Piazza del Popolo, a Roma, quando Andrea Piepoli saluta ripetutamente i suoi con la stretta gladiatoria, prima dell’arrivo di Giorgia Meloni per la chiusura della campagna elettorale delle europee.

Tra le raccomandazioni che i giovani militanti non accettano volentieri vi è quella di non rispondere con la violenza alle provocazioni. Quando la serranda della sede di Gioventù nazionale di Prenestino-Centocelle viene imbrattata, i dirigenti reagiscono organizzando una “Festa contro l’odio politico”, a cui partecipano diversi parlamentari. Fuori dalla sede, però, i ragazzi esprimono la loro insofferenza: “Qua ci vorrebbe un bel manganello”, dice un militante,”Il problema è che non li possiamo più caricare, una volta si poteva fare, ora è diventato un problema”, gli risponde un altro, “Nessuno che dice stronzi fascisti, guardano e basta”, conclude.

Saluti romani e musica identitaria a Colle Oppio

A margine dei comizi politici, durante le giornate di Atreju, i giovani di Fratelli d’Italia si organizzano per trovarsi a Colle Oppio, la sezione dove si è formata l’attuale classe dirigente del partito, oggi è l’ufficio di Fabio Rampelli, mentore di Giorgia Meloni e leader dei Gabbiani, la corrente interna a Fdi più identitaria. “Noi consideravamo Colle Oppio casa nostra, ci mobilitavamo per pulire il parco tutti gli anni, eravamo una luce accesa durante la sera.”, scrive la premier nella sua autobiografia Io sono Giorgia.

Si tratta di un evento segreto, ma grazie all’invito di Patrizio Silvestroni, l’altro figlio del senatore Marco Silvestroni, la giornalista di Fanpage.it riesce a partecipare e ad assistere a quello che avviene all’interno. La portata dell’evento è chiara ancora prima di entrare: ”Dentro non si possono fare né foto né video – chiarisce uno degli organizzatori – perché suonano gli Aurora e non potrebbero suonare”.

Se non si può dire che gli Aurora suonano dentro Colle Oppio è perché la band, formata da ex militanti di Azione giovani, è uno dei gruppi di riferimento del rock identitario, la musica di estrema destra. I loro brani sono pieni di riferimenti alla sottocultura della destra post-fascista, come nella canzone Centuria alata, che menziona l’orgoglio di essere italiani grazie al “Maresciallo Balbo” che “ci guidava al Domani”.
Conosciuti anche per aver dedicato nel 1998 una canzone all’attuale premier, “Piccolo coatto antico in un corpo da bambina”, vantano stretti rapporti col mondo di Fratelli d’Italia: il batterista, Federico Bonesi, è stato consigliere proprio di Meloni ai tempi del ministero della Gioventù oltre che animatore di alcuni eventi del partito, come Piazza Italia; mentre il cantante e chitarrista, Raffaele Persichetti, candidato nel 2018 col partito all’ottavo Municipio di Roma, ha gestito i canali social di Atreju, oltre a essere stato webmaster per le prime pagine web dell’attuale ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e del presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio.
Sempre in quegli anni Persichetti ricopriva lo stesso ruolo anche per Meeting Point, l’azienda londinese creata da Roberto Fiore, fondatore del movimento eversivo di estrema destra Terza Posizione e poi di Forza nuova. Quello che i giornalisti non devono vedere al concerto di Colle Oppio è l’esaltazione di chi, indossando ancora la maglia dei volontari di Atreju, inneggia al passato con saluti romani e inni identitari.

La musica degli Aurora accompagna i militanti nelle occasioni più disparate: in auto, ai campi comunitari, ma anche nelle sedi di partito. Proprio all’interno di uno di questi luoghi, in occasione dell’inaugurazione di “Casa Italia”, la sede del circolo in cui la giornalista di Fanpage si è infiltrata, si svolge un altro concerto della band.
È il 10 maggio e il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani, eletto alla Camera dei deputati nel 2022, ha concluso il suo discorso e dopo aver ringraziato i militanti di Pinciano si sistema all’esterno per continuare a parlare con dei referenti della provincia.
Si defilano anche i deputati Marco Perissa e Paolo Trancassini, ma non prima di essersi congedati con il saluto gladiatorio. Chiuse le porte della sezione, con gli agenti di polizia in borghese ancora appostati per presidiare la zona, gli Aurora preparano gli strumenti e quando il concerto comincia i ragazzi, con il benestare degli esponenti di partito lì presenti, urlano “Duce!” e si esibiscono in saluti romani.

“Cabiria vive e in lei il suo fuoco”: il campo comunitario

Una delle esperienze fondamentali nella formazione dei militanti di Fratelli d’Italia è il campo comunitario, il momento in cui, lontani dalle direttive impartite dal partito nel suo ruolo di governo, i giovani possono consolidare lo spirito di appartenenza. Il compito che ci viene assegnato, durante i tre giorni di partecipazione al raduno di Rieti, è di fotografare i momenti più importanti. “Piepoli vorrebbe una foto con la fila di persone che salgono tipo la Compagnia dell’anello”, dice una militante che lavora nella segreteria di un deputato di Fdi. Il richiamo è all’esempio degli Hobbit, il popolo nato dalla penna di Tolkien, un immaginario di cui la destra negli anni si è appropriata.

Il campo comunitario si chiama “Cabiria”, nome coniato da Gabriele D’Annunzio che significa “nata dal fuoco”. Durante il campo i responsabili dei circoli spronano i militanti sottolineando l’importanza del ruolo che loro ricoprono per il futuro del partito: “Senza di noi molte cose non sarebbero possibili – ricorda Piepoli – noi siamo gli ingranaggi necessari per far funzionare la macchina e farla vincere”

Quando però cala la notte, il gruppo di militanti con i suoi responsabili si stringe attorno a un falò, e cantano canzoni del Ventennio in cui si definiscono “fascisti”, “camicie nere”, “camerati di Mussolini” e gridano a pieni polmoni “Duce” e “Sieg Heil!”, senza paura di creare imbarazzi, perché tanto, una volta rientrati a Roma, continueranno a tenere a freno la loro natura.

(*) Tratto da Fanpage.
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alexik

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