Deprivazione sensoriale (di Pabuda)
Ho ricevuto ieri questo messaggio: «il mio pc sta tirando le cuoia. in segno di lutto non comunico né metto neuropoesie sul blog fino al rimpiazzo con altro computerino». Ma potevo io – oh popolo delle galassie – lasciarvi senza la vostra domenicale dose di Pabuda? Così nel mio sark (super archivio) ne ho recuperata una: mai più senza neurop. (db)
Quella rugiada spessa, densa e brillante
che bagna il prato
apposta per camminarci com’avesse piovuto
che con termine preciso e tecnico,
e ingeneroso, certuni chiamano guazza,
quello schiaffo di vento che risveglia e smacchia,
non fa male: mette allegria.
oppure quel rumore: frrrr, seguito
da una specie di: zzzzz,
che fan le ruote di bicicletta
girando ancora per cocciutaggine
anche se hai smesso di pedalare,
quel sole sbieco
che sembra non scottare più
perché ormai è tardi, rientrano le barche
ormai è settembre, c’è rimasta poca gente
in spiaggia.
mi piange il cuore ad ammetterlo:
tutta questa roba qui è stata abolita, dalle mie parti.
carcere di massima sicurezza,
fornito in scatola di montaggio
e costruito
seguendo tutte le istruzioni
per privarlo
di tepori, moto inerziale,
tramontane
e guazza.
conosco chi ha due tre pc:daje mandatene uno a PABUDA!