Destre in movimento

  La battaglia contro l’integrazione e lo “Ius Soli”: dalla Lega a Casa Pound. Saverio Ferrari analizza le nuove tendenze del neofascismo e la sfida alle istituzioni democratiche

L’11 aprile scorso c’era stata l’irruzione al consiglio comunale di Monza al grido «No alle case ai profughi», poi è stata la volta di Milano, con una ventina di militanti di Casa Pound che sono riusciti interrompere la seduta inveendo contro l’accoglienza. Questa dell’integrazione sembrerebbe essere divenuta in tutta Italia la battaglia principale dei «fascisti del terzo millennio». Ma il neofascismo segue a ruota, cercando propri spazi, la traiettoria delle destre che ambiscono al governo del Paese, della Lega in special modo. L’opposizione allo Ius soli ne sta evidenziando sempre più la contiguità. Emblematico lo scontro, anche fisico, il 15 giugno scorso, con la gazzarra dei parlamentari leghisti dentro l’aula del Senato e le contemporanee scaramucce di strada all’esterno, protagonisti Casa Pound e Forza Nuova. Una battaglia che morde. Il ribaltamento nei sondaggi in pochi mesi con la maggioranza degli italiani portata a bocciare la legge sul diritto di cittadinanza per chi è nato in Italia da genitori stranieri, rappresenta un pessimo segnale.

I VOTI DELLA LEGA E DI CASA POUND

Sullo sfondo, nell’ambito del successo del centro-destra nelle ultime elezioni amministrative, la forte ripresa elettorale leghista rappresenta un dato preoccupante. La media nel Centro-Nord per il partito di Salvini è stata del 14 per cento, con percentuali tra 20 e 30 per cento in Lombardia. Ad Alessandria (13,82%), Piacenza (12,90%), Lodi (14,22%) e Monza (14,21%) la Lega è il secondo partito più votato. A Genova (12,95%) è il terzo. A Parma raggiunge il 12 per cento. Accanto all’exploit della Lega vanno anche segnalati i risultati dei Fratelli d’Italia che raggiungono il 14% a La Spezia e oscillano tra il 6 e l’8 in certe zone di Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Venezia Giulia.

In questo contesto il caso di Casa Pound che raggiunge il 4,81% a Todi e soprattutto il 7,84% a Lucca, con due eletti, divenendo la terza forza politica della città. I dati evidenziano una tendenziale omogeneità, attorno all’1,5% dei consensi, là dove Casa Pound ha presentato proprie liste. Da qui una sorta di euforia con proclami a un prossimo ingresso nelle aule parlamentari, dove «far volare sedie e schiaffoni».

LA TERZA CITTÀ DELLA LOMBARDIA

A Monza, la terza città della Lombardia, la coalizione vincente di centro-destra si è invece avvalsa del sostegno dei neofascisti di Lealtà Azione, che hanno fatto confluire i loro consensi su una figura, Andrea Arbizzoni dei Fratelli d’Italia (3,86%) che è stato il primo degli eletti con 455 preferenze. Lo stesso candidato a sindaco del centro-destra Dario Allevi ha tenuto la sua prima iniziativa di campagna elettorale proprio nella sede di Lealtà Azione. La sua vittoria potrebbe aprire a una pericolosa deriva, con la sponsorizzazione delle iniziative dei gruppi fascisti, se non la diretta distribuzione a loro di alcune deleghe amministrative.

TENDENZE

In questo quadro nel campo neofascista si sta delineando un nuovo asse interno, nonché una sorta di sfida da non sottovalutare. La prova di forza del 29 aprile a Milano, che ha visto un migliaio di camerati di Lealtà Azione e di Casa Pound sfilare uniti tra saluti romani al Cimitero Maggiore, dopo il divieto posto dalle autorità a manifestare il 25 aprile, dice di un’alleanza tra la principale organizzazione lombarda, ovvero Lealtà Azione, e la formazione guidata da Gianluca Iannone.

Lealtà Azione, per altro, sta acquisendo nel neofascismo settentrionale, attraverso l’associazione Memento, il testimone della memoria un tempo nelle mani dei reduci della Rsi. Diverse le iniziative di ripristino di tombe, lapidi e monumenti dei caduti repubblichini, degli squadristi degli anni Venti e dei gerarchi del regime mussoliniano, non solo a Milano, Monza e Crema, ma anche in città di altre regioni come Genova, San Remo, Savona e Alessandria. Nell’occasione del 29 aprile è stata anche lanciata una sfida da parte di queste due organizzazioni con i propri dirigenti in bella vista sfilare in prima fila. La sfida riguarda l’essere legittimamente riconosciuti come fascisti, intenti in atti di apologia, provocando le istituzioni a intervenire sia sul versante giudiziario che politico. Al momento non si conoscono reazioni, tanto meno istituzionali, con un ministro dell’Interno silente e una magistratura che vede accumularsi sulle proprie scrivanie rapporti di polizia giudiziaria, denunce ed esposti, senza dare segni di vita.

La realtà è che si stanno strutturando organizzazioni neofasciste basate su un reclutamento a carattere sempre più giovanile, con un evidente salto generazionale e una disciplina interna assai marcate, con la propensione all’esibizione di tipo paramilitare. Una stagione nuova.

Milano, 30 giugno 2017

(*) L’articolo è stato ripreso dal quotidiano «il manifesto». Invece l’immagine – trovata in rete (anche con il titolo “Dire le cose con garbo“) – è stata scelta dalla “bottega”. Qui ospitiamo spesso gli scritti di Saverio Ferrari, il più attento studioso dei neofascisti italiani, un ruolo scomodo (è stato più volte “intimidito” e spesso, quando parla in pubblico, trova ad accoglierlo minacciose scritte murali)  tanto più in un Paese dove i giornalisti dei “grandi” media censurano o minimizzano l’azione squadrista, per ignoranza, viltà e talvolta fiancheggiamento. [db]

 

 

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