Diffondere neuroni allegri nell’aria
recensione a «L’uomo che volle farsi strega» di Francesca Garello
di Luigina Sgarro
Quando ho chiuso l’antologia dedicata dall’editore Homo Scrivens a Francesca Garello non ho potuto fare a meno di farmi una domanda: perché le persone leggono così poco in generale, e leggono così poco fantasy in particolare? L’altra cosa che mi è venuta in mente è che invece fantasy e science fiction al cinema funzionano molto di più.
Personalmente discuto sempre animatamente con quanti sostengono che la lettura sia un modo di apprendere e conoscere più passivo del video. Io credo esattamente il contrario. Nel film, nella riduzione cinematografica, il personaggio è lì, già consegnato e prefabbricato, nella lettura devo farmelo io, con il mio emisfero destro, scaglie, fuoco e puzza, il sangue deve cadere come dico io, il riflesso sulla pozza scura è come io lo immagino.
Mi viene da concludere tristemente che viviamo in un mondo in cui non abbiamo voglia di fare lavorare la fantasia, non abbiamo voglia di mettere noi stessi alla prova nell’esplorazione di mondi fantastici, non abbiamo desiderio di sapere come costruiamo castelli, diamo vita a mostri da incubo e inventiamo complesse città del futuro; altrimenti le persone sarebbero in fila davanti alla porta della libreria più vicina per una copia de «L’uomo che volle farsi strega» (190 pagine per 13 euro).
Iniziamo con il primo racconto «Pari opportunità», che ispira il titolo della raccolta: è un racconto sofisticato, che unisce un umorismo consapevole e sottile all’abile costruzione di uno scenario credibile e che conduce il lettore in volata verso l’esilarante finale.
Il secondo, «Rifiuti speciali» è un’originale variante sul tema dei viaggi nel tempo (e solo il cielo sa quanto sia difficile trattare in maniera originale un tema così abusato). Ne «L’angelo sbagliato» riecheggia un po’ il Jack London del viaggiatore delle stelle, anche qui il finale non lascia delusi. Divertente anche l’omaggio a Massimo Mongai, e al suo Rudy Turturro in «Finale di Coppa», mentre in «Delfi» gli echi della cultura classica costruiscono un racconto che unisce simpatia e tenerezza.
Non sempre i buoni vincono, ma i cattivi hanno quello che si meritano in «La mamma ha sempre ragione». Nel racconto «Sistema Bibliografico Planetario» c’è una troppo zelante emula di Thursday Next (qui i fan di Jasper Fforde andranno in solluchero). In «Un posto per ogni cosa» ritroviamo il tema, già affrontato precedentemente, di una società misogina e repressiva, che non trova soluzione né espiazione ma solo una temporanea catarsi che celebra e sottolinea le regole paradossali della società che descrive. In «Notte Magica», che ha come sfondo un derby Roma-Lazio, lo slogan “Forza Lupi” assume nuove macabre sfumature. «La crosta» ci porta in tutt’altro luogo: un dipinto misterioso fa affiorare una storia d’amore tragica e leggendaria. «Un’altra storia» ripropone scenari di cacciatori di animali fantastici, offrendoci una versione di drago, in veste di preda, insolita.
«Cosa piace veramente alle donne» è, a mio avviso, il racconto meno riuscito del volume ma sono solo due paginette e molte donne forse non sarebbero d’accordo con me. «Mea culpa» trasforma un incubo dei nostri giorni in un’odissea Kafkiana mentre «La sentenza» ci offre una lettura alternativa, in chiave giuridica delle favole che abbiamo amato di più e «Vacanze intelligenti» è un simpatico omaggio al mondo del fumetto e dei giochi di ruolo. Chiude il volume «Chloris», un inno insieme delicato e struggente all’amore e alla bellezza della natura.
Insomma, un volume vario, divertente e pieno di spunti di riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro.
La domanda è: ma la Garello come fa? Dove trova tutta questa fantasia? Non potremmo trovare il modo di diffondere i suoi neuroni luccicanti nell’aria per rendere il mondo un posto più allegro e divertente?
Mi è venuta un’idea per un racconto…
quello che mi meraviglia di Francesca é il fattore sorpresa. Sempre qualcosa inaspetatta. Sono argentina, quindi se non scrivo bene perdon.