Dighe: Endesa/Enel si compra la Colombia
di David Lifodi
Le diciassette centrali idroelettriche sul Río Magdalena, nel montagnoso dipartimento colombiano di Huila (nel sud-ovest del paese), rappresentano uno dei megaprogetti più folli tra quelli legati alla costruzione delle dighe in America Latina. Hydrochina, l’impresa che si è aggiudicata i lavori con lo scontato, quanto scellerato ok del governo colombiano, si lecca già i baffi. Ad essere a rischio sono la vita delle persone, l’ambiente e le risorse idriche.
Il Río Magdalena nasce ad oltre 3500 metri, nella stessa zona dove si formano anche i fiumi Cauca, Putumayo e Caquetá: per questo la zona del Macizo colombiano, tra i municipi di San Sebastián e San Augustín, rappresenta la principale riserva d’acqua del paese. Se la “Formulación del plan maestro de aprovechamiento del Río Magdalena”, questo il nome del megaprogetto di Hydrochina, andrà in porto, secondo il Comité de Defensa del Macizo l’impatto ambientale e sociale sarà devastante. Inoltre, l’energia prodotta dalle centrali idroelettriche (sette nel dipartimento di Tolima e nove in quello di Huila) non servirà a rifornire il paese, ma sarà venduta a Perù, Venezuela e Bolivia, sostengono quelli del Comité de Defensa del Macizo, che evidenziano come il progetto sia stato approvato senza alcuna consultazione delle comunità che abitano nelle zone su cui sorgeranno le dighe. Le centrali idroelettriche serviranno per incentivare i progetti estrattivisti nella regione e favorire le corporazioni transnazionali conducendo un’operazione molto pericolosa, da cui potrebbe derivare anche la privatizzazione dell’intero Río Magdalena. La Asamblea de Afectados por el Quimbo evidenzia che dal 2012 Hydrochina e Cormagdalena (Corporación Autónoma Regional del Río Magdalena) stanno lavorando alla costruzione di trentotto microrepresas, piccole dighe che pian piano costringeranno le comunità a lasciare le loro terre. La Colombia è un paese dove la costruzione delle centrali idroelettriche ha avuto inizio già da diversi anni. Nel 2007 si cominciò a parlare del Proyecto Hidroeléctrico el Quimbo, ma nonostante la concessione di oltre novemila ettari di terra alla multinazionale Endesa-Emgesa da parte dell’allora presidente Álvaro Uribe, il progetto fu respinto. Le comunità denunciano che il megaprogetto idroelettrico sul Río Magdalena è stato caratterizzato da irregolarità di ogni tipo e provocherà un’inondazione che farà sparire le infrastrutture sociali e culturali, le ricchezze in ambito di agricoltura e bestiame, e ancora la flora e la fauna di almeno due dipartimenti del paese. Inoltre, agricoltori e pescatori che vedranno danneggiata per sempre la loro economia di sussistenza, principale fonte di sostentamento per le loro famiglie, sostengono che il governo sta cercando di dividere le comunità portando elementi di frizione al loro interno, ad esempio comprando il consenso di alcuni di loro. La ribellione delle comunità del dipartimento di Huila finora è stata repressa tramite l’impiego dell’Esmad (Escuadrón Móvil Antidisturbios), che ha utilizzato armi da fuoco e gas lacrimogeni contro contadini, piccoli pescatori e tutti coloro che hanno cercato di opporsi al megaprogetto. Eppure, le giornate all’insegna dello slogan Ríos Vivos, pueblos libres, hanno raccolto un’ampia partecipazione sfociata spesso in azioni di disobbedienza civile di massa contro la cosiddetta locomotora mínero-energética. La multinazionale italo-spagnola Endesa, divenuta ormai la principale impresa elettrica privata in America latina, è presente in Brasile, Perù, Argentina, Cile e Colombia. L’Observatorio de Multinacionales en América Latina sottolinea come Endesa sia specializzata nel comprare le coscienze delle persone: spesso la multinazionale riesce ad ottenere l’accordo di alcuni elementi della comunità, magari garantendo migliori condizioni di vita o un’alimentazione decente, per poi creare tensioni ad arte all’interno degli stessi villaggi. In realtà, il compromiso de desarrollo de las comunidades sbandierato da Endesa consiste principalmente nell’attuazione di piani di sviluppo esclusivamente in chiave assistenzialista per cooptare alcuni leader delle comunità in cambio di un impiego o di benefici di altro tipo. Dal 2009 Endesa è stata acquisita dalla nostra Enel, che ne ha subito assimilato gli stessi metodi loschi e ambigui. Il caso più clamoroso riguarda l’inaugurazione, nel 2012, della centrale idroelettrica di Palo Viejo (San Juan Cotzal, nord del Guatemala), avvenuta grazie all’inganno perpetrato da Enel Green Power ai danni delle comunità maya ixil con il sostegno dell’ambasciata italiana in Guatemala. In Colombia le comunità hanno deciso di rifiutare i megaprogetti idroelettrici, estrattivisti e agroindustriali sul loro territorio e ne hanno denunciato l’impatto economico, sociale e ambientale.
Gli afectados del Río Magdalena denunciano: “Qui un tempo crescevano riso, mais e cacao. Le terre fertili hanno subito un’inondazione e ci hanno obbligato a vivere di pesca. Adesso, con le nuove diciassette dighe ci cacceranno di nuovo. Le centrali idroelettriche non portano né posti di lavoro né progresso, ma ci impoveriscono”.
NOTA
Più volte mi sono occupato in blog dei misfatti Enel in America Latina, eccone alcuni esempi:
– Fatti e misfatti Enel in Guatemala
– Guatemala, conflitto Enel-indigeni
– Colombia: una vergogna italiana targata Enel
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un paio d’anni fa ho visto un documentario su rio Magdalena e dighe, eccolo:
https://www.youtube.com/watch?v=bWHKtjHnm1E
qui, con sottotitoli in italiano:
https://www.youtube.com/watch?v=BqvuPHWu-bI
Grazie per i link, Francesco.
Sarebbe interessante, e appena ho un po’ di tempo, vorrei farlo, come ho già anticipato a Daniele, mappare le imprese latinoamericane o occidentali presenti a Expo responsabili di devastazione ambientale, sfruttamento del lavoro minorile ecc… e fare un po’ di controinformazione.