«Dimmi che destino avrò»
di Ignazio Sanna (*)
Il 10 agosto scorso a Cagliari a Villa Muscas, a cura dello Spazio Odissea, è stato presentato in anteprima il cortometraggio di Peter Marcias «Il mondo sopra la testa», alla presenza del regista. A seguire «Dimmi che destino avrò» (http://youtu.be/ZToh-GN-HOM) l’ultimo lungometraggio di Marcias, accolto abbastanza positivamente dalla critica e dal pubblico. Ebbene, lo confesso, questo film mi ha parzialmente deluso. Non sono un critico cinematografico paludato ma soltanto un comune spettatore appassionato che però in vita sua ha visto parecchie centinaia di film. Il mio parere non è e non vuole essere una bocciatura, né per il film tanto meno per il regista. Ma non posso fare a meno di sottolineare i limiti di quest’opera. Lo stereotipo del commissario campano che fa tanto Ciccio Ingravallo (che era molisano, ma in questo contesto è lo stesso) avrebbe potuto essere evitato. So benissimo che la Sardegna, come l’Italia, è piena di campani d’ogni genere, e quindi anche commissari, ma non vedo perché a Cagliari non si sarebbe potuto trovare uno straccio di commissario locale. Così come forse il ruolo dell’agente Sanna avrebbe potuto essere affidato più realisticamente a un sardo e non al romano Andrea Dianetti, che pure non demerita. Mi si dirà che sono dettagli. Può darsi, ma il momento peggiore è la performance davvero imbarazzante di Nino Nonnis nella parte del procuratore capo, per fortuna di breve durata. Costui infatti più che un magistrato sembrava un anziano avvinazzato recuperato in qualche periferia disastrata. Qui il film ha rischiato seriamente una svolta nel grottesco.
Per fortuna invece Salvatore Cantalupo, già visto in «Gomorra» di Matteo Garrone, è un ottimo professionista, così come l’albanese Luli Bitri, efficacissima nel ruolo di Alina. Visto che siamo arrivati agli aspetti positivi, dico pure, che nonostante qualche incidente di percorso, lo scopo del film è stato raggiunto. Basato su una sceneggiatura di Gianni Loy, docente universitario che da tempo si dedica alla tutela dei diritti della popolazione rom, riesce perfettamente a far arrivare il suo messaggio antirazzista. E sappiamo quanto ce n’è bisogno in una Italia in cui personaggi incivili, in qualche modo apparentati alla politica, non perdono occasione per insultare e denigrare rom e migranti, o perfino ministri non bianchi. Mi pare che l’essenza di questo messaggio stia nel richiamo alla responsabilità individuale. Nessuno come i sardi può capire cosa voglia dire essere definiti aprioristicamente «banditi», così come i cosiddetti zingari vengono definiti ladri, facendo di tutta l’erba un fascio. Dovrebbe essere ovvio che chi non ha risorse è più tentato di infrangere la legge rispetto a chi ne ha. D’altro canto esistono esempi del contrario. Non possiamo dimenticare infatti che in questi giorni l’Italia è il Paese in cui un condannato molto potente (non un don Rodrigo qualsiasi dunque) e molto ricco e che della legge non si è mai curato, non soltanto è a un passo dal golpismo acclarato ma scatena i mezzi di comunicazione di sua proprietà in un linciaggio mediatico contro un magistrato colpevole soltanto di aver fatto il proprio dovere. Di fronte a una situazione tanto drammatica, nella quale è minacciata la democrazia stessa, c’è davvero bisogno di messaggi positivi, che facciano riflettere su quanto sia sbagliato, oltre che stupido, odiare chi non è esattamente come noi. Che ci aiutino a capire quanto l’integrazione fra gli esseri umani, e quindi la parità di diritti e doveri per tutti, sia fondamentale per costruire un mondo più giusto nel quale tutti possano avere le stesse opportunità.
Il messaggio veicolato dal cortometraggio d’animazione «Il mondo sopra la testa» (http://youtu.be/x7q9XTGLXIY), sceneggiato dallo stesso regista, è analogo, ma in questo caso il bersaglio è l’omofobia, anch’essa espressione violenta di inciviltà per la quale vale quanto detto sopra per il razzismo. Peccato soltanto che la storia non riesca a coinvolgere come dovrebbe, non so se per il tipo di disegno o per qualche altro motivo. Bella la trovata della falsa nipote, che in extremis riesce a riconquistare l’attenzione dello spettatore. E poi fa sempre piacere vedere sul grande schermo alcune fra le immagini che caratterizzano la città di Cagliari, anche se soltanto disegnate.
(*) Settimo appuntamento con la rubrica «L’isola del giovedì: cinemanonsolo» dove Ignazio Sanna racconta e racconterà cosa accade sulla scena sarda con un occhio agli altri universi. Settimanale o magari quattordicinale ma sempre di giovedì; ovviamente sono gradite le segnalazioni, potete inviarle qui o direttamente a Ignazio. (db)
Ignazio, condivido in pieno il tuo parere riguardo agli aspetti positivi del film e anche la critica che fai per la “figura” del procuratore capo, ma a me non è dispiaciuto neanche che il commissario fosse un “forestiero”, l’ho trovato molto realistico e che da a Cagliari una dimensione metropolitana che non guasta, specialmente in un film come questo.
Grazie, Roberto. Tutti i pareri sono ugualmente legittimi 🙂
Ignazio Sanna