MARIA ROSA GISA SILVA MARI & MONTI
di Sandro Sardella
Nella foto l’ultimo giorno nella sede del Viandante in via Grandi: ripresa (come l’altra, qui sotto) da varesenews.it
IL VIANDANTE ………
a Varese .. in città .. c’era un luogo per sostare per un caffè una bottiglia d’acqua minerale
una fetta di torta per una giacca pulita per un maglione caldo per andare in bagno per fare
due chiacchere qualche informazione ..
“Il Viandante” era uno spazio per i senza tetto per consumare il pasto avuto dalla mensa della
Brunella per sentirsi meno soli meno in strada meno affogati dal fastidio
perbenista dal vinaccio .. uno spazio rimasto aperto anche durante la pandemia .. un punto
di riferimento attivo grazie a Mariarosa a Maria a Gisa a Andrea a Claudia e altre persone
volenterose .. c’era una associazione che contribuiva alle spese ma dopo i decreti Salvini ..
poi è arrivato lo sfratto .. il Comune interpellato ha ascoltato .. ma “Il Viandante” è ormai
chiuso .. però .. i volontari non si sono fermati e alla gente della strada ai senza casa ancora
viene offerto un caffè un panino un succo una coperta un sacco a pelo .. prima che l’oscurità
cali sulla città indifferente ..
ed così ho scritto questa poesia ………..
DISCANTO MARIAROSAGISASILVAMARI & MONTI
Mi piacevamo di più quando eravamo pronti a levare
il pugno in aria.
Mi piacevamo di più quando urlavamo e marciavamo
concentrati per cambiare tutto.
(Amiri Baraka)
1
vedo corpi che non dicono
ma inducono al guardare
una febbrile delirante
sete di vivere
vedo l’osare una voce calda
una mano tiepida
fra nubi un vibrare
“dammi una sigaretta”
di fronte a un avaro sorriso
sento i liquami neri dei libri contabili
foglio sottile
filigrana di voci
strade di rime sconfitte
fanno l’amore
aspettando la pioggia
un vecchio clarinetto
schiuma l’aria
trafigge i fianchi
maledetta terra dei capannoni
fradicia e rancorosa
nelle vene e nel cuore
con sogni ubriachi
d’immagini secche
in fiati pesanti di
stridenti canti di guerra
Occidente bruci
bruci bruci
in una luce cruda e insolente
l’Europa è sporca d’egoismi nazionali
l’Italia è marcia smemorata
il Mediterraneo ingoia e disperato
rianima lingue che non si parlano più
2
sulla sabbia dei giorni
rigoglioso e immobile
il paesaggio prealpino
oggi primo settembre
in Varese
il VIANDANTE
tace
ribolle l’amarezza di
donne che hanno combattuto
con umiltà
per accogliere
per alleviare
nascoste solitudini
silenziose povertà
Varese stasera
senza quel piccolo porto d’attracco
è più sola e asmatica
più della pioggia di un novembre
randagio e pandemico
Maria Rosa Gisa Silvana e Mari & Monti
ostinatamente
sempre nelle strade
sempre una manciata di parole
lieve polvere di stelle
ostinatamente
alle stazioni al sottopasso sotto i portici
con latte e miele
con tè e caffè
sdoganano l’indifferenza
bucano una rete di paure
parlano e tagliano
il filo spinato che ci avvolge
con passione
con occhi penetranti e
cuore aperto
instancabili
scuotono
sonni troppo tranquilli
restituiscono
la dignità di essere umani
…dovrei commentare Amiri Baraka rimembrando il come “si era” forte e passionale che sfidava gli dei falsi e bugiardi, l’ordine costituito dei potenti alla “Bava Beccaris”? Oppure la lirica di Sandro Sardella che affonda la lingua della poesia nella realtà della diseguaglianza varesotta, resa meno diseguale e ingiusta, certo più solidale, dal kolchoz/kibbutz/comunità del “Viandante”? Niente di tutto ciò ma qualcosa dirò: la poesia di Sandro si spiega da sé; si regge autonomamente
attraverso la propria originale architettura; la bellezza narrativa, verso dopo verso, salmodia della crudeltà dell’oggi e della sua manifesta indifferenza verso i più deboli; racconta il fare -la poiesis- di MariaRosaGisaSilvaMari & Monti etc. che controbilancia quella stessa crudeltà dell’oggi liberista e tecnocrate, riscattando contemporaneamente se stessi e lo sventurato di turno. Il resto? Spesso è indifferenza, acrimonia, disprezzo verso gli ultimi, i fuggiaschi, i senza terra, i diversi. Ma non stupiamoci più di tanto. Tutto il mondo è paese. A Varese avvengono cose brutte pur anco legali e cose belle al limite del possibile, o, dell’illegale. Anche altrove. E allora? Meno male che l’arte, e i poeti sono capaci di tracciare altre prospettive illuminando sempre nuovi orizzonti ricchi di solidarietà. Ma grazie anche a coloro che hanno occhi, gesti, parole verso l’universo della sofferenza che, a dispetto dei tempi ultratecnologici implementa ancora povertà. Alla letteratura, quindi, oltre che pensare alle classifiche e ai premi, o al vacuo comporre, non resta che sporcarsi le mani, i versi, le prose, in nome dell’arte del riscatto.