Domande fuori dalle strade battute
Ec-citazioni tratte da «Leggende del deserto americano» di Alex Shoumatoff (*)
«Jamie era la manifestazione esplosiva di tutti i miei difetti, una caricatura vivente della mentalità predatoria dei bianchi»: è la penultima frase di un gran libro che vi presenterò a frammenti, l’unico modo – mi pare – per “viaggiare” davvero con il suo autore.
C’è il famoso umorismo navajo (a pag 119) a cui Alex Shoumatoff “ruba” la geniale definizione di «handicapaci» (pag 125) che – siete d’accordo? – sarà utile diffondere anche qui, un po’ lontani dal «deserto americano».
Ci sono un po’ di numeri, molte storie, ingiustizie, ribellioni e rassegnazioni, un milione di domande.
C’è il «freeesbee lancia merda» (a pag 460), ci sono ovviamente Cassidy (pag 367) e altri banditi, misteri, strani animali.
Biosfera è «un utopico pianeta in bottiglia» (lo trovate a pag 91) ed è uno dei passaggi del lungo capitolo intitolato «Utopie del deserto».
Invece nel micro-capitolo «La conquista» (a pag 149) si inizia a fare i conti – mai concludibili – con i misteri di Colombo, Cortés e quella gente lì.
Ci sono Apache, Comanche, Hopi, Pueblo, Navajo (o Tusahutva) … insomma un mucchio di «nativi», «pellerossa» o come li volete chiamare.
Forse sapete chi sono gli «speaker» che aiutarono gli Usa a battere i giapponesi: un pezzettino di quella vicenda la racconta Arsenio Smiley (verso pagina 109) che la visse da protagonista; altro che «Enigma» di Alan Turing.
Può essere interessante “scoprire” (pag 12) che «gli omosessuali hanno 7 anime» o almeno così pensano gli indiani Tarahumara sulla Sierra Madre.
Non potevano mancare la Route 66 e il Grand Canyon o Grandmother Canyon. Ci sono i mormoni, c’è Leonard Peltier (a pag 135) e c’è la fecondazione delle nuvole (415), c’è l’ultima rapina – 30 maggio 1899 – a una diligenza in Arizona.
Ci sono le religioni e la spiritualità: mai confondere.
E ci sono i coyote, veri e simbolici.
«A cosa serve andare sulla Luna se non siamo capaci di attraversare l’abisso che ci divide da noi stessi?»: con una lunga frase di Thomas Merton si apre (pag 139) la seconda parte del libro di Shoumatoff.
Procedendo sempre a zigzag, a soprasotto, a primadopo perdiamo di vista e poi reincontriamo il Canyon, il maledetto uranio, i conquistadores, i cowboy di ieri e oggi, gli hippies, gli studiosi e tutti i pazzi possibili
«Leggende del deserto americano» ha un inizio terribile con 43 poveri cristi morti, al confine tra Messico e Arizona, per «l’assenza dell’acqua» e per…. Lo vedrete, se come spero, leggerete questo libro.
Ci sono 126 test nucleari di superficie nel Nevada (pag 521) fra il 1951 e il ’63. E c’è tantissimo altro.
Quasi sempre fuori dalle strade battute… in cerca di storie, di persone, di sé.
«Continuavo a tempestarlo di domande, un atteggiamento ben poco indiano» (a pag 114).
Ristampato, dopo 15 anni da Einaudi – traduzione di Marco Bosonetto; 604 pagine per 26 euri – «Leggende del deserto americano» è un viaggio lungo anni per il quale Shoumatoff sceglie la sintesi giusta (pag 560), rubandola a Thomas Stearns Eliot: eccola: «Non ci stancheremo di esplorare / e l’esito di tutte le nostre esplorazioni / sarà arrivare al punto da cui eravamo partiti / è vedere quel posto per la prima volta».
(*) Questa recensione va a collocarsi nella rubrica «Chiedo venia», nel senso che mi è capitato, mi capita e probabilmente continuerà a capitarmi di non parlare tempestivamente in blog di alcuni bei libri pur letti e apprezzati. Perché accade? A volte nei giorni successivi alle letture sono stato travolto (da qualcosa, qualcuna/o, da misteriosi oppur banali e-venti, dal destino “cinico e baro”, dalla stanchezza, dal super-quasilavoro pur se son disoccupato/pensionato, dai banali impicci del quotidiano +1, +2 e +3… o da chi si ricorda più). Ogni tanto rimedio in blog a questi buchi, appunto chiedendo venia. Ah, alcuni libri li compro in ritardo sulle bancarelle o li vado a prendere in biblioteca, visto che costano troppo per le mie tasche. Altre volte capita proprio che scopro i libri in ritardo (15 anni per Shoumatoff) perché me li regalano. O me li prestano. Come in questo caso: Claudio mi ha “obbligato” a leggere «Leggende del deserto americano» e io lo ringrazio all’infiiiiiiiinito per avermi fatto scoprire un gran libro ma “lo odio” perché, dopo l’innamoramento, ho dovuto comprare il libro – se no come potevo sottolinarlo? – e ridarglielo ma anche regalarne una copia di cooooooooorsa al mio fratellone Danilo; a proposito auguri. (db)
Non mi accusare di simil malefatte.
Te lo avevo regalato!
Ora me lo ridai, così impari.
Suerte
Clau