Dove c’è fumo c’è fuoco?
Il 25 luglio si è discusso in Parlamento di legalizzazione della canapa ma la situazione resta poco chiara
di Enrico Fletzer
La discussione parlamentare sulla legalizzazione della canapa si è tenuta il 25 luglio cioè nel giorno in cui, molti anni prima, il Gran Consiglio del Fascismo aveva detronizzato Mussolini. Un giorno fortunato per tutti coloro che lottano per la libertà e sfortunato per Mussolini che in quella occasione fu fatto portar via dai Carabinieri, il che non è successo a Gasparri, Giovanardi e simili. Del resto nessuno ha ancora pensato di regalare un cilicio o anche solo mutandoni di canapa alla Binetti.
A fronte di un “Intergruppo” che ha riscoperto il piacere del lavoro parlamentare in maniera completamente trasversale, la destra oltranzista pareva in difficoltà ma ha ottenuto comunque un rinvio.
Però anche i compagni non se la passano bene se continuano a mugugnare e a dividersi sul concetto di liberalizzazione che peraltro osteggiano quando parlano di globalizzazione economica, producendosi in un chiaro cortocircuito mentale. Il quotidiano «il manifesto» parla a sproposito di liberalizzazione mentre appare sempre più chiaramente che bisognerà fare i conti solo con una situazione di monopolio attenuato.
Insomma anche tra i favorevoli ci sono alcune differenze e litigi mentre sarebbe tutto più facile seguendo l’esempio dell’Uruguay. Con la collettività che dovrà approfittare della situazione in termini di rischi-benefici, della fiscalità mentre i singoli e i cannabis social club dovrebbero fare la loro parte, cioè difendere la loro autonomia e dotarsi di forme di empowerment.
Il movimento si dovrebbe interrogare sulla sua incapacità di lottare e sognare. E’ il problema denunciato da una compagna di Podemos a un recente convegno svoltosi al Leoncavallo e che in Spagna è stato per lo meno affrontato: la sfida e la lotta al pensiero triste come conditio sine qua non per una ricomposizione politica.
Per alcuni le proposte dell’Intergruppo Cannabis Legale costituiscono una operazione di regime a favore dei grandi gruppi industriali che ormai hanno adocchiato il business. Il senatore Della Vedova, quasi come il vecchio ebreo di fassbinderiana memoria, viene pittato come gestore di un colossale jack-pot. Può darsi che ci sia qualcosa di plausibile nella riscoperta dell’oro verde. Ma i soldi arrivano se esiste un sistema di licenze diffuso e non con un monopolio di Stato incapace di garantire i farmaci a decine di persone come sta avvenendo in questo momento in Italia. Inoltre la situazione statunitense del mercato legale Usa a cui ci si vorrebbe associare è molto complessa come ho potuto verificare a New York in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulle droghe dove ho conosciuto fra l’altro quel vasto settore di Burners for Sanders, “i cannaioli per Sanders”. Essendo una tematica locale sono tantissime le gestioni, anche con alcuni contraccolpi come la penalizzazione dei pazienti rispetto ai ricreativi. Sicuramente nella capitale federale Washington il fronte pro-cannabis è un movimento giacobino per l’autodeterminazione che ha ben poco a che fare con la Coca-Cola.
Nel frattempo qualcosa è successo proprio il 25 luglio perché si è arrivati alla discussione sulla canapa nel Parlamento italiano. Giornali come «Corriere della sera» e «Repubblica» si sono adeguati con quindici anni di ritardo a «The Economist», a «Neue Zuercher Zeitung», a «New York Times» e ai giornaletti anti-proibizionismo su cui scrivo anche io.
E’ la fine della guerra alle droghe come l’abbiamo conosciuta? Facile immaginare come una più matura disanima della realtà, ma anche della nostra complessa relazione con i piaceri, sia ancora da venire.
Insomma dopo il crollo del fascismo si può sperare in qualcosa anche se tutto è stato rinviato a settembre, brutto segno. Continuando nel paragone storico c’è da sperare che ora non venga un simbolico 8 settembre di sfascio e fuga. E’ possibile che si arrivi a una legge completamente sconvolta e negativa ma il fatto che se ne discuta è già un punto importante.
Di certo non si è voltata pagina a Chieti, la città scelta da Mussolini per celebrare un processo piuttosto delicato per il nascente regime fascista, quello agli esecutori materiali dell’uccisione del parlamentare socialista Giacomo Matteotti. Infatti a Chieti è ancora rinchiuso in carcere un poveraccio che non è in grado di pagarsi la cannabis per lenire la fibralgia. Si chiama Fabrizio Pellegrini ed è detenuto nel carcere cittadino. La situazione del musicista teatino indica, come se ce ne fosse bisogno, un grave vulnus nella nostra democrazia del diritto alla cura e all’autodeterminazione; del resto siamo in un Paese che tollera ampiamente la tortura. Una tortura rinforzata nel nostro caso da una legge ingiusta che impedisce a una persona di avere un accesso sicuro alla sua medicina fuori dal circuito carcerario o criminale. La permanenza in carcere di Fabrizio Pellegrini è incompatibile non solo con la sua salute ma anche con la nostra democrazia: tiriamolo fuori ma subito!
DUE LINK UTILI – RIPRESI DA “COMUNE INFO”
LIBRO BIANCO SULLE DROGHE
Oltre un terzo degli studenti (15/19 anni) ha sperimentato il consumo di almeno una sostanza illecita (tra cannabis, cocaina, eroina, allucinogeni e/o stimolanti) nella vita; tra le sostanze consumate la cannabis è quella più utilizzata (quasi il 27%); uno studente su 50 ha assunto almeno una volta nella vita sostanze psicoattive senza sapere di cosa si trattasse, per il 26% si è trattato di ripetere l’esperienza oltre dieci volte; la quota maggiore di utilizzatori di sostanze psicoattive “sconosciute” si riscontra tra coloro che hanno utilizzato sostanze diverse dalla cannabis. Sono alcuni dei dati del setti mo Libro Bianco sulle droghe promosso da La Società della Ragione Onlus (insieme a Forum Droghe, Antigone, Cnca e con l’adesione di Cgil, Comunità di San Benedetto al Porto, Lila e altri). Il quadro normativo, i dati generali, i consumi giovanili, analisi e proposte: un testo tutto da scaricare e leggere per capire
REDAZIONE FUORILUOGO
RIPARTIRE DALLA CANAPA
La canapa (Cannabis sativa) rappresenta una fondamentale risorsa naturale purtroppo molto sottovalutata
MARTA ALBÉ
LE IMMAGINI SONO DI GIULIANO SPAGNUL