Vaccini: dubbi e certezze

di Giuseppe Callegari

Quando ero bambino la poliomielite uccideva e creava gravi menomazioni. Io abitavo in un piccolo borgo, ricordo le mamme che parlavano del vaccino in arrivo e si interrogavano sulla necessità di somministrarlo ai loro figli. Giocavo con altri amici, eravamo come fratelli: tutti siamo stati vaccinati, meno uno, Fabrizio, che fu colpito dalla malattia e dopo una lunga permanenza nel polmone di acciaio dell’ospedale Gaslini di Genova purtroppo morì. Noi abbiamo giocato fino all’ultimo con lui, ma nessuno è stato contagiato.

Adesso, da vecchio, sono coinvolto in una nuova pandemia di cui si sentenzia sia stato trovato il vaccino, anzi i vaccini. Tuttavia, a differenza della polio, i presunti immunizzati possono contagiarsi e addirittura contagiare. Ci viene raccontato che in questo modo si evita uno sviluppo drammatico e letale del morbo, ma casi documentati smentiscono tale tesi; si obietta che sono eventi isolati e circoscritti perciò non inficiano l’efficacia del farmaco. Io ricordo bene che chi si vaccinava contro la polio, fragile o forte che fosse, non era colpito dalla malattia.

Purtroppo la nostra società non accetta di nutrirsi di dubbi ed elegge la certezza come sovrano assoluto. Quindi si scatena la guerra e il linciaggio contro gli “infedeli”, ignoranti e untori-terroristi. Così il direttore del quotidiano «La Stampa», Massimo Giannini, dichiara che i non vaccinati sono persone pericolose e mettono in pericolo la salute degli altri. Oramai, ribadisco, si vive solo di certezze, nulla può interrompere il flusso: il green pass è il magico talismano della salvezza e il pensiero autoprodotto non ha più diritto di cittadinanza.

L’informazione ci offre dati manipolati. A tale proposito propongo un significativo esempio: il 24 agosto 2021 Guido Rasi, ex direttore EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) e attuale consigliere del generale Figliuolo, nella trasmissione «Stasera Italia» di Rete 4 ha dichiarato: «In Israele i vaccinati sono solo il 13%, contro l’87% dei non vaccinati, quelli ricoverati in ospedale». Il 25 agosto 2021 il dottor Kobi Haviv, direttore dell’ospedale Herzog di Gerusalemme, intervistato dalla Tv israeliana Channel 13, ha affermato: «I ricoverati completamente vaccinati sono l’85-90%, l’efficacia del vaccino sta scomparendo».

Ci si scaglia (giustamente) contro coloro che inseguono e minacciano l’immunologo Matteo Bassetti, ma si stende un velo omertoso sulle sue dichiarazioni irridenti e provocatorie.

Si afferma che è assolutamente improponibile il paragone fra l’isolamento di coloro che non vogliono fare questo vaccino e la “segnatura” degli ebrei, ma nessuno redarguisce il direttore del quotidiano «Domani» Stefano Feltri quando equipara gli evasori vaccinali agli evasori fiscali.

Voglio sottolineare che non sono assolutamente un no-vax, semplicemente ho molti dubbi su questo vax.

Ma non è sufficiente perché il solito Stefano Feltri, ispirato dal professor Sergio Abrignani, pontifica: «Chi non si vaccina deve essere escluso dalla vita civile».

Con angoscia devo constatare amaramente che il dissenso non è consentito perché i partiti della destra e della sinistra – con l’avallo del presidente della Repubblica e la benedizione del Papa – hanno sentenziato che lo Stato di Diritto è una pratica obsoleta.

LE IMMAGINI SONO DI SILVIO MINERVA

 

Redazione
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2 commenti

  • angelo maddalena

    più si pintifica basandosi sull’irrazionalità, più le basi di chi sentenzia sono appoggiate sulla fragilità (razionale e non solo); più ci si accanisce per affermare una tesi più si è deboli; il moloch con i piedi di argilla è sempre più evidente e patente, una canzone li seppellirà, per esempio Vaccino vero, la trovate su youtube, e un’altra sta nascendo: Non avete voluto ascoltare

  • Non è una questione semplice. E ognuno porta al mulino l’acqua dei propri ricordi. Io, come l’amico Callegari appartengo alla generazione dei vaccinati da vaiolo e polio. Che pure furono eisiziali per centinaia di migliaia di persone. Che non tutti si ammalassero, considerando anche le misure di profilassi degli anni ’50, comunque diverse dalle attuali, è certamente vero. Così com’è altrettanto vero che le grandi campagne vaccinali di quegli anni (torno a sottolineare la figura sempre dimenticata di Sabin che non solo fu l’artefice di un vaccino “economico” – la semplice zolletta di zucchero – ma che lo regalò al mondo, rinunciando a qualsiasi vantaggio economico derivante dal brevetto). Da più di un decennio – ne sono testimone diretto – sulle pubblicazioni scientifiche più accreditate (BMJ, Journal of American Medical Association, Lancet, Nature e alcune altre) più di un ricercatore ha messo sull’avviso di possibili pandemie generate da virus mutati e, probabilmente veicolate dagli animali all’uomo. Un esempio per tutti: l’Aids. Nonostante il moltiplicarsi di ricerche in tutto il mondo non è stato ancora trovato un vaccino capace di “bloccare” l’Hiv. Potrei citare anche l’Ebola contro il quale solo nel 2019 (le epidemie tutte concentrate nel continente africano hanno cominciato a essere rilevate almeno cinque o sei anni prima). Che dire poi della Sars? E’ un coronavirs e la sua denominazione ufficiale è Sars Cov 1. Riucorda qualcosa? Che fossimo sotto botta da parte di un nemico che poi nemico non è ma si limita esclusivamente a esercitare la sua funzione di sopravvivenza senza alcuna animosità nei confronti del genere umano (magari ce lo meriteremmo?) dunque non è una novità. Reazioni? Nessuna. Quella che doveva essere un’occasione per rinsaldare l’umanità intorno a un obiettivo comune è andata persa. I sistemi politici, i governi, hanno tutti dimostrato una fragilità non comune verso un problema che, al contrario, andava affrontato chiamando a raccolta le popolazioni. Basti pensare a cosa è avvenuto negli Usa con Trump, in Brasile con Bolsonaro, in UK con Johnson. La parola d’ordine era “minimizzare”. Ed è durata lo spazio di un mattino (più o meno). Le lezioni del passato non sono servite a nulla e allora, in assenza di indicazioni univoche e precise, uguali in tutto il mondo (o almeno dove fosse possibile farle applicare) ognuno ha fatto a modo suo. Che cosa ne è derivato? Un caos generalizzato: voci che si sovrapponevano le une alle altre, smentite e conferme poi smentite il giorno successivo. Insomma una totale impreparazione. Naturale che dopo il primo disastroso impatto della malattia ci fosse un’unica strada da percorrere: quella di un vaccino. Che a distanza di un anno, grazie alle nuove metodiche (impensabili come fossero fantascienza negli anni ’50) ma anche grazie a una platea vastissima – forse la più ampia di sempre – di soggetti sui quali effettuare le sperimentazioni di rito (quelle cioè che vengono effettuate per qualsiasi medicinale nuovo) ha portato all’elaborazione di più di un medicinale. E allora è ricominciato il balletto al quale, questa volta, si è aggiunto l’armata dei novax. Che non sono comparsi con il Covid ma esistevano già da molti anni prima: ricordate le voci sul presunto rapporto tra vaccini e autismo messe in giro da un medico inglese, poi radiato. Ma anche le campagne di “controinformazione” con i vaccini estratti da feti morti o contenenti dosi pericolose di metalli pesanti? E mi fermo qui per carità di patria. Dinanzi a forme di pensiero guidate – a mio modestissimo avviso – più dal panico che dalla ragione, è partita una controffensiva dettata anch’essa da timori profondi. La contrapposizione tra chi ha invocato e invoca l’assoluta libertà dell’individuo di scegliere (su che basi, però?) come curarsi e chi, al contrario, rigidamente legato alla scienza ufficiale (in prima linea, ahimè, big pharma responsabile di non pochi “misfatti” in nome del solo profitto e non della salute ma anche di alcuni “miracoli” scientifici che tendiamo a dimenticare) ha scelto come scudo il benessere generale della popolazione, è diventata sempre più profonda. Motivi per sostenere i novax non li ho. Soprattutto perché è difficile ragionare con chi ritiene di essere portatore di verità e giudica gli altri “pecoroni”. Sono stati pecoroni i bambini salvati dalla polio con il vaccino? Eppure questo si dimentica. D’altro canto non ho intenzione di schierarmi dalla parte di un “potere” che non è mai buono. Ma che finisce poi con l’usare a suo esclusivo vantaggio situazioni come le attuali. Le domande che si pone l’amico Callegari sono giuste e legittime. E su quelle dovremmo ragionare proprio perché chi è in possesso di una pur parziale verità non debba imporla dall’alto ma operi per diffonderla. Creare nemici, alla fine, crea martiri. Anche se non sempre per una causa giusta…

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