due (grandi) libri di felini
di franz (*)
come si fa a simpatizzare per i cacciatori umani e a non simpatizzare per gli animali sterminati? tigri e leonesse hanno pensieri? quanto vale la vita di un felino? e quella di un essere umano? e cosa c’è dietro?
domande senza risposte, ma non sempre.
La confessione della leonessa – Mia Couto
dice Nicolás Gómez Dávila che “appartengono alla letteratura tutti i libri che si possono leggere due volte”; questo libro l’ho letto due volte di seguito, quindi questo libro appartiene alla letteratura.
questo libro di Mia Couto (un grande scrittore) parla di cacciatori, fantasmi, sofferenza, esclusione, leoni e leonesse, e tante altre cose, ma, come sempre, ognuno troverà la sua storia.
provateci, però con un avvertimento: potrebbe conquistarvi.
La tigre – John Vaillant
un reportage nel quale la volontà di vendetta della tigre le è fatale, le ammazzano lo stesso, ma qui è sicuro.
a metà strada fra Derzu Usala e Moby Dick, l’impressione a caldo è quella di un grande animale che occupa le menti degli uomini.
io faccio il tifo per le tigri, gatti selvatici cresciuti.
una storia che non si dimentica.
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».