due libri prima di morire
di franz (*)
sono due libri da non perdere, che ci dicono della fine di una vita, piccole storie, quelle di Igor Man, e quasi fotografie degli ultimi istanti, quelle di Franco Arminio.
“Gli ultimi cinque minuti”, di Igor Man, racconta, in storie di poche pagine, gli ultimi minuti di una vita; si tratta di notizie di cronaca, che sono vite alle quali Igor Man da ancora un po’ di tempo, in più sono scritte davvero bene.
e
“Cartoline dai morti”, di Franco Arminio, è un libro che non ti aspetti, 128 morti che lasciano il loro ultimo messaggio, e ti accorgi che uno di questi potresti essere tu, e magari ti fermi un po’ a pensare, abbiamo una vita intera per prepararci a morire e arriva sempre come un’interrogazione a sorpresa, non l’aspettavamo proprio per quel giorno.
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».