Due poesie di Charles Simić
307esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
Sono nato – non so a che ora –
mi hanno dato una pacca sul sedere
e mi hanno passato in lacrime
a uno morto da parecchi anni, in una nazione
che non è più sulle carte geografiche,
dove come una foglia su un albero,
la bella stagione finita,
ho vorticato cadendo a terra
quasi senza fare rumore
perché il vento mi portasse lontano
benedetto o maledetto – chi può dirlo?
Non me ne preoccupo più
dato che ho sentito parlare
di una signora cieca chiamata Giustizia
disposta ad ascoltare i problemi di chiunque,
ma non so dove trovarla
per chiederle il motivo
per cui il mondo certi giorni mi tratta bene
e altri giorni male. Comunque mai e poi mai
sarei il primo a darle contro.
Cieca com’è, poveretta,
se la cava meglio che può.
[da «Avvicinati e ascolta», traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan]
Descrizione di una cosa perduta
Non ha mai avuto un nome
e neanche ricordo come l’ho trovata.
Me la portavo in tasca
come un bottone perduto
ma non era un bottone.
Film dell’orrore,
tavole calde aperte tutta la notte,
sale da biliardo
e bar bui
in vie lustre di pioggia.
Viveva un’esistenza silenziosa e discreta,
come un’ombra in un sogno,
un angelo su uno spillo
e poi svanì.
Gli anni passavano con il loro susseguirsi
di stazioni anonime,
finché qualcuno mi ha detto ci siamo!
E stupidamente
sono sceso su una banchina deserta,
nessuna città in vista.
[da «Club Midnight», traduzione di Nicola Gardini]
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana i versi da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]