due romanzi, se vuoi, di fantascienza
di franz (*),
Clelia Farris e Stanislaw Lem vi aspettano, se non li avete mai trovati prima.
Nessun uomo è mio fratello – Clelia Farris
Ambientato in Sardesia, o Indonegna, a piacere, racconta la storia di Enki, da quando è ragazzino fino a diventare uomo. Quando inizi il libro non riesci a lasciarlo fino alla fine, e la storia sembra parli di un futuro così vicino, o così affianco. Chi non ha timore delle sorprese non resterà deluso. Anche chi dice “ma a me la fantascienza…” lo apprezzerà. Provare per credere.
La voce del padrone – Stanislaw Lem
un romanzo strano, dove non avviene niente di speciale, non mostri, non extraterrestri, solo terrestri in una lotta sotterranea.
viene captato un messaggio proveniente dall’universo profondo, che può voler dire qualcosa, forse importante.
gli scienziati si attivano, intervengono i militari, si costituiscono commissioni, la libertà dello scienziato è minacciata, è come un racconto filosofico, è una storia di umani, molto umani, dell’uomo si parla in questo romanzo del 1968, della libertà di ricerca, dei militari che ci sono sempre, dei rapporti di forza, anche di cosa è la verità, se esiste.
insomma, non è un libro a tempo perso, bisogna farsi prendere per mano da Stanislaw Lem e avere fiducia.
ps: sulla radiazione di Lem dall’Associazione degli Scrittori di Fantascienza Americani (qui)
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».
Il libro di Clelia Farris lo lessi mesi fa, e devo dire che mi piacque parecchio.
siamo almeno in due:)
Grazie a franz per la recensione e a Maurizio per il commento.
Mamma mia che impressione stare nella stessa pagina con Lem!
Clelia
dev’essere una bella emozione davvero, stare con Lem.
io lo preferisco a Moccia, e a tanti altri autori da non leggere, la vita è breve;
Clelia Farris invece la leggerò ancora 🙂