E alla fine restò soltanto la Meloni

di Gianluca Cicinelli*

fascisti

Io, se fossi interessato a conservare al governo nei prossimi anni un qualcosa che pur pallidamente assomigli a uno stintissimo centrosinistracentro, eviterei per i prossimi mesi di attaccare Giorgia Meloni sul piano ideologico.
Bum!!! Ma come, è davvero fascista, omofoba, odiofila, volgare e non bisogna dirglielo? No, non bisogna farci la campagna elettorale, che è un’altra cosa. La posta in gioco qui è diversa, se ancora non si è capito, soprattutto dopo l’ultimo ulteriore scompaginamento delle carte avvenuto con la scissione Di Maio/Conte.

Proviamo per una volta a fare un ragionamento cinico e concreto? Iniziamo a chiederci allora che cosa resterà delle forze politiche che reggono il quadro istituzionale in questo momento.
I cinque cosi sono diventati adesso i due cosi e mezzo uno e i due cosi e mezzo due. La Lega, che deve anch’essa affrontare una resa dei conti interna che ne modificherà la natura salviniana, subendo un processo simile ai 5 cosi, paga il prezzo della sua insulsaggine e del trasformismo che ha caratterizzato il populismo italiano.
Stiamo parlando delle due forze di maggioranza in Parlamento in questa legislatura, la loro dissoluzione/trasformazione tocca oltre un terzo dell’elettorato.

La fine dei 5 cosi trascina con sè la scarsa lungimiranza di chi nel Pd ha creduto che un’alleanza con loro potesse avere un futuro. Ma il Pd con la pioggia o con il sole, essendo esso stesso l’incarnazione della macchina statale, sempre intorno alle cifre attuali resterà, quel venti per cento circa che gli permette nella situazione attuale di essere necessario per ipotesi di governo che vanno da Draghi a Calenda al mischione con i vari transfughi del centrodestra moderato con una spruzzatina di Fratoianni e Speranza. Adesso. Ma, a meno che il Pd non riesca a varare una legge elettorale che stabilisca la maggioranza di governo per quelle formazioni politiche il cui cognome del leader comincia per L, non ha alcuna possibilità di riscuotere un consenso tale che gli permetta di avere in mano il pallino per decidere il dopo Draghi.

Resta solo una forza che ha sempre avversato il governo Draghi conservando un’identità forte ed è FdI della Meloni. Nello sfascio generale non sono caduti nel tranello di accontentarsi di uno strapuntino di governo perchè puntano a controllarlo per intero il prossimo governo che verrà. Non è che la Meloni punti alla guida del centrodestra, FdI “è” il centro-destra o meglio la destra pura e semplice come la conosciamo dal 1946 a oggi, erede di una tradizione che parte dal Msi e passa per An, è un’icona che si presenterà alle elezioni raccogliendo i voti in uscita da tutti gli schifati di Lega, qualche M5s, forzitalioti che hanno capito che la loro barca è affondata. E cosa farà quel che resta del centrosinistracentro? Cadrà nella trappola e chiamerà gli italiani a salvare il Paese dal pericolo fascista spingendo da quella parte finanche gli indecisi, quelli che al centro ancora non sono del tutto convinti, a votare l’unica forza coerentemente “anti sistema” in senso reazionario e, oggettivamente, l’unica non coinvolta con il pastrocchio del governo Draghi e la dissoluzione di partiti e politica degli ultimi dieci anni, regalandogli una maggioranza strepitosa.

FdI è l’unico partito in circolazione che può rivendicare coerenza e un’identità forte che le altre forze politiche, soprattutto a sinistra, se la sognano. Fare finta che non sia così è un altro passo per aumentare i consensi elettorali della Meloni. L’unica strategia possibile con qualche speranza di successo per affrontare FdI è quella di Ulisse con le sirene, con i tappi di cera nelle orecchie ogni volta che la ducetta non sposata magnificherà la famiglia tradizionale, ogni volta che gli adoratori dei riti pagani reclameranno la loro coerenza cristiana, ogni volta che tirerà fuori la teoria del gender e del complotto della Disney. FdI va sfidato sul terreno sociale ed economico, quello è l’unico campo in cui i loro deliri identitari possono essere denunciati e sconfitti.

FdI è contraria da sempre al reddito di cittadinanza, ma non è mai stata in grado, pur pretendendo di cavalcare l’ideologia della vecchia destra sociale, d’indicare una politica di sostegno per la povertà crescente, una politica di tassazione che non sia la difesa dei redditi forti, uno sviluppo economico che faccia uscire l’Italia dall’impasse industriale e manifatturiero. FdI è il partito che ha il maggior numero di arrestati per ‘ndrangheta, ha giocato con le fake news sui vaccini per il covid, ha proposto di affondare le navi con i migranti a bordo. FdI non è stata in grado di fare una proposta per il recupero dell’evasione fiscale. La Meloni è una persona volgare e ignorante che non conosce nemmeno le leggi del suo paese e va a votare lamentandosi di dover indossare una mascherina che non è più obbligatoria da settimane, una persona di così basso livello non può guidare una nazione.

FdI riscuoterà un fortissimo consenso elettorale soltanto per essere stata contro tutto senza essere in grado d’indicare una fuoriuscita italiana dalla crisi. Questo deve essere il tema per attaccarla, non il fascismo di cui agli italiani, che è ormai chiaro che in buona parte fascisti e vigliacchetti lo sono nell’intimo, non può fregare di meno. Se si riuscirà a inchiodare FdI alla sua incapacità di proposte e qualità di leadership lo scontro potrà avere qualche speranza di successo. Se continuiamo come un disco rotto a denunciare un’identità che fa schifo a noi ma non dispiace alla popolazione, gli avremo soltanto consegnato la possibilità di governare con percentuali bulgare e a lungo.

ciuoti

Un commento

  • Domenico Stimolo

    Tutto vero, condivido le osservazioni che riguardano il partito dell’ estrema destra italiana.
    Ma per noi: sinistra, progressisti, antifascisti, antirazzisti, amici delle organizzazioni sindacali e del mondo del lavoro in tutte le sue componenti, amanti dei dirirtti civili, il problema vero e’ un altro.
    Ci serve un’ operazione alla ” francese” che metta assieme un nuovo “fronte popolare”, non il “campo largo” dei democristiani che hanno la maggioranza del PD….dai quali non c’ e’ speranza di battere la vecchia nuova destra.
    Poiche’ ogni stato ha la propria specificita’ innervata nel proprio percorso storico, per fare alla francese” servono aggregazioni plurali che mettano al bando il proprio settarismo e singole ondividualita’, di prestigio vero, non pervase da egocentrica passione.
    La strada e’ molto stretta, e’ l’ unico percorso per tentare di impedire un prossimo governo di destra, guidati dagli eredi dei fascisti
    Serve una profonda riforma elettorale ( alla ” francese”, ma chi la fa?

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