È difficile essere un dio – Arkadi e Boris Strugatzki

di franz (*)

come la migliore fantascienza questo libro parla di noi, parla di ieri, di domani, in realtà parla di oggi.

 

un gruppo di “agenti” va in un altro pianeta, per studiare una società poco evoluta, che sta nelle “tenebre”, la violenza e l’ignoranza vincono, una storia molto umana, potrebbe essere quasi un libro di storia.

non possono intervenire, qualcuno lo ha fatto in passato, e l’ha pagata cara, Anton (don Rumata) non ce la fa a fare l’osservatore di tanta prepotenza e violenza, diventa “partigiano”, interviene, a costo della vita.

un grandissimo libro, di due scrittori che hanno scritto moltissimo, ma solo un altro libro è stato tradotto in italiano, “Picnic sul ciglio della strada”.

 

p.s.: da questo libro sono stati tratti due film, nel 1989 è stato girato un film con la sceneggiatura di Jean-Claude Carrière (ha lavorato con Buñuel, per dare un’idea),e nel 2013 lo ha fatto Aleksey German (dicono sia un capolavoro, se mai arriverà nei cinema italiani potremo anche vederlo).

 

(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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