Egitto: libri bruciati, libri vietati

di Monica Macchi (*)

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I libri bruciati sono quelli «sovversivi e pericolosi» in base al giudizio del comitato costituito appositamente dal ministero dell’Educazione e lo scopo è quello di «mettere le menti dei bambini al riparo dall’estremismo e dal terrorismo» secondo le parole di Bouthania Kishk, l’ufficiale del governo che ha partecipato al rogo. In particolare ci si è accaniti contro testi giuridici fra cui quelli di due preminenti giuristi egiziani, Abd Al-Razzak Al-Sanhuri, un modernizzatore della sharia attraverso istituti del diritto civile occidentale e dello Sheikh Ali Abdel Razik, sostenitore della separazione fra religione e Stato e della non-necessità del califfato (nel senso che i musulmani possono avere qualsiasi tipo di governo, sia religioso che laico, purchè al servizio degli interessi e del benessere collettivo) e contro i testi di storia che utilizzano il termine «inqilab» cioè “colpo di Stato” invece di «thawra» cioè “rivoluzione” per descrivere la deposizione di Morsi a opera del generale Sisi. E ovviamente a proposito del nuovo governo non si può parlare del massacro di Rabaa… tanto meno in televisione e così il nuovo programma di Reem Magued è stato sospeso dopo l’intervista con Eman Helal, fotografa di Masry Al-Youm che ha mostrato anche il suo reportage a Rabaa al-ʿAdawiyya e ricordato alcuni fotogiornalisti ancora in carcere fra cui Shawqan, considerato da Amnesty «prigioniero di coscienza» (qui potete leggere più informazioni sul caso Shawqan: http://peridirittiumani.blogspot.it/2015/01/mahmoud-abou-zeid-alias-shawkan-un.html).

Il libro vietato (questo senza motivazione…) è «Walls of Freedom» della casa editrice Dar Al-Tanweer, un ritratto dell’Egitto post-25 gennaio attraverso i murales del Cairo che hanno trasformato le strade in un giornale dinamico e creativo, alternativa popolare ai media mainstream e alla propaganda governativa. Arricchito con saggi di artisti ed esperti, «Walls of Freedom» contestualizza i graffiti nei contesti storici, socio-politici, culturali e artistici nell’intero Egitto. Per denunciare la censura alcuni artisti – fra cui Mohamed El-Moshir e Ammar Abo Bakr – hanno dipinto questo murales a Al-Bustan in pieno centro al Cairo.

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Per tutta risposta sono stati arrestati e detenuti per più di 12 ore…e il libro continua ad essere vietato.

(*) Ripreso da http://peridirittiumani.blogspot.it che si presenta così: «…Non si potrà avere un globo pulito se gli uomini sporchi restano impuniti. E’ un ideale che agli scettici potrà sembrare utopico, ma è su ideali come questo che la civiltà umana ha finora progredito (per quello che poteva). Morte le ideologie che hanno funestato il Novecento, la realizzazione di una giustizia più giusta distribuita agli abitanti di questa Terra è un sogno al quale vale la pena dedicare il nostro stato di veglia».

 

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