Einstein aveva ragione: le onde gravitazionali …
… esistono, le abbiamo viste
di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia
Il buon vecchio Albert Einstein sta facendo bisboccia con gli amici in un’altra dimensione dello spaziotempo: finalmente la comunità scientifica – ferventi buontemponi che non credono fino a quando non ci mettono il naso? – è riuscita nell’impresa di osservare direttamente le onde gravitazionali prodotte dalla distorsione dello spaziotempo, che il buon vecchio Einstein aveva incluso nella teoria della relatività generale del 1916.
Tutto è iniziato il 14 settembre 2015, quando gli strumenti del progetto LIGO hanno osservato le onde gravitazionali prodotte dall’ultima frazione di secondo del processo di fusione di due buchi neri. Ovviamente i buchi neri non si sono fusi adesso, ma la loro unione è avvenuta presumibilmente un miliardo di anni fa ed è stato rilevato solo adesso: quindi l’universo ha letteralmente parlato da un lontanissimo punto del nostro passato, dando non solo conferma alle teorie di Einstein ma anche la prova solida e concreta della reale esistenza dei buchi neri.
Stephen Hawking ha così affermato che abbiamo un nuovo modo di guardare l’universo, con buona pace del modello “stazionario” che ancora sopravviveva nonostante gran parte del mondo scientifico ormai ritenesse valido il modello dell’universo in espansione, quello del “Big Bang”, per intenderci.
«Nel 1916 Einstein ha predetto le onde gravitazionali. Oggi siamo felici di annunciare che abbiamo rilevato per la prima volta le gravitazioni universali» è stato l’annuncio alle 16:30 (ora italiana) dell’osservatorio di Cascina. «Ora si apre un nuovo capitolo dell’astronomia» ha affermato il coordinatore della collaborazione scientifica Virgo, Fulvio Ricci. C’è anche la collaborazione sostanziale della ricerca italiana, da parte dei ricercatori di Cascina e dell’ INFN.
Le #ondegravitazionali ora sono una realtà e hanno ricevuto pure le congratulazioni del premier Matteo Renzi: sembra che l’universo abbia svegliato anche lui.
Lontano (2011)
Lontani sono i mondi che noi attraverseremo senza saper
bene dove l’inizio della nostra fine. Lontani, i mondi lassù,
ma non scorderemo il fine. Noi, figli di Yaf-het, di colui
che “prese dimora” a occidente, ora abitiamo sotto tende
di Sem, sotto le ali della Sua chiesa. Se solo sapessimo
del nostro passato per saper dove si volge il nostro passo!
Che potremmo mai ricordarcene non senza confusione?
Prosciugatesi antiche paludi, dal Mar Caspio giungemmo
al Mar Nero di terre incognite, sospese come nel sogno:
Hattilantis ne fu il nome, un’Atlantide di ceneri e lapilli
che ebbe a che fare con l’isola di Creta e dove fu fondata
la nostra Ilio. Ma i greci, antichi nemici di anatolici,
non conobbero veramente i minoici: di essi sì, ne narrano
alcuni miti, ma Minosse non era il diavolo. Esisteva,
agli inizi, lo strano culto del serpente e lì dove l’aratro
seminava primi indizi di civiltà direttamente nel solco
della storia. Nei pressi di Eridu, antica città di Shumer,
il Paese del Mare, si modellarono statuette ofidie, sotterra
furono rinvenuti gli ossi di esseri giganteschi, i dinosauri,
e l’Eden si collocava nel giardino di Guedinna, tra Umma
e Lagash; ma l’essere a noi più ostile un Neanderthal
come Lilith, allor quando Iddio rivestì l’uomo di pelli
e il lanoso pachiderma tuonava. Accadde poi il Diluvio,
e l’acque tumultuose dell’Eufrate inondarono il meridione
e tutte le terre feconde che videro poi la gloria di un re:
Ghilgamesh. Tra tutti i grandi che eressero megaliti
orientandoli secondo le cose di Padre Cielo e che presero
in moglie le figlie di una Madre Terra, anche l’Egitto,
fondato da Narmer, emerse dall’acque come un obelisco,
ai raggi del sole, ma più non vi regnava l’asiatico
che abbozzò le piramidi e quella sfinge poi raffigurata
nella Tavolozza del protofaraone, come immersa
in petrose sabbie lungo le belle rive di papiro. E quelle
genti che fecero il lavoro duro di erigerne i monumenti
son coloro che il biblista chiama i Figli di Misraim.
Ma Misraim non è Mis-Rê, l’Egitto dinastico non è
il pre-dinastico Popolo del papiro! Oltre al geroglifico,
lingua conosciuta di allora fu una sola, scritta da nazioni:
il cuneiforme. E le sue parole, incise nella cruda argilla,
si adattavano a ogni vulgata, come ci testimonia Ebla.
Persino Mosè la conobbe, altrimenti come lo avrebbe
inteso uno di Madian quando fuggì da corte? L’accàdico,
ossia l’assiro-babilonese, era la lingua internazionale
di cui acuti faraoni come Ekh-en-Aton si servirono
in diplomazia e sempre in questa Nefertari, una moglie
di Ramses, aveva ottimi rapporti con la consorte del re
ittita, anni dopo quella di Qadesh. Qui perdere il filo
del discorso è molto facile, visto che il Genesi biblico,
tra tanti fatti mitologici, ci parla soltanto di una sola
lingua conosciuta ai tempi delle prime ziqqurat sì alte
come quella di Saqqara, ma nel labirinto di specchi
che è la parola, il nome Arianna significava Colei
che fu bella, poiché Ari significava avvenente e Ann
era suffisso del passato remoto del verbo essere. A noi,
pronipoti di un Noè di nome Deucalione, oggi dispersi
in ogni dove sulla faccia delle terre emerse, dette impulso
anche stirpe d’intrepidi Arii, che conquisero Hariyupeya,
una Harappā dei Rig-Veda. Tutto giusto fin qui? Il canto
mio è desolato, or più non siamo gli stessi di uno ieri,
e dove ritroveremo le nostre radici per guardare anche
alle verdi foglioline? Tutto è caduco, eracliteo “panta rei”
colma ogni buco. Smemoreremo? Si è fatta oscurità, ora,
sulla Terra, a causa di molte calamità l’Oriente soffre.
Chi, senza peccato d’orgoglio, ci guiderà su vie d’eternità,
a chi attingeremo vere perle di saggezza? Da coloro
che ballano la samba sugli altari e ti adescano ragazzini?
Vita, sinonimo di luce, ma molti preferiscono le tenebre
alla vera lampada di un’umanità interiore, si prendono
gioco del loro prossimo, perché adorano un vitello d’oro.
Lontani sono i mondi che noi attraverseremo, lassù,
senza saper bene dove l’inizio della nostra fine. Già
ci si son spalancate le porte dell’universo, lo scrutiamo,
e la polverosa luna è solo un sogno caro a romantici.
Lontani, i mondi lassù, ma non scorderemo il fine
che ci avrà spinto nell’oltre. E quel dì saremo come uno
strenuo fior del deserto, e bello agli occhi del dio Logos.
“Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo”, “Se io non posso piegare i cieli, smuoverò gli inferi”, affermava Virgilio. Sicuramente l’umanità non se ne farà nulla di sapere che ora è certo che l’universo si espande piuttosto che stazionario… sicuramente questo non aggiunge nulla alla certezza terrificante di essere soli nell’universo. Coloro che venerano il vitello d’oro e disdegnano queste scoperte per allargare la loro conoscenza e pensano solo a se stessi, forse un giorno potranno apprezzare le aperture mentali che dona la sapienza ulteriore del Logos.
“Gitta i vincoli uman pensiero
e splendi e folgora
di fiamme cinto
materia inalzati
Satana ha vinto”
Giosuè Carducci, “Ode a Satana”