Einstein perso in una favolosa tenebra informe ma non è cosa Nova

di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

Ogni tanto qualcuno ribadisce quanto gli/le edicolanti siano in via d’estinzione o talmente alieni da rientrare nel paradosso di Fermi, ovvero: se l’universo è pieno di edicole, ebbene dove sono? Non è un caso che in città assolutamente insospettabili, le edicole una a una chiudano, soppiantate da Internet e dai tablet, con le loro economiche brutture.

Questa («’sta» direbbero a Roma) manfrina per dire che dal pianeta Edi Colà giungono astronavi pronte a salvare questo universo e al peggior post cyberpunk oppongono fiere [pubblic]-azioni. Per esempio dalla galassia Urania torna sulla Terra Millemondi 79 – 370 pagine per 7,90 eurini – l’accoppiata dei romanzi «Einstein perduto» («The Einstein Intersection», 1967: traduzione di Maria Teresa Guasti) e «Nova» (idem, 1968: traduz di Renato Prinzhofer) del matematico, glottoteta, musicista e scrittore nonché professore d’inglese a tempo perso e dichiaratamete bisessuale Samuel R. Delany, oggi arzillo 75enne.

In effetti, nemmeno lui sa bene come presentarsi, tanto è errabondo e dedito alle più disparate avventure: fare il pescatore in Texas o il cantante folk in Grecia. Eppure Delany, nato e cresciuto nella Harlem afroamericana “benestante”, ha regalato opere che meriterebbero grande attenzione da tutti quei critici (o presunti tali) che parlano solo di Philip Dick, come fanno notare Riccardo Valla e Lorenzo Lippi nell’introduzione a questo Urania Millemondi.

«Einstein perduto» è difficile da riassumere: scritto quando Delany aveva appena 25 anni, è un viaggio iniziatico, arguta e simpaticissima rivisitazione del mito di Orfeo, intervallata dal reale viaggio compiuto dall’autore fra New York, Parigi, Venezia, Atene, Istanbul e Londra. In pratica è un “romanzo di formazione” in chiave fantascientifica dove un giovane arriva in una grande città e, attraverso esperienze a go-go, arriva a comprendere verità basilari sull’amore e sul diventare adulti, decidendo poi di tornare a casa.

Come ebbe modo di scrivere Neil Gaiman (autore dei romanzi «American Gods» e «Nessun dove» oltre che del fumetto «Sandman») nella prefazione all’edizione inglese del 1998: «un bellissimo libro, scritto in modo perturbante, capace di prefigurare molta narrativa che è venuta dopo e troppo a lungo trascurato […]. grande letteratura, poiché è una raffinata trascrizione di sogni, di storie e di miti».

Nella presentazione alla prima edizione del 1967 di questo romanzo – che l’autore aveva intitolato «Una favolosa tenebra informe» ma che fu costretto a cambiare con un titolo più “pulp” – Sandro Sandrelli ebbe modo di scrivere: «Uno strano, inconfondibile, affascinante romanzo […] Un esempio avvincente della infinita capacità di rinnovamento della fantascienza, della continua, inarrestabile evoluzione della simbiosi tra scienza e fantasia».

Anche «Nova» – scritto l’anno successivo – risulta per l’epoca assai innovativo: definito una “space opera” dai soliti addetti, il romanzo esplora le vicende della civiltà nell’anno 3172 dove la tecnologia cyborg è universale ma ancora le maggiori decisioni vengono prese consultando i Tarocchi. Il potere politico della galassia è diviso in due fazioni, che si contendono l’egemonia sul preziosissimo minerale Illyrium. Fulcro del romanzo – e metafora centrale dove ruota tutta la vicenda – è la Nova, ovvero l’esplosione totale e distruttiva di un sole.

Lorq Von Ray vorrebbe appunto entrare in un sole al momento del “bang” ma questo proietta il significato sulla distruzione politica e psicologica dell’universo da cui nascerà… cosa? Lo scrittore Algys Budrys, riguardo a «Nova» ebbe modo di commentare che era un’opera di eccelso valore e il suo autore era uno dei più geniali e originali che la fantascienza avesse annoverato. Inoltre definiva un puzzle assai ben congegnato la capacità di Delany di unire estrapolazioni sociopolitiche ad approfondite analisi psicologiche e affreschi cosmici assai poetici.

Per chi volesse immergersi nella favolosa tenebra informe oppure in una rutilante nova accompagnato dalla sapiente prosa di Samuel Delany, consiglio di affrettarsi in edicola per assicurarsi divertimento, estro e poesia.

Per concludere degnamente, ecco le due citazioni con cui inizia il primo romanzo delanyano. La prima è nientemeno che dal «Finnegan’s Wake» di James Joyce (a cui la prosa di Samuel Delany può essere accostata per molti versi): «S’oscura (scureggia, nereggia) tutt’il nostro buffo mondo». La seconda è – nientemeno bis – che dall’«Elogio della pazzia» di Erasmo: «Io non dico comunque che ogni illusione o vaneggiamento della mente debba chiamarsi pazzia».

NELLA SECONDA IMMAGINE si intravede l’astrofilosofo che finge di leggere: è efficace dimostrazione di una frase proprio all’inizio di «Nova» ovvero «brancolare per il resto dei tuoi giorni con una Nova ficcata nel cervello». [db]

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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