El país de Juan – María Teresa Andruetto
di franz (*)
quelli che sanno tutto (ma che non sanno niente) dicono che è un libro per bambini,
in realtà in poche decine di pagine c’è la storia dell’Argentina, la dittatura, l’economia dei ricchi contro i poveri, una storia d’amore, fra Juan e Anarina, i cartoneros, e, pur essendo un gran libro storico-economico di un paese così vicino e però dall’altra parte del mondo, è anche una grande storia d’amore.
per chi non sa lo spagnolo non ci sono scuse, il libro è stato tradotto anche in italiano,
María Teresa Andruetto ha vinto il premio Andersen, un premio biennale che è una specie di nobel della letteratura per scrittori, a torto, ritenuti minori.
non perdetevelo, non ve ne pentirete, promesso
inizia così: le prime pagine
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».