El Salvador: Veronica finalmente liberata…
… ma ancora in cerca di giustizia
di Maria Teresa Messidoro *
Verónica Delgado è finalmente ritornata a casa, dopo aver trascorso alcuni giorni in prigione, con l’unico desiderio di continuare a cercare sua figlia scomparsa.
Verónica Delgado è una donna salvadoregna difensora dei diritti umani, appartenente al Bloque de Búsqueda de Persona Desaparecidas (1) dal maggio del 2022, esattamente da quando sua figlia, Paola Jimena Arana, uscì di casa per una visita medica e non ritornò più.
Paola era stata arrestata durante una retata il 26 aprile del 2022, poco dopo l’introduzione in El Salvador del Règimen de excepción (2): era accusata insieme ad altre persone di appartenere alle famigerate pandillas., combattute dal governo Bukele con una ondata di repressione che ha colpito indiscriminatamente la popolazione salvadoregna.
A settembre del 2023, il Socorro Jurídico Humanitario aveva documentato che più di 77 mila persone erano state incarcerate dall’approvazione del régimen de excepción: di queste, 12 mila erano donne. Fino a marzo 2024, la stessa organizzazione ha registrato 236 morti nelle carceri, di cui dodici donne e una piccola bebè.
Siccome aveva 17 anni, Paola era stata trasferita all’Instituto Salvadoreño de la Niñez y la Adolescencia, dove è rimasta detenuta per 13 giorni. Poi la liberazione, e la necessità di cure mediche, soprattutto nel campo psicologico, per superare il trauma subito.
La sua scomparsa è stata un duro colpo per la madre e la piccola figlia, di appena quattro anni. Verónica reagisce, non si arrende, entra a far parte del Bloque, lotta, cerca.
Lo scorso 11 marzo anche Verónica viene arrestata.
La sua colpa? Quella di essere stata considerata “sospetta” da un agente della Policia Nacional Civil: immediatamente dopo la cattura, è accusata dal Giudice competente di associazione illecita.
Foto tratta da https://revistalabrujula.com/2024/04/08/veronica-delgado-regresa-con-su-familia/ . Dallo stesso articolo è tratta la foto di copertina di questa nota.
Due giorni prima aveva partecipato insieme ad altre madri appartenenti al Bloque ad una marcia dell’8 marzo, giornata internazionale della donna.
È stata liberata il 3 aprile, nonostante la sentenza del Tribunal Cuarto contra el Crimen Organizado di San Salvador fosse stata emessa già il 22 marzo: le vacanze pasquali hanno ritardato l’esecuzione della decisione, con l’applicazione della libertà con la condizionale per Verónica.
La sentenza si basa sul riconoscimento del lavoro dell’imputata in quanto madre buscadora (3), difensora dei diritti umani e unico sostegno economico e affettivo della piccola nipote, figlia di Paola.
Secondo Idalia Zepeda, rappresentante della Asociación Salvadoreña por los derechos humanos (ASDEHU) questa sentenza rappresenta un precedente importante, soprattutto per tutte quelle donne attiviste attualmente in carcere a causa del Régimen de Excepción e che potrebbero beneficiarne.
Uscita dal carcere, Verónica, insieme alla sua famiglia, ha potuto accedere all’assistenza medica, ma il calvario non è ancora terminato, perché il processo continuerà, con la speranza di una sentenza a lei favorevole.
“La detenzione di Verónica mette in evidenza come sia inaccettabile la criminalizzazione delle madri che cercano instancabilmente le proprie figlie e figli scomparsə” afferma il collettivo Alerta Raquel nel comunicato emesso dopo la liberazione della donna.
Alerta Raquel è un movimento sorto per aiutare la famiglia di una giovane salvadoregna chiamata Rauqel che nel 2019 era uscita di casa per lasciare un curriculum vitae in un centro commerciale e che non è mai ritornata a casa. Raquel aveva partecipato ad un corso di formazione femminista dell’Asociación de Mujeres Itxhel, che si coinvolse in prima persona nella creazione di Alerta Raquel, registrata ufficialmente come associazione nell’ottobre del 2020. Da allora, sono stati denunciati e fatti uscire dall’invisibilità centinaia di casi di donne scomparse.
Paola Arana, la figlia di Verónica, appartiene a quel 45% di persone registrate come scomparse i cui casi non sono stati risolti dalle istituzioni. Secondo il Bloque, fino ad agosto 2023, almeno 130 casi erano insoluti. Di fronte a questa situazione, le madri, come Verónica, si sono sentite obbligate ad assumere in prima persona il compito di ricerca dei propri cari scomparsi.
C’è un filo rosso che unisce le mamme del Bloque alle organizzazioni nate durante gli anni della repressione miliare, ancor prima della guerra civile, prima fra tutte COMADRES, Comité de Madres Monseñor Oscar Arnulfo Romero, un comitato nato nel 1977, da un piccolo gruppo di donne.
Erano a loro volta le madri degli studenti assassinati il 30 luglio 1975 al termine di una grande manifestazione studentesca a San Salvador, sciolta con forza dall’esercito; quelle madri, il 3 agosto 1975, con la cosiddetta “Marcha de las mujeres vestidas de negros” avevano sfidato l’esercito durante il funerale dei 27 studenti assassinati, mentre altri erano stati inghiottiti dal nulla.
L’anno scorso è morta Madre Milagro de Los Ángeles Alvarado de Peña, conosciuta come Vicky, ultima presidentessa di COMADRES: è morta senza vedere compiuta la giustizia a cui aspirava.
Che le donne come Verónica possano prenderne il testimone e continuare a lottare perché giustizia sia finalmente fatta.
Foto tratta da https://elfaro.net/es/202202/ef_foto/26017/nace-el-bloque-de-madres-de-desaparecidos
- Il Bloque de Búsqueda de Persona Desaparecidas viene creato da un gruppo di donne salvadoregne nel febbraio del 2022, a partire dalla recrudescenza del fenomeno della desaparición forzada in El Salvador.
- Il Régimen de excepción fu introdotto in El Salvador a marzo del 2022, in seguito ad una ondata di quasi cento assassini in tre soli giorni, fatti riconducibili alle bande giovanili. Questo regime vige ancora oggi, essendo prorogato periodicamente dall’Asamblea Legislativa.
- Buscadora dal verbo buscar, cercare.
*Vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento