El Salvador: il calvario di padre Alirio Napoleón Macías

Il sacerdote fu ucciso il 4 agosto 1979 dagli squadroni della morte sia per la sua vicinanza ai campesinos sia per le sue battaglie all’insegna della giustizia sociale assieme alle comunità cristiane di base. I vertici della Chiesa salvadoregna non gli offrirono mai alcun sostegno.

di David Lifodi

La storia del sacerdote salvadoregno Alirio Napoleón Macías è molto simile a quella di monsignor Oscar Romero, ma assai meno nota. Il religioso fu mitragliato sull’altare il 4 agosto 1979 dagli sgherri della Guardia Nacional travestiti da commercianti di bestiame: fu il suo Gestsèmani.

Ricordato dalla popolazione di San Esteban Catarina (San Vicente) come un martire che ha affrontato il suo personale calvario per esprimere vicinanza ai poveri del paese e denunciare la violenza del regime militare, Alirio Napoleón Macías fu uno dei maggiori promotori delle comunità cristiane di base del suo paese. “El Padrecito”, così lo chiamavano i fedeli, sapeva da tempo di essere nel mirino della Guardia Nacional. Nella sua omelia del 12 agosto 1979, in occasione della celebrazione funebre, monsignor Romero tuonò: “Cadde come sono caduti i profeti”.

Voce profetica di un’America latina che allora si identificava profondamente nella Teologia della Liberazione, Alirio Napoleón Macías andava spesso a visitare i villaggi nel territorio della sua parrocchia. Il suo barbaro omicidio, avvenuto a sangue freddo, indignò le comunità ecclesiali di base, che denunciarono la decomposizione della società salvadoregna e il senso di profonda insicurezza provocato dalle bande paramilitari al servizio della dittatura. Il giorno del suo omicidio, due membri della Guardia Nazionale chiesero di parlare con il parroco. I fedeli cercarono in tutti i modi di dissuadere il sacerdote dal riceverli perché avevano capito che si trattava di una trappola, ma “El Padrecito” volle ugualmente incontrarli. Quando i due sicari gli si posero di fronte non proferirono alcuna parola, ma lo uccisero.

Per ricordare Alirio Napoleón Macías, esponenti delle comunità di base fecero scrivere sulla sua tomba, ospitata all’interno della chiesa della parrocchia di San Esteban Catarina: “Infatigable evangelizador, constructor de las comunidad y del templo: abnegado en el servicio hasta caer abatido como los antiguos profetas, entre el vestíbulo y el altar. El Buen Pastor que da la vida por sus ovejas”. Il sacerdote era arrivato a San Esteban Catarina il 16 aprile 1973 in un contesto di estrema violenza, quando le bande paramilitari già avevano iniziato le azioni di intimidazione contro i religiosi che agivano all’insegna della Teologia della Liberazione. Il suo destino anticipò quello di monsignor Romero, ucciso il 24 marzo 1980, e di padre Rutilio Grande, assassinato qualche anno prima, il 12 marzo 1977.

Alirio Napoleón Macías faceva parte del gruppo di sacerdoti che anche in El Salvador aveva scelto di mettere in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano II, ma soprattutto della seconda conferenza episcopale latinoamericana riunitasi a Medellín nel 1968. “El Padrecito” diventò presto amico, ma soprattutto punto di riferimento, dei campesinos. Del gruppo di religiosi vicini alla Teologia della Liberazione, alcuni furono sospesi e scelsero di unirsi alla lotta guerrigliera, altri se ne andarono dal paese dopo aver capito di far parte della lista nera dalla quale erano già stati eliminati Macías, Rutilio Grande e monsignor Romero e che erano gli squadroni della morte a dettar legge in El Salvador. Uno dei sacerdoti sospesi, Ramiro Valladares, più volte sottolineò che la memoria di “El Padrecito” non fu mai ricordata in maniera ufficiale, ma per molto tempo la sua figura continuò ad essere vista con sospetto dal clero conservatore salvadoregno. Ancora Ramiro Valladares evidenziò che Alirio Napoleón Macías sapeva perfettamente quali erano i settori più reazionari del paese che volevano la sua morte, ma i vertici della Chiesa di El Salvador non gli offrirono mai un appoggio o un aiuto concreto.

Ancora oggi, in El Salvador, di fronte alle profonde disuguaglianze sociali, Alirio Napoleón Macías sarebbe stato dalla parte dei più poveri e degli emarginati.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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