El Salvador: le storie di Celeste e Monchy …
… che dovrebbero essere la normalità
di Maria Teresa Messidoro (*)
Tra le centinaia di giornate internazionali proclamate dalle Nazioni Unite(1) mi ha colpito quella stabilita dall’Assemblea Generale per l’11 ottobre, cioè la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze, una occasione per parlare delle loro sfide e delle loro lotte quotidiane in difesa dei propri diritti.
Mi ha colpito leggendo un paio di articoli apparsi sulla rivista digitale salvadoregna La Brújula, una coraggiosa esperienza giornalistica femminista, così come si autodefinisce.(2)
Il primo è dedicato a Celeste, una bambina nata in un contesto di allegria, amore e colori, accolta con sorrisi e regali.(3)
Celeste ha compiuto da poco 31 anni, essendo nata ad agosto il suo segno zodiacale è la vergine; è nata con la sindrome di Down, e a nove anni ha scoperto che le piace inventare scenografie, possedendo abilità creative non comuni. Attraverso i segni, le marionette o i giocattoli, racconta ciò che le succede nella vita quotidiana: con questi oggetti realizza rappresentazioni che regala a sua mamma, per poterle raccontare storie. Non sa parlare, ma grazie al mondo dell’arte riesce a comunicare con la mamma e i suoi amici e parenti.
Ogni giorno, Celeste sceglie i vestiti che indosserà, appoggiandoli sul suo letto; non dimenticando mai un fiocco per i capelli, perfettamente intonato con i colori della gonna e delle calze: l’abbigliamento per lei è importante.
Va a scuola, segue attività extracurricolari, sta imparando a sillabare le parole e a scrivere le vocali; si sforza a casa di leggere alcuni libri, sempre con la mamma, inseparabile.
Le piace stare all’aria libera, giocare nel parco e giocare al calcio.
Ma la sua passione è dipingere, e quando è in vena, dipinge letteralmente la mamma, le piante che si trovano a casa sua e così gli oggetti che incontra nelle stanze. Non disdegna di cucinare, o prepararsi i licuados, bevande a base di frutta di stagione e molto ghiacciati.
Le piace anche ballare, adora la musica pop, ed è riuscita a partecipare ad alcune esibizioni folkloristiche.
È curiosa e sensibile, attenta alle persone: se qualcuno è malato si prende cura di lui.
Monchy invece è una bambina di sette anni, a lei è dedicato il secondo articolo che ho letto. (4)
Dall’età di quattro anni gioca con il pallone, e fin da subito ha imparato a realizzare i goal. Ora che ha sette anni, è una celebrità nel calcio femminile, riesce a compiere delle magie sul campo da gioco. Proprio nel calcio ha trovato uno spazio per l’apprendimento e il cameratismo, oltre ad un luogo in cui brillare: la sua passione è diventata fonte di ispirazione per altre bambine, a partire dalle sue cugine che, anche se più grandi di lei, hanno tutto da imparare proprio da Monchy. Ricopre il ruolo di attaccante, così può segnare facilmente, e ogni goal lo dedica a suo nonno che non c’è più.
Soltanto a cinque anni ha potuto essere iscritta ad una squadra, e potere così sviluppare le proprie capacità.
Ma Monchy non gioca soltanto a calcio, a volte con il fidato cane, Tofi, trasformato in portiere per gli allenamenti: suona il violino, pratica il nuoto e il taekwondo, oltre ovviamente a studiare.
Il suo sogno è poter giocare nel Bayer Monaco femminile, anche se all’inizio si accontenterebbe di essere selezionata dalla Alianza Woman, la più famosa squadra femminile salvadoregna.
Monchy è convinta che le donne sappiano giocare bene a calcio, “nessuna deve arrendersi – dice – bisogna andare avanti, solo così si diventa campionesse”
Storie normali, quasi banali: ma è proprio questa normalità ad avermi colpito.
Perché, secondo dati ufficiali, tra il 2018 e il 2022, in El Salvador, 71 donne sono state registrate come vittime di suicidio femminicida, e di loro 28 erano adolescenti tra i 10 e i 19 anni; nel 2021, si sono registrati 20 casi di questo tipo.
Secondo la psicologa Parducci, che lavora dal 1990 con bambine e adolescenti vittime di violenza sessuale e maltrattamenti fisici, molte di loro cadono in depressione perché, isolate dalla società, non trovano un senso alla propria vita; durante l’adolescenza, anche nell’infanzia, si verificano suicidi, o tentati suicidi perché sono rimaste in cinta o violate e/o aggredite sessualmente.
Nel 2019, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, UNFPRA, ha documentato in El Salvador le storie di 14 adolescenti e giovani che decisero di ricorrere al suicidio: tutte erano state vittime di violenza sessuale, tutte vivevano in un ambiente caratterizzato da molteplici forme di violenza, un ambiente ostile in cui non valeva la pena di vivere. Sempre secondo la pubblicazione dell’UNFPRA, in El Salvador, nel 2019, il suicidio era la seconda causa di morte tra adolescenti donne (476 casi). (5)
Le storie di Lucía, Blanca, Mirna, Sandra, Sonia, Inés, Marcela, Paola, María, Verónica, Laura, Margarita, Ana e Marta sono storie di potere e violenza contro le donne, in questo caso contro bambine e adolescenti, poste in svantaggio costante in famiglia, nella scuola e nelle altre istituzioni chiave per la loro socializzazione; sono storie in cui si impedisce di fatto l’accesso a modelli positivi, storie in cui i modelli proposti dai mezzi di comunicazione di massa e dai social presentano il corpo femminile come territorio di proprietà patriarcale.
Chissà se il prossimo anno, l’11 ottobre, Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, le storie di Cekeste e di Monchy saranno veramente la normalità in un paese come El Salvador, dove i diritti dell’infanzia sono ancora lontani da essere rispettati e valorizzati, senza eccezione.
- Secondo alcuni siti sono almeno 218, vedere ad esempio https://unric.org/it/le-218-giornate-internazionali-dellonu-spiegate/
- https://revistalabrujula.com/
- https://revistalabrujula.com/2024/10/09/celeste-crea-como-nina/ da cui sono tratte le foto 1 e 2
- https://revistalabrujula.com/2024/10/09/monchy-juega-futbol-como-nina/ da cui sono tratte le foto 3 e 4
- Dati riportati nell’articolo apparso sul sito femminista salvadoregno Alharaca https://www.alharaca.sv/derechos-de-las-mujeres/suicidio-feminicida-la-alerta-de-las-sobrevivientes/ , da cui è tratta anche la foto 5
*Vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV