El Salvador: Silvia Maribel Arriola…
… la suora infermiera
La religiosa fu uccisa dagli squadroni della morte il 17 gennaio 1981. Aderì alle comunità ecclesiali di base e lavorò con monsignor Romero fino ad aggregarsi, in qualità di infermiera, alla guerriglia del Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional
di David Lifodi
Silvia Maribel Arriola, la mujer de la sonrisa, suora della Congregación de Hermanas Guadalupanas, è stata la prima religiosa ad accompagnare, in qualità di infermiera, un gruppo armato. La giovane si era aggregata al Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional (Fmln) – Frente Occidental “Feliciano Ama” – all’epoca della guerra scatenata dal regime militare di El Salvador contro le organizzazioni popolari.
Nata il 20 marzo 1951, Silvia Maribel Arriola fu assassinata dall’esercito sotto la presidenza del generale Carlos Humberto Romero il 17 gennaio 1981. Presidente, ma al tempo stesso anche ministro della Difesa e della sicurezza pubblica fino al 1979, Carlos Humberto Romero fu tra i principali responsabili di una delle tante azioni repressive di cui si resero protagonisti i militari in quegli anni, quella dell’intervento militare del 1972 all’Universidad de El Salvador.
La comunità religiosa a cui apparteneva la suora aveva aderito al movimento delle comunità di base salvadoregne, in particolare al gruppo Religiosas para el Pueblo, appoggiato pubblicamente anche da monsignor Oscar Romero. Quando la giovane fu uccisa dall’esercito, questo fu il toccante saluto delle Religiosas para el Pueblo: “Silvia, amiga de todos, animadora de comunidades, enfermera en un campamento guerrillero, cumple hasta el fin sus promesa de fidelidad al pueblo, dando testimonio de la Buena Noticia a los pobres. Murió con el pueblo y resuscitará con el”. Non è un caso che l’ultimo saluto ricevuto da Silvia abbia ricalcato la conosciuta dichiarazione di Oscar Romero, assassinato da uno squadrone della morte il 24 marzo 1980. Poco prima di essere ucciso, Romero disse, in una sorta di testamento anticipato: “Se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno”.
Silvia Maribel Arriola aveva lavorato con monsignor Romero, in qualità di segretaria, nel Seminario Mayor de San José de la Montaña insieme a María Isabel Figueroa, anch’essa collaboratrice del vescovo prima di entrare nella guerriglia dell’Ejército Revolucionario del Pueblo (Erp), una delle organizzazioni armate che, insieme al Partito comunista di El Salvador, alle Fuerzas Populares de Liberación ” Farabundo Martí”, alla Resistencia Nacional e al Partido Revolucionario de los Trabajadores Centroamericanos si uniranno nel Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional nell’ottobre 1980.
Silvia aveva scoperto fin da giovanissima la sua vocazione religiosa ed entrò a soli 15 anni nella Congregación de Hermanas Guadalupanas nonostante il parere contrario dei propri genitori. Scoprì il lavoro profetico delle comunità ecclesiali di base quando accompagnò una delle sue sorelle, studentessa di Sociologia, a lavorare a Tutunichapa, uno dei quartieri più poveri e marginali della capitale San Salvador. All’arrivo di monsignor Romero in Arcivescovado, la ragazza aiutava il religioso leggendo la corrispondenza e lavorando, fino a notte inoltrata, nelle comunità di base di San Roque e Cuscatancingo.
Nel segno delle idee promosse dal Papa Giovanni XXIII nell’ambito del Concilio Vaticano II e del progressismo della Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano celebrata nel 1968 a Medellín, Silvia Maribel Arriola era presente in qualità di volontaria nei quartieri più poveri di San Salvador con le comunità ecclesiali di base, molto legate ai sindacati e agli studenti universitari, facendosi portavoce della parola di un Dio che denunciava le ingiustizie sociali inchiodando al tempo stesso i militari salvadoregni alle loro responsabilità, in particolare ai massacri del Río Sumpul (maggio 1980), dove furono uccisi tra i 300 e i 1500 contadini e al quale seguì, nel dicembre 1981, quando la suora era già stata uccisa, la strage di El Mozote, perpetrata di nuovo dalle forze armate salvadoregne.
Quando, nel gennaio 1992, furono firmati gli accordi di pace di Chepultepec (Messico), che misero fine a 12 anni di conflitto armato, furono registrate circa 75mila vittime assassinate e 8.000 desaparecidos. Tra loro vi erano anche numerosi religiosi, vittime dell’odio degli squadroni della morte parafascisti (tra cui l’Unión Guerrera Blanca), sorti soprattutto per volere della famiglia D’Aubuisson e che non vedevano di buon occhio il diffondersi delle idee legate alla Teologia della Liberazione. Per questo avevano ucciso monsignor Romero e, pochi anni prima, nel marzo 1977, il suo amico fraterno Rutilio Grande, sacerdote gesuita. Insieme a loro anche Silvia Maribel Arriola fa parte di quei martiri latinoamericani che hanno dato la propria vita per la giustizia sociale.
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.