El Salvador: verso le prossime elezioni del 2024

Il 4 febbraio 2024 si terranno le presidenziali mentre il 3 marzo si voterà per i sindaci e i deputati del Parlamento Centroamericano.

di Victor Carballo (*)

Nel 2024 si celebreranno le elezioni in El Salvador: il 4 febbraio per eleggere il presidente della repubblica e i deputati e il 3 marzo per i sindaci e i deputati del Parlamento Centroamericano.
Viste le condizioni attuali una domanda sorge spontanea: qualcuno può opporsi alla popolarità del presidente Nayib Bukele? La risposta è no, perché il governo centrale, oltre all’assemblea legislativa, alla corte suprema di giustizia e altre entità statali si riuniscono attorno alla personalità del presidente, e non al programma politico del partito Nuevas Ideas.

Questa popolarità si spiega con il racconto giornaliero dei suoi pubblicisti che esaltano le buone azioni del governo per il benessere della popolazione. E come risultato, diversi sondaggi nel primo trimestre del 2023, danno al presidente un livello di popolarità che si attesta intorno all’85%.
L’argomento principale della pubblicità è la cattura di più di 60.000 delinquenti e la costruzione di un mega carcere. Questo viene venduto a livello internazionale come esempio per gli altri governi che si trovano a dover affrontare delinquenza e violenza simile a quella di El Salvador. La narrativa si basa su un programma pubblicitario di casa presidenziale volto ad inondare i social e altri mezzi di comunicazione e, chiaramente, conquista l’approvazione, perché si vende come un governo ideale, da sogno.

La governabilità che promuove Bukele è differente da quello che fecero i partiti che hanno
governato prima, ARENA e FMLN. Questi tradirono i loro elettori e per questo ricevettero un “castigo” elettorale. Il paradosso è che il cambio di governo è avvenuto in un processo elettorale pulito e trasparente, prodotto degli Accordi di Pace firmati e rispettatiti nel 1992.
Lo sforzo storico di questi Accordi e la costruzione democratica successiva sta venendo intaccata da Bukele per consolidare il suo potere, con una chiara radice antidemocratica.

Per mantenersi al potere vende la narrativa di “grande statista” e per raggiungerlo fa annunci sorprendenti come la riduzione del numero di deputati e sindaci, che avrà l’effetto di ridurre la spesa pubblica; punta a modificare anche la legge elettorale con il pretesto che le vecchie leggi venivano usate sempre delle stesse persone per mantenersi al potere. Ed è riuscito a far si che la maggior parte della popolazione accetti questa pubblicità. L’obiettivo evidente è che intende ridurre l’opposizione politica al minimo.
Alcuni si domandano: con un governo del genere abbiamo bisogno dell’opposizione politica? La propaganda e la pubblicità permanente ha fatto si che molti candidati politici pensino che lo faccia per il bene del popolo, che le sue decisioni e le azioni dei suoi ministri e deputati sono legali e rispettino la costituzione e le norme internazionali.
Però la nostra idea è che “non tutto quel che luccica è oro”. I critici obiettano che è brutale
nell’applicare la legge, è irrispettoso della costituzione e di molte leggi dello stato.

Dall’altro lato, i seguaci di Bukele dicono che abbia liberato il paese dal problema della delinquenza, che aveva tenuto sotto scacco la nazione e ne aveva limitato gli affari e gli investimenti.
Anche se è una spiegazione valida, i diritti dei cittadini sono sotto la continua minaccia di essere annullati dal regime di eccezione (che dura ormai da un anno e un mese) e dal suo piano di controllo territoriale. Con questo regime il governo decide a sua discrezione (di poliziotti, soldati e procuratori) le azioni che lo rendono popolare, per esempio, mettere sotto processo “gli stessi di sempre”, però agisce anche contro cittadini comuni e correnti, che si guadagnano la vita con il lavoro e l’onestà. Non c’è garanzia nell’esercizio dei propri diritti umani e soprattutto perché Bukele ha bisogno che il regime di eccezione sia permanente per esercitare un controllo politico sulla popolazione.

Nonostante ciò, all’interno della popolazione salvadoregna esiste un settore ogni giorno più ampio di scontenti e oppositori al governo di Bukele. Stanno costruendo uno strumento politico che li rappresenti e che in breve tempo sia un’alternativa a tutto questo.
Vi sono rimostranze per varie ragioni. Per esempio, Bukele non ha fatto tutto quello che ha
annunciato nella sua propaganda elettorale; non informa sull’uso del bilancio dello stato, violando precetti costituzionali; ha dato un eccessivo potere alla polizia, all’esercito e ai procuratori; il paese è sempre più indebitato, il ministero dell’ambiente non difende il territorio difronte all’eccessiva costruzione che danneggia le foreste del paese; l’approvazione della legge sulla gestione dell’acqua ha privatizzato le riserve idriche; è in cantiere una nuova legge a favore delle miniere a cielo aperto in risposta alla legge che le proibisce.

Il malcontento permette agli oppositori di Bukele di pensare ad un candidato indipendente, che sorga dalla società civile, che non provenga né dal FMLN né da ARENA, in modo che abbia ampio appoggio. C’è un processo di coordinazione tra organizzazioni sociali e intellettuali con il fine indicato.
Sanno di essere in svantaggio però hanno presente che è in gioco la consolidazione o meno di un governo autocratico con “superpoteri”. Per questo l’alternativa è costruire un governo di “ampia partecipazione” o di “salvezza nazionale”. Che abbia la maturità e l’intelligenza per preparare le condizioni e favorire l’opposizione cittadina con un nuovo livello per rimettere ordine nel quadro legale dello stato.

Che ci sia una lotta forte e decisiva contro la criminalità, però senza ledere i diritti dei cittadini. Che ci si salvi dall’attuale distruzione dell’ambiente, che si protegga l’agricoltura e che si dia impulso alla politica di autosufficienza alimentare; che nell’ambito internazionale ci si sintonizzi con il processo di unità latinoamericana.
Che si amplino e si rafforzino gli Accordi di Pace. E si mostri alla popolazione che abbiamo una lunga tradizione storica di lotta. E gettare via l’idea infantile di Bukele che la storia del paese inizia con lui. E con questo raccogliamo il vecchio pensiero che il popolo che dimentica il suo passato torna rifare gli stessi errori.

(*) traduzione di Elena Merlano. Articolo ripreso dal notiziario Lisangà – Culture in movimento

Redazione
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2 commenti

  • Luca De Lorenzo

    E questo che pulisce un paese dalla merda è un dittatore…invece noi in Italia abbiamo un governo democratico ed efficiente

    10 100 1000 bukele…la democrazia no es una soluci9n para El futuro…la democrazia es un concepto attiguo y funcional solo para Los delinquente….

    • Maria Teresa messidoro

      Un presidente che si dichiara uomo di Dio e occupa l assemblea legislativa, esaustora i giudici non compiacenti, modifica la Costituzione a proprio piacimento, fa arrestare 80 Mila persone con la scusa di combattere i pandilleros, silenzia i mezzi di comunicazione, non è certo una soluzione
      Le nostre democrazie non sono certo perfette, anzi.
      Ma ho sempre dubitato degli uomini di Dio

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