Emigrati: 128.583 italiani in fuga, cioè…
… in un anno 2381 autobus – una fila lunga 54 chilometri – hanno attraversato il confine
di Domenico Stimolo
Mentre le destre gridano «all’invasione» gli italiani continuano ad abbandonare l’italico suolo. E’ successo ancora l’anno scorso, 128.583 persone sono andati via dall’Italia. Se fosse stata una “gita organizzata” con spostamento in autobus si sarebbe formata al confine una coda di 54 chilometri.
Negli ultimi 13 anni le iscrizioni all’AIRE (ovvero l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) sono aumentate del 70%: + 2,2 milioni.
La falsificazione della realtà continua in maniera sfrontata e violenta, specie negli ultimi anni. I rappresentanti delle variegate destre imperturbabilmente seguitano ad aizzare contro gli esseri umani che cercano aiuto e contro le attività di intervento in mare, specie contro le ONG, le organizzazioni internazionali che operano nel Mediterraneo. Sovvertendo l’impianto etico e civile che regge le nostre enunciazioni democratiche li accusano di sostegno umanitario, come se i volontari che operano sulle navi di soccorso fossero i guardiani dei lager di sterminio nazifascisti.
E’ ben noto a tutti, tranne ai falsificatori della realtà, che la gran parte dei rifugiati-migranti raggiungono autonomamente le coste siciliane e del sud, con piccole imbarcazioni.
Mentre un gran numero di cittadini italiani continua ad abbandonare l’Italia, emigrando in altri Paesi, “ i nostri intrepidi” vocianti – assolutamente non intenzionati e incapaci ad affrontare la gravissima questione (sono stati molte volte al governo) – giusto per distrarre l’attenzione e lanciando funeree grida continuano a strepitare contro la presunta invasione del suolo patrio. Nei riguardi dei rifugiati. I profughi-migranti, provenienti da aree di guerra, di umiliazione dei diritti umani e sfruttamento, di desertificazione, disastri ambientali ed estrema povertà. Per ciò che riguarda l’Italia molti provengono dai lager libici. Pur di cercare di costruirsi un futuro migliore affrontano il rischio della morte nella traversata del Mediterraneo, viaggiando in condizioni di estrema pericolosità.
L’emigrazione è un drammatico avvenimento che da sempre ha caratterizzato il percorso umano. Nella storia degli ultimi 150 anni il flusso di partenze ha riguardato le aree territoriali caratterizzate da grandi diseguaglianze sociali, o coinvolte da eventi bellici. Per ciò che riguarda l’area europea, giusto per ravvivare la memoria, è essenziale soffermarsi sulle migrazioni “bibliche” che interessarono molti Stati, per l’estrema povertà vissuta della stragrande maggioranza delle popolazioni, e per le guerre con il conseguente riposizionamento dei confini, determinate dalle catastrofi delle guerre imperiali del 1914-18 e dalle aggressioni nazifasciste nel secondo conflitto mondiale.
Un gigantesco dramma che in questa fase storica in maniera sempre crescente interessa le aree territoriali di tutti i continenti, con particolare riguardo nell’emisfero occidentale per l’Europa, specie per le aree mediterranee. Negli ultimi tre anni si è ridimensionato considerevolmente il dramma migratorio verso i Paesi europei, proveniente in particolare dalle grandi aree di guerra (Iraq, Siria, Afganistan, zone dell’Africa) ma pur con numeri più ridotti i punti di riferimento logistico rimangono Turchia, Grecia, Spagna, Italia.
Nelle migrazioni l’Italia, purtroppo, ha sempre avuto un posto in primissima fila. Dall’Unità nazionale (1861) al 1985 29 milioni di cittadini italiani sono emigrati all’estero e solo in 10 milioni sono tornati. Successivamente la fuga è continuata senza soste. A questo gigantesco “numero” – costituito da uomini, donne e bambini, proveniente da tutte le regioni italiane – bisogna aggiungere l’emigrazione interna. Negli ultimi 130 anni decine di milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case, emigrando in altre regioni. Un fatto drammatico che ha interessato tutte le aree meridionali e lo specifico coinvolgimento di parecchie regioni del centro-nord (Abruzzo, Veneto, Piemonte…).
Siamo tutti figli di questa storia! In particolare quell’enorme schiera che nel corso delle proprie dirette generazioni ha subìto nelle carni, nei sentimenti e negli affetti le tragiche conseguenze derivanti dall’abbandono dei luoghi nativi.
Anche nel corso di questi ultimi anni l’emigrazione continua. Una colonna fitta e costante che in maniera rassegnata e silente lascia l’Italia. Non ci sono mai state “comitive”, più o meno organizzate, che annunciano la propria partenza in maniera rumorosa, tale da meritare l’interesse della cronaca. Eppure centinaia di migliaia di uomini e donne, prevalentemente giovani, hanno abbandonato città e paesi, i luoghi della loro esistenza.
Un Paese nella gran parte diventato amorale sui valori civili e democratici costituenti il nerbo fondativo della Repubblica, che rinnega la Memoria storica, dedito alla frantumazione sociale – con povertà sempre più grandi e incredibili differenziazioni nella distribuzione della ricchezza prodotta tra ceti sociali e le aree geografiche – ma anche alla divulgazione dell’odio, a discriminazione e razzismo, alla diffusione televisiva ed informativa delle futilità e delle distorsioni della realtà: a partire appunto dal continuo “canto dell’invasione e della sostituzione etnica” scientemente inventata a tavolino. Mentre la continua emigrazione degli italiani, in maniera cieca e strumentale, è passata inosservata.
Ci sono responsabilità generalizzate che riguardano l’intero mondo della politica e delle strutture produttive e delle rappresentazioni sociali!
Il silenzio viene rotto solo per brevissimi periodi, nei pochi momenti di divulgazione di specifici report di organizzazioni sociali e umanitarie. Le dichiarazioni e le note di “sdegno” durano solo pochi giorni poi, tutto continua come prima. Articoli sui giornali, note sulle gazzette televisive… “domani è sempre null’altro giorno” per chi continua a dormire sul suo letto.
I soliti insulsi “balletti” proseguono. Le notizie sulla nostra emigrazione spariscono rapidamente. Non si vuole disturbare la gentile routine e i “festaioli”.
E’ successo ancora con l’ultimo contributo della Fondazione Migrantes (organismo pastorale della CEI) cioè la 14esima edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” reso pubblico il 25 ottobre.
Questi in sintesi i principali parametri di riferimento:
* I cittadini italiani iscritti all’AIRE– Anagrafe Italiani residenti all’estero – al gennaio 2019 sono 5.288.281. Si tratta del 8,8% dei 60 milioni considerati “residenti” in Italia. I meridionali sono il 48,9%; il 35,5% proviene dalle regioni settentrionali; il 15,6% dal Centro Italia. Sulla periodicità di iscrizione: il 41,2% da oltre 15 anni, il 16,9% da 5 a 10 anni, il 21% da 5 anni.
* Negli ultimi 13 anni il numero degli italiani emigrati si è accresciuto di 2,2 milioni (da 3,1 m. a 5,3 m.) con un + 70%. Con un valore medio annuo di “fuoriusciti” pari a 170.000, così ripartiti: 48,9 dal Meridione (16,9% da Sicilia e Sardegna); 35,5 dal Nord; 15,6% dal Centro Italia.
* Riguardo le zone di residenza reale il 54,3% concerne l’Europa, il 40,2% l’ America (il 32,4% nel centro-sud). Le comunità più consistenti sono così ripartite: Argentina 843.000, Germania 764.000, Svizzera 623.000, Brasile 447.000, Francia 422.000, Inghilterra 327.000, Stati Uniti 272.000.
* Nel 2019 dei 242.353 italiani nuovi iscritti all’AIRE, 128.583 sono per espatrio (71.000 uomini, oltre 57.000 donne). Di questi il 71,2% è emigrato in Europa. In Inghilterra 20.000, Germania con 18.385, Francia 14.016 e poi in Brasile 11.663 e in Svizzera 10.265. Sulle fasce anagrafiche è la “migliore gioventù” che abbandona l’Italia: infatti per il 40,6% sono fra i 18-34 anni. Il 24,3% si colloca nella fascia anagrafica 35-49 anni. Di fatto il nostro Paese esporta le formazioni scolastiche superiori-universitarie più pregiate (per preparazione e costi sociali pubblici) e importanti professionalità, qualificazioni che potrebbero dare un contributo pregiato all’Italia. Da rilevare che nel 2018 gli emigrati italiani all’estero sono stati 128.193. Se per una coincidenza, si fossero spostati contemporaneamente con autobus (di 54 posti) data la lunghezza del mezzo di trasporto e tenendo dieci metri di distanza di sicurezza … la fila sarebbe pari a circa 54 chilometri.
* Tutte le regioni italiane sono interessate all’emigrazione. Nel 2018 in testa la Lombardia con 22.803 persone (10,04 ml. abitanti); Veneto 13.329 (4,905 ml. abitanti); Sicilia 12.127 (5,027 ml. ab.); Lazio 10.171 (5,897 ml. ab.); Piemonte 9.702 (4,376 ab.).
* Nel corso degli ultimi anni l’evento emigratorio ha consolidato una continua dirompente crescita. Dal 2014 (con meno di 100.000 partenze) l’aumento è pari al 36%. Nel 2008 gli emigrati all’estero sono stati 38.000.
* La continua emigrazione di persone giovani contribuisce in maniera rilevante ad abbassare la natalità del nostro Paese. La complessiva decrescita consolidatasi in Italia determina grandi allarmi. Le previsioni sul medio-lungo termine sono negative in maniera consistente: 1,6 milioni di abitanti in meno nel 2045 e 6,5 milioni nel 2065. Lo spopolamento riguarda particolarmente tutte le regioni meridionali. L’immigrazione, pur con numeri folti, compensa solo in maniera marginale il grande calo di natalità.
* In questa dinamica emigratoria è presente una piccola componente di persone emigrate in Italia e successivamente diventati cittadini italiani. Fra il 2012 e il 2017 delle 744.000 persone che hanno ottenuto la cittadinanza 43.000 sono andati in altri Paesi.
* L’esodo, evidenziato con i dati precedentemente riportati, è veramente gigantesco (128.583 espatriati solo nel 2018) . Nella parte di “classifica” che riguarda la ricerca socio-scientifica sull’incidenza degli iscritti all’AIRE riferita ai Comuni – suddivisi in tre gruppi per abitanti – nella classe di aree urbane tra i 100.000 e i 10.000 abitanti, i primi & posti sono ricoperti da comuni siciliani: Riesi (Cl) con un’incidenza del 64,6%, Barrafranca ( En) 61,9%, Ravanusa (Ag) 58,5%, Palma di Montechiaro (Ag) 51,4%, Leonforte (En) 46,5% e Licata (Ag) 46,1%. Di fatto, una vera e propria desertificazione umana. Nei Comuni con meno di 10.000 abitanti risulta impressionante lo sconvolgimento storico subìto. L’incidenza nel rapporto iscritti AIRE/residenti è altissimo. Al 1° posto si colloca Castelnuovo di Conza (Salerno) con una incidenza percentuale del 480,7; segue Carrega Ligure (Alessandria) con 348,2%, al 3° posto Acquaviva Platani (Agrigento) con 264,5%.
La percentuale nazionale del rapporto iscritti EIRE/ residenti Italia è 8,81%.
Tutti i dati socio-statistici e bibliografici sono visionabili su:
https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2019/10/RIM_2019_datistatistici.pdf
Il RAPPORTO:
https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2019/10/Sintesi_RIM2019.pdf
E’ la nostra storia, rinnegata dai sovranisti, vecchi e nuovi!
* Invece cosa è avvenuto con gli sbarchi dei profughi-migranti nelle coste siciliane e del sud in generale? Nel 2019, al 31 ottobre: 9648 arrivi; nel 2018, 22.031; nel 2017, 111.401.
* C’è inoltre l’emigrazione interna. Da ricapitolare in estrema sintesi. Una dinamica di enormi proporzioni che riguarda tutte le regioni meridionali. Numeri imponenti. L’abbandono del sud, strutturalmente deficitario sul piano socio-economico, non è mai cessato. Nel quadro degli ultimi 70 anni il flusso è stato sempre monodirezionale, le aree territoriali di attrattiva per la ricerca del lavoro sono collocate nel centro-nord. Nel corso dei decenni, cambiate le condizioni complessive si sono modificate le “tipologie umane” e le professionalità che attrezzano le valigie per l’abbandono della famiglia e del contesto di nascita; ormai da diversi anni gli emigranti sono in maniera rilevante giovani diplomati e laureati: il 5% del 1980 nel 2017 è diventato il 27% nel 2017. Inoltre del totale dei giovani meridionali iscritti ad un corso di laurea magistrale il 40% frequenta corsi di laurea di strutture universitarie collocate nel Centro-Nord.
Si è innescato uno spopolamento e un depauperamento irreversibile. E’ questo il triste quadro complessivo (rimandando ad altre occasioni gli appropriati approfondimento di merito).
A ciascuno la sua riflessione.
[avvenire] Fuga all’estero. Migranti italiani, ecco perché ora se ne vanno le famiglie
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/migrantes-rapporto-italiani
[il sole 24 ore] In 10 anni l’Italia ha perso 250mila giovani: la fuga all’estero costa 16 miliardi
https://www.ilsole24ore.com/art/in-10-anni-l-italia-ha-perso-250mila-giovani-fuga-all-estero-costa-16-miliardi-AC0kqkp
In Calabria, tra le regioni più povere d’Europa, la desertificazione umana è impressionante. Centinaia di paesini abbarbicati su colline e montagne sono vuoti. Venga qualcuno a girarvi in autunno e inverno per rendersene conto. Resistono in qualche modo solo le aree più urbanizzate giù nelle valli, presso gli incroci autostradali, nelle scarse pianure, dove in qualche modo c’è offerta di servizi scolastici e sanitari. Tra tasso di denatalizzazione bassissimo – paradossale in una terra ” terrona” e dunque considerata prolifica – e emigrazione giovanile – universitaria e lavorativa – altissima, restano poche speranze se non l’accoglimento di migranti da altre terre, a cui però dovrebbero essere date occasioni di lavoro ( agricoltura e altro) dignitose.
Svimez, per il Sud il reddito di cittadinanza non basta: per arginare la fuga dei giovani serve il lavoro
……Trappola demografica: il Sud ha perso due milioni di persone dal 2000 e ne perderà nei prossimi 50 anni altri 5 milioni, soprattutto giovani e laureati,
https://www.repubblica.it/economia/2019/11/04/news/svimez_il_reddito_di_cittadinanza_non_basta_per_arginare_la_fuga_dei_giovani_serve_il_lavoro-240196066/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P4-S1.8-T1