Emmy Noether, quando le donne erano dannose per l’influsso umano e morale…
di Santa Spanò
«Signori del Senato questo non è uno stabilimento balneare!»
Fu questa la risposta del grande matematico David Hilbert al Senato Accademico dell’Università Georg-August di Gottinga contrario ad ammettere la matematica Emmy Noether tra i professori della facoltà di matematica.
“Nei giorni scorsi un eminente matematico, la professoressa Emmy Noether, che in precedenza ha lavorato nell’Università di Göttingen e negli ultimi due anni ha fatto parte del Bryn Mawr College, è morta a cinquantatrè anni. Secondo il giudizio dei più competenti matematici contemporanei Fräulein Noether è stata il genio matematico più importante da quando le donne hanno avuto accesso all’istruzione superiore”.
Queste righe sono estratte da un necrologio che il professore Albert Einstein fece pubblicare sul New York Times il 4 maggio 1935, in ricordo del Collega-Matematico Emmy Noether.
“Quando si parla di matematica si pensa solo a matematici uomini, ma nella storia della matematica ci sono state, e ci sono, donne che hanno contribuito al suo sviluppo tanto quanto le loro controparti maschili. Anche se i loro nomi sono stati dimenticati, i loro contributi restano.”
Una di queste donne è appunto Emmy Noether.
Amalie Emmy Noether nasce a Erlangen, in Germania, il 23 marzo 1882.
Pavel Alexandrov, Albert Einstein, Jean Dieudonné, Hermann Weyl, Norbert Wiener, la descrissero come la donna più importante nella storia della matematica. Il suo contributo ha rivoluzionato la teoria degli anelli (ovviamente non quelli da infilare al dito, concedetemi la battuta), dando origine al termine “Anello noetheriano”; si è occupata di fisica matematica, il suo nome è legato al celebre teorema di Noether che spiega in fisica la fondamentale connessione tra simmetria e leggi di conservazione; dello sviluppo dell’algebra astratta. Le innovazioni più caratteristiche della matematica del ventesimo secolo sono in gran parte dovute al suo contributo, queste le parole del matematico Nathan Jacobson nella sua Introduzione al “Collected Papers” della Noether.
Per circa 10 anni il dottore in matematica Emmy Noether, si laureò nel 1907 sotto la direzione di Paul Gordan con una tesi sulla teoria classica degli invarianti, lavorò all’Istituto di Matematica di Erlangen senza essere pagata.
Va ricordato che la legge tedesca venne modificata solo nel 1904, consentendo alle donne di accedere al dottorato, cosa fino ad allora vietata.
Le ragazze dell’alta borghesia tedesca erano destinate ad imparare al massimo le arti, era questo quello che ci si aspettava da loro, l’accesso alle scuole preparatorie all’università era precluso alle donne.
Così nel 1907 Emmy potè conseguire la laurea, ma non il titolo di Privatdozent, l’abilitazione a diventare professore, ancora vietato alle donne (e lo sarebbe stato ancora per molti anni). La sua unica possibilità aiutare il padre Max Noether, matematico al Mathematics Institute di Erlangen. Ha cominciato a fare ricerca lì, senza stipendio, senza riconoscimenti, assistendo il padre o sostituendolo alle lezioni quando era malato.
Ma la giovane matematica era destinata a qualcosa di più grande, ben presto cominciò a pubblicare articoli sul suo lavoro e nel 1915 Felix Klein e David Hilbert la invitarono a far parte del Dipartimento di Matematica dell’Università Georg-August di Gottinga. Nonostante la forte opposizione di molti dei membri della Facoltà, Hilbert contestò vivacemente il rifiuto della presenza di Emmy Noether basato esclusivamente sulla discriminazione sessuale.
In particolare David Hilbert era interessato al contributo che la Noether avrebbe potuto dare alla studio della neonata Teoria della Relatività Generale. Klein e Hilbert cercarono di farla assumere ufficialmente dall’Università, ma il suo “essere donna” era di per sé motivo di esclusione.
“…Nel 1907 lo storico Karl Brandi aveva espresso la sua profonda disapprovazione: «Molti di noi giudicano l’accesso delle donne agli organismi universitari come qualcosa di dannoso per l’influsso umano e morale che può avere sul corpo insegnante maschile e su un uditorio fino ad ora omogeneo». E continuava su questo tono affermando che la presenza femminile avrebbe compromesso il buon esito dell’insegnamento: «Non vorrei rinunciare a quel tono di confidenza informale […] una condizione fondamentale per una perfetta riuscita della lezione risiede nell’omogeneità di sesso»…”
“Si dice che Hilbert obiettasse che non poteva capire perché il genere del candidato dovesse essere usato contro la sua ammissione come professore, continuando con la famosa frase «dopotutto questa è una Università e non uno stabilimento balneare», dato che allora ai bagni di mare o lago gli uomini e le donne erano separati. Emmy non fu assunta ma potè tenere dei corsi, ufficiosamente, come assistente appunto di Hilbert.
Nel 1918 dimostrò due fondamentali teoremi sia per la relatività generale che per la fisica delle particelle elementari, uno è ancora noto come “teorema di Noether”. Hilbert e Albert Einstein intercedono per lei, e nel 1919 ottiene il permesso di tenere una conferenza a suo nome, anche se ancora senza stipendio.
È solo nel 1922 che diventata “professore associato senza mandato” e cominciò a ricevere un piccolo stipendio. Il suo status non cambiò comunque molto durante la sua permanenza a Gottinga, a causa non solo dei pregiudizi nei confronti delle donne, ma per il fatto di essere ebrea, pacifista convinta e simpatizzante marxista.
A 39 anni Emmy Noether, malgrado non ricoprì mai la carica di docente ordinario, divenne una delle più importanti figure per l’algebra nel già grande gruppo di matematica di Gottinga e in generale nel mondo matematico di allora. Intorno a lei si creò un nutrito seguito di studenti che arrivavano fino dalla Russia per seguire le sue lezioni, tanto da essere battezzati “Noether boys”. Il suo approccio concettuale all’algebra ha portato ad un corpo di principi unificanti non solo per l’algebra, ma per la geometria, l’algebra lineare, la topologia e la logica. Anche se molti dei suoi risultati non portano il suo nome.
Nel mese di aprile 1933 le fu negato da parte del governo nazista il permesso di insegnare. Fu congedata, senza stipendio né pensione, nonostante le quattordici testimonianze a suo favore che ne esaltavano l’importanza come matematica. Gli amici cercarono di ottenere per Emmy una posizione presso l’Università di Mosca, ma lei scelse di trasferirsi negli Stati Uniti, vicino Princeton, dove il College femminile di Bryn Mawr le offrì una cattedra. La nomina della Noether fu possibile grazie alle donazioni del Institute of International Education e dalla Fondazione Rockefeller.
“L’avvento del nazismo segnò anche la fine della straordinaria stagione matematica di Göttingen. Come Emmy Noether quasi tutti i membri della scuola di Hilbert e moltissimi altri furono costretti a partire. La maggioranza emigrò negli Stati Uniti. Altri, pur non essendo ebrei, li seguirono nell’emigrazione per non sottostare al regime nazista.
Durante un banchetto Hilbert fu apostrofato dal nuovo ministro nazista per l’educazione:«Come va la matematica a Göttingen, ora che l’abbiamo liberata dall’influenza ebraica?».
«Matematica a Göttingen?», rispose Hilbert, «Non se ne vede più nemmeno l’ombra».”
Emmy Noether morì nell’aprile del 1935.
Il collega algebrista BL van der Waerden, nel suo necrologio, definì l’originalità matematica di Emmy “assoluta al di là di ogni confronto”, e il fisico-matematico Hermann Weyl: “Il suo lavoro ha cambiato il volto dell’algebra”.
Note.
— David Hilbert, Quoted in A L Mackay, Dictionary of Scientific Quotations (1994). Science quotes on: Discrimination
— Albert Einstain, In letter (1 May 1935), Letters to the Editor, ‘The Late Emmy Noether: Professor Einstein Writes in Appreciation of a Fellow-Mathematician’, New York Times (4 May 1935)
— Wikipedia qui
— Galileo, giornale di scienza qui
— Enciclopedia delle donne qui
— Agnes Scott College qui
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Bell’articolo! Ma perché l’autrice scrive di “collega matematico”, “dottore matematico”, “docente ordinario”, “professore” e non invece, come vorrebbe la grammatica, di “collega matematica”, “dottora in matematica”, “docente ordinaria” e “professora” (o professoressa)? Non è questo un modo per riaffermare involontariamente il sessismo che l’ha colpita in vita?
Gentile Eleonora non sono in disaccordo con te, solo che mi sono concentrata sulla sostanza ed ho tralasciato quello che tu segnali, non mi sembrava la cosa più importante; la prossima volta sarò più attenta. Intanto grazie del commento.