Enrico ci manchi molto
IN MEMORIA DI ENRICO
Un anno fa moriva Enrico Pili. Persona generosa in tutto (e di ironia super-generosa), divorata dall’ansia dello scrivere ma anche del fare invece di solo dire.
Fossero acrocristici, poesie, romanzi o strani diari di viaggio – come “Adesso, a poche ore da qui” – in tutte le cose che Enrico scriveva sorprendentemente riusciva a combinare Congo e Sardegna, la grande storia e i Tazenda, le battute e le tragedie, la storia recente (Luigino Scricciolo) e antica (la Madonna dello schiavo a Carloforte) in una lingua italo-anglo-sarda-swahili che avvinghiava.
Io l’ho ricordato in blog un anno fa (Buon viaggio Enrico) ma altre/i allora non hanno avuto occasione di farlo.
Per questo ho chiesto ad alcune amiche/i di Enrico di ricordarlo in blog e da domani (alle 12) inizio a pubblicare i ricordi che via via mi arrivano.
Se altre/i si vorranno aggiungere, bene: ovviamente ognuna/o sceglierà il modo (serio o ironico) e la forma letteraria (racconto, lettera, articolo, poesia…) che preferisce.
Noi qui – lo dico con un verso di Peppino Mereu , che Enrico citava sempre – abbiamo un problema: “Su quisitu est de cumbincher tantu appetitu“, insomma di combattere la fame: per prima quella materiale ma anche le altre, la fame di giustizia, di cultura, di affetti…
E certamente Enrico ci ha sfamati, ogni volta che ha potuto, di tutto quello che aveva.
(db)
Ci parlai troppo poco, ci litigai un pochino, ci prendemmo subito, però… riconoscendoci dall’odore…