Esci pure ma devi consumare
80esimapuntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega
Privatizzare gli spazi pubblici … con tavoli e pedane per consumatori
«Spostare l’ora del confinamento notturno prima alle 23 e poi alle 24» – scrive Marco Bascetta su il manifesto (del 20 maggio) – «è una misura del tutto insensata dal punto di vista epidiemiologico e incomprensibile al senso comune. Si tratta, infatti, di concentrare in un minor tempo il flusso di persone che una volta si distribuiva sull’arco della notte. Fenomeno di affollamento già ben visibile nelle ore che precedevano il limite alle 22». Magari se alla gente dici di non uscire, molti non escono per davvero (dopo una certa ora né prima) ma quello che dice Marco Bascetta l’ho riscontrato e appuntato nel mio libro A piedi in un mondo sospeso (marzo 2021) a proposito del divieto di partire da una regione a un’altra e anche da una città a un’altra nella stessa regione (nel Natale 2020). La cosa aveva provocato, fra le altre conseguenze, un assiepamento di persone negli uffici postali per spedire pacchi, per cui un impiegato postale diceva che il divieto di partire non solo era inutile ma era anche peggio perché le persone si concentravano in quei giorni prima dell’inizio del divieto nelle stazioni, negli aeroporti e anche negli uffici postali! Marco Bascetta aggiunge un altro spunto: oltre alla scarsa efficacia del confinamento notturno, c’è la «totale indifferenza nei confronti delle libertà individuali: il solo tempo che conta è infatti quello commerciale del consumo. A favore del quale è stato deciso lo slittamento. Mentre la pura e semplice libertà di circolazione resta un esercizio improduttivo, incontrollato e dunque sacrificabile». Bascetta fa notare come si stia pericolosamente completando una privatizzazione dello spazio urbano commercialmente sfruttabile. Pochi giorni fa in una via di Perugia, a pochi passi dalla Cattedrale, ho visto alcuni operai che stavano montando un palchetto in un angolo dove da sempre si mettono a suonare i musicisti di strada (anche io tanti anni fa). Ho chiesto se era per Umbria Jazz: “No, è del ristorante qui vicino”; mi hanno detto. Ecco la conferma pratica del discorso di Marco Bascetta. Altro segnale di questa perversa inversione è la notizia che ogni tanto spunta sui giornali locali in Umbria cioè che molti ristoratori vorrebbero sospendere le sagre di paese nei prossimi mesi, perché a loro dire ostacolano il commercio dei ristoratori. Un mio amico che ha un locale mi ha fatto notare che il discorso è più profondo. In primo luogo le sagre non pagano tasse e sono esenti da molti oneri fiscali; e qui io gli dico: «Sì però le sagre durano solo pochi giorni e sono diffuse, e anche se durano, vengono sparpagliate in due o tre mesi. E poi come mi dice un mio amico che ha un’enoteca chi va alle sagre di solito non andrebbe comunque al ristorante, e viceversa». Il mio amico ristoratore mi fa notare: «Le sagre non pagano le tasse anche perché le Proloco sono bacini di voti e quindi… scambio di favori». A me sembra un po’ azzardato però ricordo che già due o tre anni fa, quando abitavo a San Feliciano, i gestori di un piccolo ristorantino casareccio che è anche bar, si lamentavano per le “feste e le cene” del circolino locale perché a loro dire – sempre torna lo stesso discorso – rubavano clienti e non pagano le tasse. A me sembra una guerra tra poveri e facevo notare che i clienti ai ristoranti casarecci li rubano i grossi “imperi” di fast food (MacDonald in testa) ma vai a farlo capire!
QUESTO APPUNTAMENTO
Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]