Essere LGBT in Italia
di Michelle Tarnopolsky
(«The perils of being LGBT in Italy. Where the closets are crowded with a lot more than Prada and Gucci», 25 aprile 2012, per «Macleans», Canada. Traduzione di Maria G. Di Rienzo)
Dopo essere stato preso a pugni sul naso e chiamato «fottuto finocchio» fuori da un bar di Reggio Calabria, Italia, il 13 aprile scorso, Claudio Toscano doveva aver pensato che i suoi guai fossero finiti una volta entrato in ospedale. Ma come racconta «Il Quotidiano della Calabria» è allora che sono cominciate le aggressioni psicologiche: «Sei gay? – ha chiesto un infermiere nella sala del pronto soccorso – posso raccomandarti uno psicologo. I trattamenti ormonali possono guarirti».
Benvenuti nel mondo delle persone Lgbt (la sigla indica Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) in Italia, dove i progressi legali e culturali che si avvertono ovunque nel mondo occidentale sono praticamente inesistenti. In febbraio, il notiziario satirico televisivo «Le Iene» ha contribuito a portare davanti alla giustizia il “mago” siciliano Alfio Sciacca che asseriva di guarire le persone dalla “malattia” dell’omosessualità. «Le Iene» aveva saputo di Sciacca perché aveva ricevuto un po’ di segnalazioni da parte delle vittime della sua frode.
«E’ una grande vergogna, ma da questo punto di vista il nostro Paese è ancora al Medioevo» dice l’attivista lesbica e parlamentare Anna Paola Concia. Nell’aprile 2011, lei e la sua partner stavano camminando mano nella mano in una strada affollata di Roma quando un uomo gridò: «Fottute lesbiche avrebbero dovuto mandarvi nei forni!». Nessuno le difese e alcuni hanno anche rimproverato Concia per aver risposto per le rime. E sono state fortunate a essere in centro città: simili incontri di solito finiscono in violenza fisica, nelle periferie romane.
«La Chiesa cattolica è un’enorme influenza, questo è il motivo per cui sono indietro di 20 o 40 anni rispetto al resto d’Europa su tutto» dice Eric Veroliemeulen, un albergatore olandese che sta per sposare il suo fidanzato nato negli Usa, Jeremy Boudreau, in Olanda nonostante che entrambi vivano e lavorino in Italia. «Anche se crea odio verso di noi, non ti è permesso criticare la Chiesa. E’ off limits» dice Boudreau. In effetti, Concia si astiene dal condannare il Vaticano: «Francamente, non mi aspetto che il papa dica che gli omosessuali possono sposarsi. Biasimare la Chiesa toglie responsabilità al governo, che è ben più omofobico del Paese stesso. E’ chiuso, ottuso, vizioso: mi sento più a disagio all’interno del Parlamento che fuori di esso».
Vladimir Luxuria, una politica transgender e star della reality tv, vede invece Chiesa e Stato come complici: «Il problema è che il Vaticano non si rivolge solo ai fedeli, ma a tutti i cittadini e in special modo ai politici. Ciò che loro considerano peccaminoso vogliono sia reso illegale. Perciò, a differenza di altre nazioni, non c’è una legge che riconosca le coppie gay, le coppie lesbiche, non c’è legge contro l’omofobia». Tale pervasiva attitudine discriminatoria nel gruppo elitario del Paese inevitabilmente filtra verso il basso. «Non aiuta, quanto hai figure come Berlusconi che dicono cose del tipo: “E’ meglio essere un donnaiolo che essere gay.” Cadono nelle orecchie dell’intera nazione» spiega Boudreau: «Entra in qualsiasi trattoria o in qualsiasi casa e c’è una televisione accesa all’ora di cena. Stiamo parlando di un Paese imboccato su un mucchio di opinioni dai media di Stato».
Il fotografo Silio Danti riconosce di essere stato fortunato, perché la sua famiglia ha reagito bene quando lui ha fatto il suo coming out: «E’ un peccato che l’egoismo italiano precluda ogni senso di altruismo o di amore aperto. La famiglia italiana può essere soffocante nel modo in cui tenta di determinare le vite dei figli in accordo al proprio modo di essere». Gli italiani Lgbt nel mondo della moda sembrano godere di maggior accettazione, ma Danti dice che si tratta di una facciata: «Conosco proprietari di grandi ditte a cui gli omosessuali non piacciono, ma li tengono nel proprio staff perché altrimenti, senza di loro, andrebbero in fallimento. Per cui, si tratta di un tipo di accettazione molto limitato. Può anche essere di moda, o trendy, dire che sono accettati, il che mi intristisce».
I professionisti non creativi tendono a tener chiuse le porte dell’armadio. «E’ più sicuro, in generale, non dire nulla» dice la tecnica video Elena Foresto: «Se sei un insegnante, per esempio, puoi star sicuro che qualche genitore verrà a dirti: “Hai fatto di mio figlio un frocio perché sei un frocio”». Tuttavia, Foresto dice che le cose possono essere un po’ più facili per le lesbiche che per i gay. «Probabilmente a causa della faccenda del latin lover. Due donne che si tengono per mano non sono un grosso problema come due uomini che lo fanno». Anche le lesbiche butch, le persone transgender da donna a uomo sono nettamente invisibili, in Italia. «Sarebbero troppo offensivi per l’opinione pubblica».
Secondo Ilga (cioè International Lesbian and Gay Association) Europa, il solo Paese della comunità europea con un peggior status sui diritti umani delle persone Lgbt è Cipro. «Ciò che distingue profondamente l’Italia dal resto d’Europa è questa cultura del silenzio, questa tradizione del rimuovere completamente gli omosessuali dalla sfera pubblica» spiega Paolo Patanè, direttore del gruppo italiano per i diritti delle persone Lgbt Arcigay: «E’ una cosa seria, significa cancellare la dignità umana, sociale e pubblica di milioni di persone».
Luxuria non ha dimenticato com’era la sua vita prima che il suo nome diventasse familiare all’Italia: «Ricordo ancora quando ero come qualsiasi altra persona transgender, i problemi che fronteggiavo, la discriminazione, le botte, gli insulti per strada, gli sguardi sospettosi. La cosa peggiore di tutte era che mentre fuori di casa le persone mi ridevano dietro, a casa mia madre piangeva per me».