Europa: ci fai o ci sei?
Nel mirino di Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia il signor 49 milioni a rate ma anche Kohl, Monti, Schlein, Mel Brooks, l’eroe dei 2 mondi, Cacciari, Pertini, Fessbeck, Attali e Vasco Brondi. La puntata 156 di «Ci manca(va) un Venerdì» oscilla fra stalle, stelle, strilli, stolti e solitudini.
«Se vogliamo ragionare in termini di “sovranismo” direi che può essere vista come una nuova tappa di sovranismo. Non proteso alla conservazione in ambito nazionale di quella che in molti campi è ormai una parvenza di sovranità, inefficace davanti ai giganti mondiali, ma declinato in chiave europea per affermarvi un percorso di aggregazione pari a quello che portò, uno o due secoli fa, al formarsi degli Stati unitari. Occorre non giocare più con la Ue: è una conquista per la quale i cittadini devono esigere il rispetto da parte dei loro governanti. I politici non possono più fare quello che David Cameron in Gran Bretagna ha fatto più di tutti gli altri, usare cioè l’Ue per motivi di interesse di partito e personale, finendo col provocare la disfatta del partito conservatore e la Brexit. Servono, insomma, meno Cameron e più Helmut Kohl, ovvero persone che nella propria attività politica si battano per far avanzare l’Europa, anche se questo può comportare sconfitte elettorali, come accadde appunto a Kohl, che si ritirò dalla politica avendo perso le elezioni del 1998, ma dopo aver fatto approvare in Europa il progetto dell’euro. Non si può avere un’Europa a costo zero per un leader politico». Così si lancia l’ex “salvatore dell’Italia berlusconizzata” Mario Monti alla luce della cocente vittoria – alle recenti elezioni europee – del sovranista (si definisce lui) Matteo Salvini.
Lo schiaffo simbolico di Monti a Salvini conta poco? Chissà. Oppure conta poco proprio Monti? Ri-chissà.
Certo contro Salvini sulla bilancia europea c’è molto altro. A cominciare da come votava – sdraiato sulla Troika – le poche volte che c’era e appunto dal forte assenteismo del leader della (allora) Lega Nord durante il suo precedente mandato europeo, mentre Elly Schlein – di PD, poi passata a Possibuile – s’impegnava con intelligenza a riscrivere il regolamento sull’immigrazione che ogni Paese membro dell’Unione dovrebbe seguire, con buona pace di Salvini, signor 49 milioni a rate. A volte non riesco a capire tanti taliani, che tuonano contro i fannulloni e nei luoghi di lavoro sono i primi a farsi le scarpe a vicenda; per poi votare un assenteista che fa politica sul web e con le magliette.
Chiacchiere da filosofi che spesso dimenticano lo scambio di battute nel film «La pazza storia del mondo» di quel mattacchione di Mel Brooks.
Antica Roma, ufficio collocamento. L’impiegata chiede al tipo, interpretato da Brooks, qual’è stato il suo ultimo impiego. «Filosofo impegnato» risponde il tipo ben vestito con una certa altezzosità. «Ok, venditore di fumo! Da quanto tempo è che non vendi fumo? Hai provato a vendere il tuo fumo? Guarda che questo è l’ultimo sussidio, poi ti arrangi». Poveretto, ai giorni nostri avrebbe avuto a disposizione i social, per mangiare Nutella o farsi fotografare nudo con l’ultimo shampoo dell’Oreal. #maiunagioia mai una bellezza.
A proposito di fumo, qui abbiamo una Europa che tiene a Sinistra (fra virgolette?) un po’ dappertutto ma che frana a Destra proprio in Italia. L’idea di una Europa Unita che possa sostenere la competizione – con i blocchi mondiali tipo USA o Cina – sembra proprio non convincere.
Ecco dunque farsi strada in qualcuno i vari sovranismi (vietato dire “nazionalismi”?) e il ritorno agli antichi regimi.
«L’Europa! Ove chi fatica muore dalla fame e gli oziosi nuotano nell’abbondanza e nella lussuria, ove poche famiglie signoreggiano le Nazioni e le mantengono in un perpetuo stato di guerra colle altisonanti parole di patriota e l’altra metà fa giustizia, bastonando gli schiavi quando hanno l’ardire di lamentarsi!»: così tuonava, in tempi non sospetti, Giuseppe Garibaldi che, avendo girato in lungo e in largo, aveva toccato con mano il midollo stesso dei “piccoli” Paesi europei in eterna lotta fra di loro, chiusi sospettosi. Certo il Cacciatore delle Alpi, come era soprannominato, non poteva pensare che un lungo periodo di pace (beh, ci sarebbero le guerre balcaniche ma sembrano rimosse dalla memoria) avrebbe permesso ai giovani figli di quei Paesi di poter viaggiare con Erasmus, uscendo dallo stretto ambiente in cui altrimenti sarebbero stati confinati. Come non avrebbe potuto immaginare la nascita della globalizzazione e della comunicazione istantanea, dove nessuno sembra guardarsi più in faccia (alla faccia del suddetto Erasmus) e le persone sono numeri sopra un listato di bit.
A tale proposito, un noto venditore di fumo – pardòn, un filosofo impegnato – quale si presenta l’ex sindaco veneziano Massimo Cacciari scandisce: «Oggi che cosa ci troviamo davanti? Una massa di individui, altro che liquidi: gassosi! Soggetti che, venuta meno ogni forma di aggregazione sociale, sindacale, corporativa, politica, si ritrovano soli. È questa la novità. È questo che crea la base sociale dei Trump, delle Le Pen, dei Salvini e dei Grillo. Alla radice non c’è solo l’impoverimento, il declassamento del ceto medio: c’è l’individualizzazione di massa». Forse sì ma qualche maligno potrebbe chiedere: quando votavano Renzi non erano gassosi?
Con questa individualizzazione di massa, cosa si prospetta per la cvE – cara vecchia Europa – che deve far fronte, oltre all’emergenza lavoro e alla regolamentazione dell’immigrazione, anche e soprattutto uno sconvolgimento ambientale senza precedenti (meno 10 anni alla catastrofe?) per tacere dei diritti negati a chi lavora e delle sempre più frequenti guerre in cui la UE soffia sul fuoco.
«Io speravo che ad Atene i capi di Stato raggiungessero un accordo per dar vita veramente all’Unità europea, per fare dell’Europa una grande nazione che con il suo potenziale umano, tecnologico, con la sua trazione storica, farebbe sentire il suo peso fra le due superpotenze. Invece ad Atene si è impedita questa vera Unità europea. Si vogliono escludere nazioni come la Spagna e il Portogallo per la questione degli agrumi, del vino. Questo è un ragionare da mercanti, non è più ragionare da uomini politici che hanno a cuore veramente le sorti dell’Europa e quindi del mondo intero» commentò sconsolato il miglior presidente della repubblica italiana, il partigiano e antifascista Sandro Pertini.
«Il problema dell’Europa non siete voi [l’Italia]; è la Germania che con salari reali troppo bassi e surplus commerciale alle stelle ammazza gli altri Stati. Con le politiche di austerità la Germania sta distruggendo l’Europa. E’ così che diventano più forti i partiti anti-europei. Se l’Italia e la Francia formassero una coalizione dicendo “Ehi Germania, devi smetterla, bisogna tornare a investire”, solo allora avremmo una chance»: quasi laconico il competente economista tedesco Heiner Fessbeck, che di sicuro non le manda a dire ai suoi.
Invece l’economista (e altro) Jacques Attali dall’esagono (cioè la Francia) va giù duro nei confronti dello Stivale: «la situazione dell’Italia è resa ancor più preoccupante dal fatto che la popolazione non sembra essere in grado, quando sarà il momento, di rispondere agli sforzi richiesti per diminuire drasticamente il livello del debito pubblico. […] Nel 2016, la Repubblica italiana avrà settant’anni, l’età della maturità e della saggezza per ogni regime politico in Europa. In confronto, nessuna Costituzione francese è durata di più. Se non ci si muove in tempo, l’Italia si ritroverà irrimediabilmente sprofondata in una crisi d’identità, e verrà cancellata dalla scena mondiale». Bah, io conosco un settantenne (db) che è saggio quanto una salamamdra vola però non vorei andare fuori tema.
Dopo aver cercato di dare un senso alla discussione sulla crisi europea – ma si può senza fare anche un discorso sulla giustizia sociale? – mi conviene lasciare l’ultima parola al progetto musicale “Le luci della centrale elettrica”, del cantautore Vasco Brondi: «Rifacciamo le tette ai nostri progetti scadenti».