Fantascienza per immagini: l’occhio infinito – 52 —

Astronavi 8

Che a molti sembrano essere le più adatte a fornire una idea della Fantascienza. Di quel che è stato e continuerà a essere…

di Mauro Antonio Miglieruolo

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La Fantascienza delle origini possedeva una qualità, lo slancio dell’immaginazione, alimentata dalla speranza in un mondo migliore, che la rendeva più che appetibile: necessaria, vitale.

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Lo era per le migliaia di adolescenti che dei primi fascicoli si sono nutriti. Ma anche per gli adulti che se ne servivano per continuare a sognare.

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Questa qualità è oggi in gran parte consumata. Inefficace. È stata perduta nel corso di diversi decenni di realimo tecnologico, ma anche di delusioni sociali, di estinzione delle speranze, dell’avvilimento generale che hanno prodotto.


L’innocenza che presupponeva, l’innocenza è essenziale per permettere alla fantasia di trovare spazio nell’animo delle persone, si è dissolta nella realtà delle problematiche poste dall’avvento del pensiero unico, antagonista di quello fantascientifico. Sempre poliedrico, plurale e prabalistico.

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Un pensiero speculativo, è stato detto. Forse. Perché la fantascienza era fondata sul gioco (a sua volta fondato sull’innocenza; a sua volta fondato sulla fiducia nell’essere).
Di questo gioco è rimasto solo quello di immaginare fantasmagoriche astronavi che solcano l’infinito. I deserti di Mondi lontani, mondi aridi, mondi tormentati, mondi da redimere.

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Rinnovo questo gioco per la ottava volta, ma ce ne saranno altre. Intervallate dalle svariate tematiche, fantascientifiche e para fantascientifiche, delle quali mi riuscirà di riunire abbastanza immagini per poterle selezionare e poi proporre.

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Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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