Fantascienza per immagini: l’occhio infinito – 59 —

Robot 4

Più passa il tempo, più l’immagine tendenzialmente infantile del robot asimoviano sfuma nella tremenda volontà (che è anche consapevolezza) di farne uno strumento di distruzione. Strumento al servizio dell’antiuomo utilizando il pretesto della protezione, sussidio e sollievo dell’uomo.

di Mauro Antonio Miglieruolo

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Il Sogno di tanti polverizzato.

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I Robot non sbagliano, o sbagliano perché troppo robot. I robot uccidono, distruggono, minacciano, incutono terrore.  Questa verità robotica è nascosta dietro una altra soltanto esibita, ma non  effettivamente e pervicacemente perseguita. Quella del servizio dell’uomo. La realtà/aspirazione alla guerra. Alla guerra guerreggiata, per conquistare, per distruggere e sottomettere, utilizzando tanto di super  cannoni, bombe intelligenti, e droni.

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In questa doppiezza risiede il doppio sentimento con il quale li si accoglie:
perla visone in prospettiva che fanno balenare. Prospettiva che nell’oggi prende già forma. Producendo inquietudine.
Inquietudine nei lavoratori che a breve saranno sostituiti; nei soldati (lavoratori in genere) che sanno che da loro saranno uccisi;
nelle popolazioni che già conoscono la freddezza e mancanza di empatia con la quale le loro istanze sono respinte dalla burocrazia umana,
al confronto con la cubica indifferenza della burocrazia robotica.

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Guidata da gli Shylock cosmici accumulatori di “libbre di carne” di un proletariato indifeso, senza giudice a Berlino. Producono inquietudine e qualche volta anche sollievo.

Ma non è più tempo di illusioni. I Robot, strumento di guerra. La guerra dell’uomo contro sè stesso. Non a caso la tendenza è di modellarli a nostra immagine e somiglianza. Noi tutti siamo dentro la guerra, tutti divisi interiormente e con il vicino di casa che ha il torto di essere diverso da noi.

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I robot: sarebbero un gioco divertente, come lo sono per molti adolescenti, non fossero troppo seri per divertire.

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Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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