Fantascienza per immagini: l’occhio infinito –79 —

Robot 5

Più passa il tempo, più l’immagine tendenzialmente infantile del robot asimoviano sfuma nella tremenda volontà (che è anche consapevolezza) di farne uno strumento di distruzione.
Strumento al servizio dell’antiuomo utilizando il pretesto della protezione, sussidio e sollievo dell’uomo.
Il Sogno di tanti polverizzato.

di Mauro Antonio Miglieruolo

I Robot non sbagliano, o sbagliano perché troppo robot.
I robot uccidono, distruggono, minacciano, incutono terrore.
Questa verità robotica è nascosta dietro una altra soltanto esibita,
ma non  effettivamente e pervicacemente perseguita. Quella del servizio dell’uomo.
La realtà/aspirazione alla guerra. Alla guerra guerreggiata, per conquistare, per distruggere e sottomettere, utilizzando tanto di super  cannoni, bombe intelligenti, e droni.

In questa doppiezza risiede il doppio sentimento con il quale li si accoglie:
perla visone in prospettiva che fanno balenare. Prospettiva che nell’oggi prende già forma. Producendo inquietudine.
Inquietudine nei lavoratori che a breve saranno sostituiti; nei soldati (lavoratori in genere) che sanno che da loro saranno uccisi;
nelle popolazioni che già conoscono la freddezza e mancanza di empatia con la quale le loro istanze sono respinte dalla burocrazia umana,
al confronto con la cubica indifferenza della burocrazia robotica.
Guidata da gli Shylock cosmici accumulatori di “libbre di carne” di un proletariato indifeso, senza giudice a Berlino. Producono inquietudine e qualche volta anche sollievo,

Ma non è più tempo di illusioni. I Robot, strumento di guerra. La guerra dell’uomo contro sè stesso.
Non a caso la tendenza è di modellarli a nostra immagine e somiglianza.
Noi tutti siamo dentro la guerra, tutti divisi interiormente e con il vicino di casa che ha il torto di essere diverso da noi.
I robot: sarebbero un gioco divertente, come lo sono per molti adolescenti, non fossero troppo seri per divertire.

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Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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