Fantini, Galateria, Maroni, Pezzani, Piccioni con…
… con Wragg Sykes e Autori Vari.
7 recensioni di Valerio Calzolaio
Rebecca Wragg Sykes
«Neandertal. Vita, arte, amore e morte»
traduzione di Francesca Pe’
Bollati Boringhieri
442 pagine, 27 euro
Dall’Europa atlantica all’Asia (ben oltre il Mar Caspio). Da oltre 400.000 a circa 40.000 anni fa (quando siamo rimasti soli). I Neandertal interessano tutti, da sempre. Nessun’altra specie umana estinta possiede in Europa il loro fascino popolare. Purtroppo i siti web sanno che i Neandertaliani sono potenti acchiappaclic e adescano i lettori con notizie gonfiate che accentuano una costante alterazione della realtà. Eppure, oggi possiamo ormai contemplare con lo sguardo l’immensa distesa del mondo neandertaliano, che abbraccia migliaia di chilometri e oltre 350000 anni. Il patrimonio archeologico statico diventa dinamico: vediamo come gli utensili si muovono nei siti e vengono portati via distribuendosi nel paesaggio. Possiamo addirittura compiere il percorso inverso, risalendo alla roccia originaria. E sappiamo ricavare informazioni incredibilmente dettagliate anche dai corpi, dai reperti ossei mineralizzati (fossilizzati), ritrovati quasi per intero o in parte, da quasi un secolo e mezzo a ora. Enormi database digitali consentono di studiare gli incroci tra geologia, ambiente e azione degli ominini, tenendo bene in conto le diverse velocità di decomposizione delle varie strutture anatomiche e gli altri predatori. Diversificati e flessibili, i Neandertaliani sopravvissero in mondi scomparsi, dove ghiacciai con spessore di chilometri incontravano la tundra, ma anche in foreste temperate, deserti, regioni costiere e montuose. Non costituiscono un gruppo di sempliciotti buoni a nulla su un ramo avvizzito dell’albero genealogico, ma antichi parenti dotati di un’enorme capacità di adattarsi e persino di prosperare. Non sono relegati a un passato remoto e a un vicolo cieco, appartengono a tutti noi.
La nota brillante archeologa inglese Rebecca Wragg Sykes ci presenta con meticoloso garbo i nostri fratelli estinti (presenti nel Dna di miliardi di sapiens contemporanei, soprattutto qui in Europa). Molto opportunamente parte da due figure in bianco e nero, ognuna su due pagine. La mappa dei siti colloca fra la costa atlantica degli attuali Spagna e Portogallo e i picchi montuosi Altaj in Siberia i ben novanta luoghi dove sono state finora rinvenute tracce studiate dei Neandertal, ovviamente più concentrate a ovest che a est, segnalando in grigio chiaro l’estensione maggiore delle terre emerse nei periodi glaciali di abbassamento del mare (per esempio senza Manica e Mare del Nord, con la linea dell’Adriatico fra Gargano e Albania attuali). I siti non erano semplici mete, ma intersezioni, nodi di reti che si estendevano per centinaia di chilometri migrabili. La successiva riproduzione del ramo della specie da settecentomila anni (i precursori neandersoviani) a quarantamila (con tante diramazioni per evoluzione in ecosistemi diversi e incroci con altre specie umane) evidenzia la buona lunga convivenza di più specie del genere Homo, sottolineando quanto scientificamente provato, le probabili ibridazioni, le tante verifiche ancora da compiere. La genetica ha aperto un mondo in cui Neandertal di lignaggi diversi si spostavano su interi continenti. Seguono diciotto accurati capitoli (con un disegno e un prologo poetico) che trattano praticamente tutti i reperti e comparano, nel tempo e nello spazio, i vari aspetti della vita biologica e sociale dei Neandertal. Siamo abituati a ragionare sugli ultimi settantamila anni dei sapiens alla conquista di ogni continente del pianeta o su popoli e civiltà che coprono poche migliaia di anni del recente Neolitico. Qui trovate la storia di ecosistemi intercontinentali e di quasi quattrocentomila anni, meno della metà in nostra compresenza geografica, una meraviglia. Al centro un inserto di disegni e foto a colori, in fondo brevi note.
Autori Vari
«Oceano»
traduzioni varie
Iperborea
192 pagine per 19,50 euro
Pianeta acquatico. Prima e ora. Quando ti immergi sott’acqua è come immergersi nella storia della vita sulla terra. Ci trovi tutte le principali specie di esseri viventi: dalle spugne ai coralli, dai granchi alle meduse, dai pesci, ai delfini e alle balene. L’oceano è una biblioteca della vita. Il singolare è d’obbligo: esiste solo un unico grande Oceano interconnesso che ricopre oltre il settanta per cento del pianeta. Forse dobbiamo essere meno non solo antropocentrici ma anche terrocentrici. Tutte le masse terrestri del pianeta sono isole e occupano meno del trenta per cento del globo. Il resto è acqua, perlopiù salata: tanti mari vicini e lontani nei noti grandi bacini oceanici. In un modo o nell’altro, l’oceano andrà avanti senza di noi, non viceversa: contiene tutti gli ingredienti che rendono possibile la nostra esistenza e non ci siamo resi conto che, distruggendolo, stiamo distruggendo il nostro sistema di supporto vitale. Dobbiamo ripopolare, rimettere a posto ciò che abbiamo perso e salvare ciò che rimane. La pesca industriale sta depauperando i nostri mari. Il pesce è considerato una risorsa gratuita: basta uscire e prenderselo. La perdita non si vede ma perdiamo tonnellate di animali. Non fa bene all’oceano e non fa bene al clima, come anche usare specchi d’acqua come discarica per lo smaltimento di ciò che non ci serve. La nostra priorità numero uno dovrebbe essere quella di smettere di avere un impatto. Per prima cosa, non fare danni. La conoscenza scientifica c’è già, ma non è stata ancora interiorizzata nella mentalità collettiva. Questi sono alcuni spunti del competente interessante dialogo fra due splendide scienziate: la giovane biologa marina peruviana Kerstin Forsberg (1984) ha intervistato la mitica oceanografa statunitense Sylvia Earle (1935), un’educazione oceanica per introdurre il nuovo volume The Passenger “per esploratori del mondo”, dedicato all’Oceano.
La collana è ormai nota e molto apprezzata, commissiona o raccoglie articoli recenti su luoghi umani del pianeta (città ed ecosistemi) in bei volumi illustrati e vuol farci meglio capire, in questo caso, che gli esseri umani siamo “creature marine”. Abbiamo bisogno dell’oceano quanto ogni polpo, calamaro, balena o barriera corallina: niente oceano, niente vita, niente umanità. Il nostro è un pianeta Oceano: prendercene cura e costruire un rapporto personale (pure letterario) con l’oceano è certamente la chiave per garantirne la conservazione. Il volume è ricco di foto (d’autore), dati, grafici, schede, infografiche (originali e ben leggibili). Dopo la premessa rieducativa si possono leggere brevi saggi dello storico britannico Richard Hamblyn sull’evoluzione e sul linguaggio delle onde marine; della giornalista britannica Rose George sull’industria mercantile dei trasporti marini a bordo di un’immensa nave portacontainer; dei giornalisti norvegesi Eskil Engdal e Kjetil Sæter sul lungo periglioso inseguimento nel dicembre 2014 a uno dei principali pescherecci di frodo; dello scrittore britannico Philip Hoare sulle maestose balene, con le quali si può tranquillamente nuotare insieme, per esempio nelle acque delle Azzorre; della giornalista britannica Tabitha Lasley sulle piattaforme petrolifere e gli uomini che ci lavorano; degli italiani Giovanni Soldini (skypper) e Antonello Provenzale (geoscienziato) su correnti, plancton e ghiacci, in forma di dialogo; della giornalista italiana Valentina Pigmei sui “vagabondi del mare”, quel variegato popolo di persone che passano oggi la vita in mare, rinunciando spesso a mestieri sicuri per un’esistenza meno comoda e più rischiosa; del giornalista britannico Simon Winchester con l’entusiasmante ricostruzione delle millenarie navigazioni su canoe nel Pacifico puntellato di isole lontane, padroneggiando i mari senza strumenti moderni e senza sottomettere altri umani. A chiusura un’appendice sui libri di un docente velista svedese; una playlist di un ingegnere nautico italiano; una breve bibliografia.
Daria Galateria
«Il bestiario di Proust»
Sellerio
332 pagine, 15 euro
Le esperienze e la scrittura di Marcel Proust (1871-1922). La Recherche è un’Arca di Noè in cui Proust ha messo in salvo, a centinaia, i suoi animali perduti. Alcuni venivano dalla vita, altri dalle letture. Sono animali profondi, attori delle principali pagine della vita e delle opere dello scrittore. Nell’originale divertente ricostruzione dell’espertissima docente di Letteratura francese Daria Galateria (Roma, 1950), “Il bestiario di Proust”, si prova con competenza e gusto a riassumere come entrano in scena, in che ruoli recitano e come poi evolvono un centinaio di loro. Attraverso lettere, poesie, novelle, fogli persi, quaderni preparatori e romanzi si evidenzia lo specifico aiuto delle bestie nel trattare i grandi temi: amore, tenerezze e crudeltà familiari, matricidio, morte, sadismo, gelosia. Dopo il lungo saggio introduttivo con note finali, vi è proprio il “catalogo” da Alcione e Allodola a Zanzara e Zebra, poche righe o varie pagine e i riferimenti bibliografici autorali.
Seba Pezzani
«USA e getta. Viaggio nell’America che non c’è»
Nuova Editrice Berti
158 pagine, 18 euro
Stati Uniti d’America. 2005. L’interprete, traduttore e musicista Seba Pezzani (Fidenza, 1964) fece il primo viaggio americano nel 1996 e, poi, è capitato ancora spesso, circa una volta l’anno, anche per incontrare autori tradotti e amici. Nel 2005 accadde in auto, un lungo road trip insieme alla sua compagna di allora, americoitaliana (nata là da padre americano e madre italiana). Alla fine della giornata buttava giù riflessioni su un taccuino, mentre lei si faceva la doccia, e aggiungeva “note a margine” dopo che lei si era assopita. Il diario di bordo, geografico culturale sociale musicale (Bob Dylan è una costante), è rimasto un po’ nel cassetto, ora finalmente e opportunamente edito, con un’introduzione attuale: “il crollo di immagine dall’eleganza hollywoodiana di Obama all’assoluta mancanza di stile di Trump è stato sotto gli occhi di tutti”. Ecco: “USA e getta”, appunto: caratteristiche e contraddizioni del sogno americano a partire da episodi di vita vissuta, sulla strada!
Roberto Fantini
«Un nuovo modo di sentire. La religiosità “aperta” di Aldo Capitini»
Graphe edizioni
68 pagine, 9 euro
Perugia, Assisi e il mondo. Aldo Capitini nacque il 23 dicembre 1899 nel capoluogo umbro dove poi morì da docente universitario il 19 ottobre 1968. L’epigrafe sulla tomba fu dettata dal grande italianista studioso di Leopardi Walter Binni: “Libero religioso e rivoluzionario nonviolento pensò e attivamente promosse l’avvento di una società senza oppressi e l’apertura ad una realtà liberata e fraterna”. Il primo saggio pubblicato da Laterza nel 1937 (frutto di dattiloscritti consegnati a Benedetto Croce) s’intitolava appunto “Elementi di un’esperienza religiosa”, lui che aveva contestato il Concordato e non aderito al Partito Nazionale Fascista, che amava Gandhi ed era vegetariano. Bene ha fatto il professore di filosofia e pittore Roberto Fantini a raccogliere in “Un nuovo modo di sentire” alcuni testi pubblicati o pronunciati sulla religiosità “aperta” di Capitini, vera cifra intellettuale e morale del suo pensiero, simboleggiata dalla prima marcia per la pace promossa nel 1961.
Luigi Piccioni
«Cento anni di parchi. Scritti di storia delle aree protette italiane»
Università degli Studi Camerino
266 pagine, 10 euro
Dall’Abruzzo all’Italia, con amore. Il centenario dei parchi nazionali italiani si spalma su tre date: nel 2021 il centenario della fondazione del Parco Nazionale d’Abruzzo in forma privata, a opera di Erminio Sipari e della Società Pro Montibus; in questo 2022 centenario della fondazione del Parco Nazionale del Gran Paradiso; nel 2023 centenario della fondazione del Parco Nazionale d’Abruzzo in forma ufficiale. Come noto, la legge quadro sulle aree protette è arrivata poi solo a fine 1991, istituendo molti nuovi parchi, e si sta celebrando il trentennale dalla lenta progressiva importante attuazione, pur con aspetti contraddittori. In “Cento anni di parchi” il professor Luigi Piccioni (Avezzano, 1959), oggi all’Università della Calabria, raccoglie sedici testi in tema (scritti o interventi) realizzati fra il 1996 e il 2022, organizzati nelle seguenti parti: le aree protette italiane, il parco nazionale d’Abruzzo, interventi specifici, bibliografia selezionata.
Alberto Maroni
«California Sun»
Sellerio (prima ed. Mondadori 2004)
400 pagine, 15 euro
Los Angeles, 16 settembre, 2066 e 2016. Un anziano strano uomo torna a casa nel capitolo zero, narra in prima. Qualche verso del successo di The Rivieras del 1964, poi nel successivo troviamo il trentenne Michael Dover cinquant’anni prima in fuga da Vail (Colorado) appunto verso il “California Sun”, con il vecchio pick-up Ford F-250 “Highboy” del padre; lui viveva ancora con i genitori, impiegato all’ufficio postale, spesso annoiato nonostante l’erba e la batteria. Entrambi gli esseri quel giorno compiono gli anni e, per entrambi, è in corso una svolta esistenziale emotiva, geografica e avventurosa. Seguono 38 capitoli, uno ciascuno, sempre più intrecciati via via che si avvicina l’originale epilogo. All’esordio letterario Alberto Maroni (Macerata, 1987), dopo studi artistici al Dams di Bologna e a New York, freelance nel campo del videomaking e della fotografia, scrive un bel romanzo “americano” a tinte horror, collocato fra il tedio della vita quotidiana e un tempo fantascientifico.