Femminismi ecoterritoriali in America Latina
Tra violenza patriarcale ed estrattivista e interconnessione con la natura
di Maristella Svampa
Per decenni, nel Sud del mondo, e in particolare in America Latina, le donne hanno svolto un ruolo forte nelle lotte sociali e nei processi di autorganizzazione collettiva legati al campo dei diritti umani e alla difesa dei settori più esclusi, a cui si sono aggiunti in tempi recenti le lotte ambientaliste. Questo testo analizza alcune delle questioni centrali affrontate dalle lotte delle donne nella loro connessione con i movimenti e le organizzazioni ambientaliste e antiestrattiviste della regione dell’America Latina. Per riferirmi a queste lotte, adotto il concetto di femminismo ecoterritoriale, in virtù del suo legame con i movimenti ecoterritoriali e le mobilitazioni di coloro che sono colpiti da problematiche socio-ambientali. Da un lato, il testo stabilisce i rapporti con la prospettiva ecofemminista, nel quadro di un paradigma relazionale e della cultura dell’assistenza. Dall’altra parte, mette in evidenza le diverse narrazioni del femminismo ecoterritoriale, nonché il ruolo crescente della violenza estrattivista. L’analisi si concentra sulle diverse correnti del femminismo ecoterritoriale e sul modo in cui configurano uno spazio a geometria variabile attorno ad alcuni temi: Impatto ambientale e zone di sacrificio; Acqua, territorio ed estrattivismo; Enti e territori; Domanda di terra e sovranità alimentare.
Feminismos ecoterritoriales en América Latina Entre la violencia patriarcal y extractivista y la interconexión con la naturaleza
Maristella Svampa
Fundación Carolina, Documentos de Trabajo 59 / 2021 (2ª época) – octubre 2021 – 30 pp.
Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network.
1. Introduzione
“Sì, sono una strega, perché siamo le figlie delle streghe che non hanno potuto sterminare. Siamo streghe che ci rafforziamo in comunità, che ci curiamo con li nostri saperi ancestrali, che rafforziamo i nostri sogni, i nostri corpi, affinché le nuove generazioni abbiano forza e spirito di vita. Impariamo la vita danzando, cantando. Esigiamo giustizia, non più violenza contro i corpi delle donne, e la libertà dei territori in cui viviamo. Rendo omaggio alle libertà territoriali che generano la vita”. Aura Lolita Chávez Ixcaquic, Consiglio dei Popoli K’iche’ per la Difesa della Vita, Madre Natura, Terra e Territorio, Guatemala, intervistata da Claudia Korol (2016: 297)
Da decenni, nel Sud del mondo, e in particolare in America Latina, le donne svolgono un ruolo di primo piano nelle lotte sociali e nei processi di autorganizzazione collettiva legati al campo dei diritti umani e alla difesa dei settori più esclusi, a cui negli ultimi decenni si sono aggiunte le lotte ambientaliste. Questo testo analizza alcune delle questioni centrali affrontate dalle lotte delle donne, nella loro connessione con i movimenti e le organizzazioni ambientaliste e antiestrattiviste nella regione latinoamericana. Queste esperienze hanno ricevuto nomi diversi, da femminismi territoriali (Ulloa, 2016), femminismi di comunità (Gargallo Cellentani, 2015) o femminismi popolari (Korol, 2016) a femminismi anti-estrattivisti ed ecofemminismi del Sud (Svampa, 2015). In questo testo adotterò la specifica denominazione di femminismi ecoterritoriali per dare enfasi al loro legame con la svolta ecoterritoriale delle lotte, nonché con le mobilitazioni di coloro che sono danneggiati a livello socio-ambientale, che costruiscono una narrativa riguardo alla giustizia ambientale.
Per seguire il filo dei femminismi ecoterritoriali, farò prima una breve contestualizzazione dell’espansione della frontiera estrattivista e della sua portata nella regione latinoamericana. In secondo luogo, presenterò le caratteristiche principali dell’ecofemminismo, per poi passare a una caratterizzazione dei femminismi ecoterritoriali. Mi concentrerò su quattro trame fondamentali: Impatto ambientale e zone di sacrificio; Acqua, territorio ed estrattivismo; Corpi e territori; Richiesta di terra e sovranità alimentare. Infine, prima di affrontare le conclusioni, presenterò le principali caratteristiche della violenza estrattivista e il suo impatto sulle donne, nel quadro di territori mascolinizzati.
2. Consenso neoestrattivista e svolta ecoterritoriale
“La nostra lotta dal territorio di fronte all’estrattivismo si rafforza, sappiamo che nonostante ci sia l’estrazione mineraria dalla colonia, non è normale convivere con la contaminazione, abbiamo diritto all’acqua, alla salute, al cibo, a vivere in un ambiente sano e libero dalla violenza.” Bolivia, VII Incontro dei Difensori della Madre Terra, 2020.
L’estrattivismo percorre la lunga memoria dell’America Latina, definisce un modello di accumulazione, associato alla nascita del capitalismo moderno, cioè alle esigenze dei centri metropolitani e all’inserimento subordinato della regione come fornitore di materie prime nel sistema-mondo moderno. Il neo-estrattivismo, o estrattivismo del 21° secolo, ha portato a un’espansione delle frontiere della mercificazione, una modalità di appropriazione della natura basata sul super-sfruttamento dei beni naturali, in gran parte non rinnovabili, caratterizzata da grande scala ed esportazione, nonché l’inclusione di nuovi territori, precedentemente considerati improduttivi o non valorizzati dal capitale. Di conseguenza, il neoestrattivismo designa qualcosa di più di quelle attività tradizionalmente considerate estrattive (attività minerarie, monocolture), poiché spazia dalle nuove forme di mining a cielo aperto, all’espansione della frontiera petrolifera ed energetica (energie estreme, come il fracking e lo sfruttamento offshore), la costruzione di grandi centrali idroelettriche e altre opere infrastrutturali (idrovie, porti, corridoi bioceanici, ed altre), fino all’espansione di modelli agroalimentari vincolati alla monoproduzione, come la soia, la palma e i biocarburanti, il mega-sfruttamento della pesca e le monocolture forestali.
Gli estrattivismi del XXI secolo sono il risultato di un accelerato aumento del metabolismo sociale nell’ambito del capitalismo neoliberista caratterizzato da una maggiore domanda di energia e materiali, che si è tradotta in una maggiore pressione sui beni comuni, trasformati in commodities, con il conseguente aggravamento della crisi climatica e la distruzione degli ecosistemi. In nome del progresso e dello sviluppo, questi processi hanno generato l’approfondimento delle asimmetrie sociali e ambientali tra il Nord Globale e le potenze emergenti, rispetto ai Paesi del Sud, le cui strutture economiche, mobilitate dalla tendenza all’export, hanno puntato pesantemente sulla reprimarizzazione. Pertanto, l’espansione delle attività estrattive su larga scala, predatorie e inquinanti, ha causato forti impatti socio-sanitari e ambientali, aumentando il debito ecologico del Nord ed espandendo le zone di sacrificio nel Sud del mondo.
È intorno al 2000 che l’America Latina assiste al ritorno in vigore dell’immaginario di sviluppo e progresso, in chiave estrattivista, al ritmo del forte aumento dei prezzi delle materie prime. Di fronte alla possibilità di una straordinaria redditività, il “Commodities Consensus” ha offuscato le differenze ideologiche: sia nel crudo linguaggio della depredazione (prospettiva neoliberista), sia attraverso il controllo del surplus da parte dello Stato (prospettiva progressista), abbiamo assistito, in una associazione multi-scalare tra corporazioni globali e governi, a un’espansione di megaprogetti estrattivistici (minerari, agrobusiness, sfruttamento degli idrocarburi, mega-dighe), caratterizzati da una modalità di intervento verticale e senza consultazione su territori e popolazioni (Svampa, 2013 e 2018a).
D’altra parte, nell’ambito del “Commodities Consensus”, i governi latinoamericani hanno cercato di evidenziare la dimensione sociale e ambientale, giustificando il neoestrattivismo e la depredazione ambientale in nome dello sviluppo e della riduzione delle disuguaglianze, il che ha generato una situazione paradossale, a partire dall’installazione di un’agenda selettiva di diritti, che negava e/o respingeva le richieste socio-ambientali, nonché gran parte delle rivendicazioni indigene per la terra e il territorio. Oggi sappiamo che una parte importante della crescita economica vissuta in America Latina durante il boom delle materie prime è stata intercettata dai settori più ricchi della società. I dati della rivista Forbes mostrano che la ricchezza dei miliardari latinoamericani (con fortune superiori a 1.000 milioni di dollari) è cresciuta a un tasso del 21% l’anno tra il 2002 e il 2015, un aumento di sei volte superiore a quello del PIL della regione (3,5 % annuale). Nel 2013-2014, secondo Oxfam, il 10% delle persone più ricche della regione ha mantenuto il 37% del reddito; ma se si considerava la ricchezza, questi dati aumentavano in modo pazzesco, mostrando che il 10% più ricco accumulava il 71% della ricchezza; mentre l’1% più privilegiato ha mantenuto il 41% (citato in Benza e Kessler, 2020: 86). Attualmente, l’America Latina continua ad essere la regione più diseguale del pianeta, anche in termini di concentrazione e land grabbing, il che senza dubbio ha ridefinito la questione della disputa sull’acqua e sui beni comuni, che ha provocato l’espulsione delle popolazioni e la criminalizzazione, quando non l’omicidio, di contadini e indigeni.
Una delle conseguenze dell’attuale tendenza neo-estrattivista è stata l’esplosione di conflitti socio-ambientali in tutta la regione. Per le sue caratteristiche (frammentazione sociale, riubicazione di altre forme di economia, verticalità delle decisioni, abuso verso le popolazioni, forte impatto sugli ecosistemi e sui territori), più che per le sue conseguenze, il conflitto socio-ambientale è inerente al neoestrattivismo, anche se questo non si traduce in tutti i casi con l’emergere di esplicite resistenze sociali. Nel corso degli anni, e nella foga delle nuove modalità estrattive dell’espansione del capitale, i conflitti sono andati moltiplicandosi, mentre la resistenza sociale è diventata più attiva e organizzata, dando origine a una narrativa controegemonica più completa e radicale che mette in discussione la relazione società/capitalismo/natura.
Proprio per questo, da 20 anni assistiamo a un cambiamento ecoterritoriale delle lotte, visibile nel rafforzamento delle lotte ancestrali per la terra, portate avanti dai movimenti indigeni e contadini, nonché nell’emergere di nuove forme di mobilitazione e partecipazione. ONG ambientaliste con la logica di un movimento sociale, reti critiche di intellettuali ed esperti, gruppi regionali di vario genere, esperienze agroecologiche, incentrate sulla difesa della terra e dei territori, sulla ridefinizione delle dimensioni del comune, della biodiversità e della relazione con la natura. Nella dinamica delle lotte e delle loro articolazioni sociali si sono sviluppati nuovi linguaggi di valorizzazione del territorio, che esprimono l’intersezione innovativa tra la matrice indigena-comunitaria e il discorso ambientalista. Questa svolta ecoterritoriale delle lotte è andata adottando nuovi temi e slogan, sviluppando strategie argomentative e giuridiche nell’ambito di un dialogo di saperi; insomma, configurando narrazioni ecopolitiche che segnano la tendenza all’emergenza di una soggettività comune. Negli ultimi anni, la svolta ecoterritoriale è stata arricchita e rafforzata dall’azione dirompente e di mobilitazione dei femminismi ecoterritoriali, che attraverso la difesa dell’acqua, del corpo come territorio, della sovranità alimentare e dell’agroecologia, hanno generato spazi di re-esistenza che rielaborano a livello locale diverse risposte alla crisi ambientale.
3. Femminismi ed ecofemminismi ecoterritoriali
“Le donne sono la più grande creazione che sostiene il pianeta; hanno una forza creativa enorme. Lo stesso Gandhi diceva ogni giorno: ‘Rendimi più donna. Vandana Shiva, 2016
Prima di addentrarci nelle trame e nelle narrative dei femminismi ecoterritoriali, dobbiamo caratterizzare l’ecofemminismo, che è una prospettiva o corrente di pensiero — e, allo stesso tempo, un movimento sociale diverso — che parte dalla certezza che c’è una connessione tra l’oppressione nei confronti delle donne e quella verso la natura. Da un lato le donne sono rese inferiori (considerate irrazionali, sensibili, impure) perché più vicine alla natura; dall’altro, la desacralizzazione e lo sfruttamento della natura si basano sulla sua femminilizzazione.
Come corrente teorica e pratica, lungi dall’essere nato nei chiostri universitari, l’ecofemminismo è nato nelle strade, intorno agli anni Settanta, negli Stati Uniti, quando le donne decisero di unirsi per combattere la possibilità di una guerra nucleare, nel quadro della Guerra Fredda. Erano tempi in cui il movimento antinucleare e pacifista denunciava l’ideologia militarista dei discorsi pubblici. Allo stesso modo, l’ecofemminismo assocerebbe questi discorsi di guerra alla cultura patriarcale. In guerra, le donne possono essere violentate, aggredite, insultate, sia a casa che per strada. Quella stessa cultura dell’odio verso le donne ha una relazione distruttiva con la natura. Per questo, si è prospettata la necessità di cambiare la cultura nel suo insieme (Hache, 2016: 19-21).
Una delle questioni che sta all’origine della teoria ecofemminista è il carattere patriarcale della doppia dominazione: degli uomini in termini di relazioni interpersonali, ma anche nel campo della relazione con ciò che è naturale. Questo doppio dominio si basa su un paradigma dualistico binario, che separa l’umano dal non umano, il maschio dalla donna, il pubblico dal privato, la ragione dall’emozione, il moderno dal non moderno, il cui correlato è una logica identitaria, che squalifica e svaluta coloro che sono differenti.
Per quanto riguarda il rapporto donna-natura, l’ecofemminismo partirebbe dall’inversione dello stigma, ridefinendo positivamente l’identificazione attraverso diverse vie. In primo luogo attraverso la connessione diversa con il corpo e la natura. Questa interconnessione ha contribuito allo sviluppo di altri linguaggi di valutazione, basati su approcci od ontologie relazionali, che enfatizzano l’interdipendenza, la complementarità, l’assistenza – in breve – l’eco-dipendenza, soprattutto nel quadro dell’attuale crisi ambientale e di civiltà. In secondo luogo, insieme alle economiste femministe (Pérez Orozco, 2017; Rodríguez Enríquez, 2015), gli ecofemminismi hanno inserito nell’agenda pubblica l’importanza del lavoro riproduttivo, reso invisibile e non riconosciuto, svolto dalle donne. Questo lavoro di assistenza, necessario per la sostenibilità della vita, è stato tradizionalmente svalutato, alla stessa maniera del lavoro di sostegno della natura e il mantenimento dei suoi cicli, oggi sotto la minaccia delle dinamiche predatorie del capitale.
Di conseguenza, l’ecofemminismo sottolinea che, così come c’è un debito ecologico e un’impronta ecologica, c’è anche un debito da parte di coloro che beneficiano dell’assistenza e un’impronta dell’assistenza (Herrero, 2019), associata alla divisione sessuale del lavoro, che carica la donna del compito di prendersi cura, in particolare quando si tratta di una donna povera.
All’interno dell’ecofemminismo esistono diverse correnti che vanno dall’ecofemminismo identitario —che naturalizza/biologizza il legame tra le donne e la natura— all’ecofemminismo costruttivista —che lo concepisce come una costruzione storico-sociale legata alla divisione sessuale del lavoro—. In America Latina si sono distinte le voci che enfatizzano l’epistemologia ecofemminista basata sulla relazionalità o interdipendenza e affettività nella conoscenza, come quella di Ivonne Gevara, teologa ecofemminista brasiliana1. Senza dubbio, dal Sud del mondo, l’impatto della teorizzazione di Vandana Shiva e la sua lunga esperienza di lotta non è stato da meno, poiché è stata lei a identificare l’ecofemminismo con la difesa della diversità, mettendo in discussione le monoculture non solo produttive ma anche mentali. Come si vedrà, per i femminismi ecoterritoriali non si tratta di sacralizzare la natura o di essenzializzare il legame con essa, ma semmai di difendere la terra e il territorio, dimostrando che la sostenibilità della vita e del pianeta si basa su un altro vincolo con il corpo e con la natura, nello stesso tempo materiale e spirituale, nel quadro di un’epistemologia delle emozioni e degli affetti.
* Maristella Svampa è sociologa, scrittrice e ricercatrice presso il Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas (CONICET) Argentina. Professoressa all’Università Nazionale di La Plata. Laurea in Filosofia presso l’Università Nazionale di Córdoba e PhD in Sociologia presso la School of Advanced Studies in Social Sciences (EHESS) di Parigi. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il platino Kónex Prize in Sociology (2016) e il National Prize for Sociological Essay per il suo libro “Debates latinoamericanos. Indianismo, sviluppo, dipendenza e populismo” (2018). Nel settembre 2020 ha pubblicato “El colapso ecológico ya llegó. Una brújula para salir del (mal)desarrollo”, insieme a Enrique Viale, per la casa editrice Siglo XXI (www.maristellasvampa.net).
Note:
1) Per una presentazione della visione ecofemminista di Gevara, si veda Comesaña Santalices (2010).
Riferimenti bibliografici:
ACCIÓN ECOLÓGICA (2021): “El agua en la bolsa de valores y en los bolsillos de los especuladores y empresarios” (05/01/2021): Disponible en: https://www.accionecologica.org/el-agua-en-la-bolsa-devalores-y-en-los-bolsillos-de-los-especuladores-y-empresarios/.
ALIAGA MONRROY, C. (2019): “Entre la copajira y la lucha por la vida. Mujeres resistiendo el despojo por minería en la zona andina de Bolivia”, en C. LÓPEZ PARDO, L. GUTIÉRREZ LEÓN y D. MOKRANI CHÁVEZ: Desplegando nuestro hacer político. Territorios, luchas, feminismos, La Paz, Territorio feminista-FRL, pp. 117-132.
ÁLVARO, M. B. (2018): “Co-construcción de conocimiento, traducción crítica y contrarretóricas del valor: Apalabrando las resistencias al fracking desde el feminismo”, VI Encuentro Latinoamericano de Metodología de las Ciencias Sociales, UNLP-FAECE.
AMANCIO, N. (2016): “Sed y conflicto en los andes peruanos”, Ojo Público. Disponible en: https://ojo-publico.com/348/sed-y-conflicto-en-los-andes-peruanos.
ARGENTO, M.; PUENTE, F. y SLIPAK, A. (en prensa): “El litio y la acumulación por desfosilización en Argentina”, en M. SVAMPA y P. BERTINAT: Debates y Combates sobre la transición energética en Argentina, Buenos Aires, Siglo XXI.
BENZA, G. y KESSLER, G. (2020): La nueva estructura social latinoamericana, Buenos Aires, Siglo XXI.
BERGER, M. y CARRIZO, C. (2019): Afectados Ambientales. Aportes conceptuales y prácticas para la lucha por el reconocimiento y la garantía de derechos, Córdoba, Ediciones Ciencia y Democracia.
BOLADOS, P. y SÁNCHEZ CUEVAS, A. (2017): “Una ecología política feminista en construcción: El caso de las ‘Mujeres de zonas de sacrificio en resistencia’, Región de Valparaíso, Chile”, Psicoperspectivas. Individuo y Sociedad, vol. 16, nº 2, pp. 33-42.
BREILH, J. (2010): “La epidemiología crítica: una nueva forma de mirar la salud en el espacio urbano”, Salud Colectiva, Buenos Aires, 6(1) 83-109 (enero-abril): Disponible en: https://www.scielosp.org/pdf/scol/2010.v6n1/83-101/es.
BUSCONI, A. (2017): “Agroecología y soberanía alimentaria: hacia el empoderamiento del trabajo de las mujeres en América Latina”, Anuario en Relaciones Internacionales. Disponible en: https://www.iri.edu.ar/wp-content/uploads/2017/09/A2017medambArtBusconi.pdf.
CABNAL, L. (2016): “Las niñas no se tocan”, DW. Disponible en: https://decolonial.hypotheses.org/2147.
CASTRO, N. (2020): “La agroecología feminista hace frente al modelo del agronegocio”, Equal Times. Disponible en: https://www.equaltimes.org/la-agroecologia-feminista-hace#.YVG1pJrMLIU.
CHÁVEZ IXCAQUIX, L. (2016): “Yo soy tú y tú eres yo: Lecciones urgentes de Lolita Chávez Ixcaquic”, Tercera Vía. Disponible en: https://terceravia.mx/2016/09/eres-lecciones-urgentes-lolita-chavezixcaquic/?__cf_chl_managed_tk__=pmd_RjBLSkiU3oU52pal_UMbn_lYDLVh.3FN2kawcaQbnsE1634216906-0-gqNtZGzNA1CjcnBszQi9.
CENTENERA, M. (2020): “La pandemia agranda la brecha en América Latina”, El País (20/07/2020). Disponible en: https://elpais.com/economia/2020-07-29/la-pandemia-agranda-la-brecha-en-americalatina-ocho-nuevos-multimillonarios-y-50-millones-mas-de-pobres.html.
CEPAL (2012): ElEstado frente a la autonomía de las mujeres. Conferencia regional sobre la mujer de América
Latina y el Caribe, Colección: La hora de la Igualdad, Libros y documentos institucionales, Santiago. Disponible en: https://www.cepal.org/sites/default/files/publication/files/27974/S1200259_es.pdf.
CEPAL-ONU MUJERES (2020): “Cuidados en América Latina y el Caribe en tiempos de Covid 19. Hacia sistemas integrales para fortalecer la respuesta y la recuperación”, Naciones Unidas (19/08/2020). Disponible en: https://repositorio.cepal.org/bitstream/handle/11362/45916/190829_es.pdf.
CIDON, M. (2018): “Berta Cáceres: Me lo dijo el río”, Amnesty. Disponible en: https://www.es.amnesty.org/enque-estamos/blog/historia/articulo/berta-caceres-me-lo-dijo-el-rio/.
COLECTIVO CASA (2020): “Vídeo de posicionamiento: ‘Hilando la defensa de la vida en los territorios desde los cuidados y las resistencias de las mujeres’”, Colectivo Casa.
COLECTIVO DE GEOGRAFÍA CRÍTICA DEL ECUADOR (2018): “Geografi ando para la resistencia. Los feminismos como práctica espacial”, Cartilla 3, Quito. Disponible en: Cartilla3_los_feminismos (1).pdf.
COLECTIVO MIRADAS CRÍTICAS DEL TERRITORIO DESDE EL FEMINISMO (2017): “Mapeando el Cuerpo-Territorio. Guía metodológica para mujeres que defienden sus territorios” (21 de noviembre). Disponible en: ponencia-presentacic3b3n-guc3ada-MAPEANDO-el-cuerpo-territorio.pdf.
COMESAÑA SANTALICES, G. (2010): “Ivone Gebara, una religiosa y teóloga ecofeminista”, Clepsydra: Revista de Estudios de Género y Teoría Feminista, nº 9, 2010, pp. 41-68.
VII CUMBRE DE MUJERES DEFENSORAS DE LA MADRE TIERRA (2020): Bolivia. Disponible en: http://www.redalas.net/3104-2/.
ERTZOGUE, M. y BUSQUETS, M. (2019): “El agua es de la gente, no de Belo Monte. Represas y pérdida de redes de sociabilidad entre las poblaciones afectadas, representadas en arpilleras amazónicas”, Tabula Rasa, 30, pp. 109-131.
GOLDSMAN, E. (2019): “Lorena Cabnal: ‘Recupero la alegría sin perder la indignación, como un acto emancipatorio y vital’”, Pikara. Disponible en: https://www.pikaramagazine.com/2019/11/lorenacabnal-recupero-la-alegria-sin-perder-la-indignacion-como-un-acto-emancipatorio-y-vital/.
GRUPO ETC (2014): “Con el caos climático, ¿quién nos alimentará?: ¿la cadena industrial de producción de alimentos o las redes campesinas?, ETC Group. Disponible en: https://www.etcgroup.org/sites/www.etcgroup.org/files/web_quien_nos_alimentara_con_notas.pdf.
FERNÁNDEZ BOUZO, S. (2018): Mujeres del río. Documental. Disponible en: https://www.youtube.com/watch?v=6IlwE5ZocIw&ab_channel=InstitutodeInvestigacionesGinoGermani.
FERNÁNDEZ BOUZO, S. y TOBÍAS, M. (2020): “Los barrios populares a la intemperie. Desigualdades socioespaciales, salud ambiental y ecofeminismos en el AMBA”, Ensambles (primavera), año 7, nº 13, pp. 12-42.
FAU (2015): Modalidades de criminalización y limitaciones a la efectiva participación de mujeres defensoras de derechos ambientales, los territorios y la naturaleza en las Américas, Colombia, Bogotá. Disponible en: https://fondoaccionurgente.org.co/site/assets/files/1179/espanol.pdf
— (2017): Extractivismo en América Latina y su impacto en la vida de las mujeres, Colombia, Bogotá, FAU-AL.
FUNDACIÓN TERRAM (2019): “Cada tonelada de litio requiere la evaporación de 2 millones de litros de agua” (20/05/2019). Disponible en: https://www.terram.cl/2019/05/cada-tonelada-de-litio-requierela-evaporacion-de-2-millones-de-litros-de-agua.
FUENTES, S. (2019): “Entrevista a Alicia Amarilla, ‘Somos las mujeres las que con nuestros hijos en brazos construimos la resistencia que hay en nuestro país’”, Convergencia medios. Disponible en: https://www.convergenciamedios.cl/2019/03/alicia-amarilla-coordinadora-nacional-de-conamuride-paraguay-somos-las-mujeres-las-que-con-nuestros-hijos-en-brazos-construimos-la-resistenciaque-hay-en-nuestro-pais/.
GARCÍA GUALDA, S. M. (2016): “Mujeres Mapuce, Extractivismo y Kvme Felen (Buen Vivir): La lucha por los bienes comunes en Neuquén”, MillcayacRevista Digital de Ciencias Sociales, Universidad Nacional de Cuyo. Disponible en: https://ri.conicet.gov.ar/handle/11336/61230.
GARGALLO CELENTANI, F. (2015): Feminismos desde Abya Yala. Ideas y proposiciones de las Mujeres de 607 pueblos en nuestra América, Bogotá, Ediciones Desde Abajo.
GUTIÑÉRREZ CASTELLANOS, D. S. (2017): “Un día cualquiera que defiendo mi casa”, en ROA AVENDAÑO et al. (coords.): Como el agua y el aceite. Conflictos socioambientales por la extracción petrolera, Colombia, Censat-Agua Viva, pp. 215-226.
GLOBAL WITNESS (2021): “Última línea de defensa” (13/9/2021). Disponible en: https://www.globalwitness.org/es/last-line-defence-es/.
HACHE, E. (2016): Recueil de textes écoféministes. Anthologie, París, Editions Cambourakis.
HERRERO, Y. (2011): “Propuestas ecofeministas para un sistema cargado de deudas”, Revista de Economía Política, nº 13 (primer semestre). Disponible en: http://revistaeconomiacritica.org/sites/default/files/revistas/n13/2_REC13_Articulo_Y_Herrero.pdf.
— (2019): “Apuntes introductorios sobre el Ecofeminismo”, Anticapitalistas (marzo). Disponible en: https://www.anticapitalistas.org/ecosocialismo/apuntes-introductorios-sobre-el-ecofeminismoyayo-herrero/.
KOROL, C. (comp.) (2016): Feminismos populares. Pedagogías y Políticas, Buenos Aires, América Libre-El Colectivo.
LA AGROECÓLOGA (2020): La Agroecóloga nº 4 (abril), San José de Costa Rica. Disponible en: http://agroecologa.org/wp-content/uploads/2021/04/WEB-LAAGRO4.pdf.
LAVACA (2014): “Andrés Carrasco, científico y militante: gracias”. Disponible en: https://lavaca.org/notas/andres-carrasco-cientifico-y-militante-gracias/.
LÓPEZ PARDO, C. y CHÁVEZ LEÓN, M. (2019): “La lucha comunitaria de las mujeres en Tariquía: sacar la voz, poner el cuerpo, hacerse visibles frente a la amenaza del despojo petrolero”, en C. LÓPEZ PARDO,
L. GUTIÉRREZ LEÓN y D. MOKRANI CHÁVEZ: Desplegando nuestro hacer político. Territorios, luchas, feminismos, La Paz, Territorio feminista-FRL, pp. 80-97.
MARTÍNEZ ALIER, J. (2004): El ecologismo de los pobres. Conflictos ambientales y lenguajes de valoración, Barcelona, Icaria Antrazo, Flacso-Ecología.MARCHA (2021): “Moira Millán: ‘Resistencia es nuestra lucha contra el terricidio’” (24 de mayo). Disponible en: https://www.marcha.org.ar/moira-millan-resistencia-es-nuestra-lucha-contra-el-terricidio/
MARTINS, A. (2015): “Honduras: matan a Berta Cáceres, la activista que le torció la mano al Banco Mundial y a China”, BBC Mundo (24 de abril, actualizado a 3 de marzo de 2016). Disponible en: https://www.bbc.com/mundo/noticias/2015/04/150423_honduras_berta_caceres_am.
MAZZUCA, R. C.; MINGORRIA, S.; NAVAS, G. y DEL BENE, D. (2017): “Violencia contra mujeres tejedoras de resistencias”, Ecología Política. Disponible en: https://www.ecologiapolitica.info/?p=9784.
MILLÁN, M. (2021): “Resistencia es nuestra lucha contra el terricidio”, entrevista (en marcha).
NAVARRO TRUJILLO, M. (2019): “Mujeres en defensa de la vida contra la violencia extractivista en México”, Universidad Autónoma Metropolitana, Política y Cultura, nº 51, pp. 11-29. Disponible en: redalyc.org.
OBSERVATORIO PLURINACIONAL DE AGUAS (2021): “Francisca Fernández Droguett: hidropolítica del despojo: hacia una intensificación del extractivismo y de las resistencias” (abril). Disponible en: https://oplas.org/sitio/2021/04/06/francisca-fernandez-droguett-hidropolitica-del-despojo-haciauna-intensificacion-del-extractivismo-y-de-las-resistencias/.
OLCA (2021): “Conflictos mineros en América Latina”. Disponible en: https://mapa.conflictosmineros.net/ocmal_db-v2/ (consultado el 12/09/2021).
OXFAM (2016): “Desterrados, tierra, poder y desigualdad en América Latina”. Disponible en: https://www.oxfam.org/sites/www.oxfam.org/files/file_attachments/desterrados-full-es-29novweb_0.pdf.
PAPUCCIO DE VIDAL, S. (2020): “La experiencia del Colectivo de Mujeres de La Verdecita en Argentina”, Leisa, Revista de Agroecología, vol. 36, nº 1. Disponible en: https://leisa-al.org/web/index.php/volumen-36-numero-1/4117-la-experiencia-del-colectivo-de-mujeres-de-la-verdecita-en-argentina.
PAUTASSI, L. (2017): “Del ‘boom’ de los cuidados al ejercicio de derechos”, SUR 24, vol. 13, nº 24, pp. 35-42. Disponible en: https://www.sur.conectas.org/wp-content/uploads/2017/02/3-sur-24-esp-laurapautassi.pdf.
PAREDES, J. (2008): “Hilando fino. Desde el feminismo comunitario”. Disponible en: http://mujeresdelmundobabel.org/files/2013/11/Julieta-Paredes-Hilando-Fino-desde-el-Fem-Comunitario.pdf.
PÉREZ OROZCO, A. (2017): Subversión feminista de la economía. Aportes para un debate sobre el conflicto capital-vida, Madrid, Traficantes de sueños.
RAMÍREZ GARCÍA, H. S. (2012): Biotecnología y Ecofeminismo. Un estudio de contexto, riesgos y alternativas, Ciudad de México, Tirant lo Blanch.
RED LATINOAMERICANA DE MUJERES DEFENSORAS DE DERECHOS SOCIALES Y AMBIENTALES (2020): Memoria Anual 2020. Disponible en: https://www.redlatinoamericanademujeres.org/.
ROA AVENDAÑO, T. y NAVAS, L. M. (coords.) (2014): Extractivismo, conflictos y resistencias, Censat-Agua Viva, Amigos de la Tierra de Colombia, Colombia.
RODRÍGUEZ, P. F. (2016): “Somos las guardianas de la tierra”, entrevista disponible en: F. RODRÍGUEZ, “PANCHA”: “Somos las guardianas de la tierra, vivimos donde están los recursos, y nuestra tarea es luchar y preservarlos mirando hacia las futuras generaciones”, Pueblos.
— (2020): “Siembra feminismo campesino y cosecharás libertad”, entrevistada por Natalia Tangona para la Agencia de Noticias Biodiversidad. Disponible en: https://www.biodiversidadla.org/Agencia-de-Noticias-Biodiversidadla/Siembra-feminismo-campesino-y-cosecharas-libertad.
RODRÍGUEZ ENRÍQUEZ, C. (2015): “Economía feminista y economía del cuidado. Aportes conceptuales para el estudio de la desigualdad”, Nueva Sociedad, nº 256, marzo-abril.
SILVA-SANTIESTEBAN, R. (2017): Mujeres y conflictos ecoterritoriales, Impactos, resistencias, estrategias, Barcelona, Entrepueblos.
SEGATO, R. (2016): “Género y colonialidad: en busca de claves de lectura y de un vocabulario estratégico descolonial”, en K. BIDASECA y V. VÁSQUEZ LABA (comps.): Feminismos y poscolonialidad: Descolonizando el feminismo desde y en América Latina, Buenos Aires, Godot, pp. 11-40.
— (2019): “El mundo de hoy es un mundo marcado por la dueñidad o el señorío”. Disponible en: http://www.uimp.es/actualidad-uimp/rita-segato-el-mundo-de-hoy-es-un-mundo-marcado-porla-duenidad-o-el-senorio.html.
SHIVA, V. (1998): “El saber propio de las mujeres y la conservación de la biodiversidad”, en M. MIES y V. SHIVA: La praxis del ecofeminismo. Biotecnología, consumo, reproducción, Barcelona, Icaria Editorial.
— (2016): “Las mujeres son la mayor creación que sostiene el planeta Tierra”, Entrevista disponible en: https://www.sophiaonline.com.ar/vandana-shiva-entrevista-sustentabilidad/.
SOLA ÁLVAREZ, M. (2021): “El conflicto socioambiental en torno a la minería a gran escala en la provincia de La Rioja, Argentina. Territorios en disputa y praxis ecofeministas”, Tesis para obtener el título de doctora en Ciencias Sociales, UBA, Mimeo.
SUÁREZ SÁNCHEZ, L. O. (2017): “Amo y resisto en mi tierra Carmeleña. Una lucha inspiradora”, en ROA AVENDAÑO et al. (coords.): Como el agua y el aceite. Conflictos socioambientales por la extracción petrolera, pp. 240-248, Colombia, Censat-Agua Viva.
SVAMPA, M. (2013): “Consenso de los Commodities y lenguajes de valoración en América Latina”, NUSO, nº 244 (abril).
— (2015): “Feminismos del Sur y ecofeminismos”, NUSO, nº 256.
— (2018a): “Las fronteras del neoextractivismo en América Latina”, México, Calas (en inglés: “Neo-Extractivism Dynamics in Latin America, Socioenvironmental Conflicts, Territorial Turn, and New Political Narratives”, Elements, Cambridge University Press, 2019).
— (2018b): “Chacra 51. Regreso a la Patagonia en los tiempos del fracking”, Buenos Aires, Sudamericana.
SVAMPA, M. y VIALE, E. (2014): Maldesarrollo. La Argentina del extractivismo y el despojo, Buenos Aires, Editorial Katz.
— (2020): El colapso ecológico ya llegó. Una brújula para salir del (mal)desarrollo, Buenos Aires, Siglo XXI.
ULLOA, A. (2016): “Feminismos territoriales en América Latina: defensas de la vida frente a los extractivismos”, Nómadas 45 (octubre), Universidad Central, Colombia.