Fermiamo il Ttip
Stop al trattato di liberalizzazione commerciale Usa-Ue (*)
Il Ttip – cioè il Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato di libero scambio fra Unione Europea e Stati Uniti d’America – attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa
di liberalizzazione commerciale.
E’ l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, governi e poteri forti accanirsi su
quello che rimane dei diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di anni di lotte sociali con le politiche di austerity e con la redistribuzione del reddito verso l’alto.
Il negoziato Ttip – lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014 – disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità su aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro.
Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà a una progressiva corsa verso il basso di cui saranno i cittadini e l’ambiente a fare le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.
Fra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici e ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come la Vattenfall di citare in giudizio il governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le proprie centrali nucleari.
Per questo, come movimenti e organizzazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato Ttip, esattamente come successe alla fine degli anni ’90 con l’Ami (Accordo Multilaterale sugli Investimenti), nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (Acta), il trattato che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.
Una campagna promossa da: ALTRAMENTE, ARCI, ASSOCIAZIONE BOTTEGHE DEL MONDO, A SUD, ATTAC ITALIA, COBAS, COMUNE-INFO, COORDINAMENTO NORD SUD DEL MONDO, COSPE, ENNENNE, FAIRWATCH, FONDAZIONE CERCARE ANCORA, FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA, MEDICI SENZA CAMICE, MST-ITALIA, MUNICIPIO DEI BENI COMUNI, RE:COMMON, RETE DELLA CONOSCENZA, REORIENT, SBILANCIAMOCI, SCUP, YAKU
Alcuni buoni motivi per fermare il Ttip
Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle statunitensi e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”.
Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato.
Servizi pubblici: il Ttip limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati.
Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere.
Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria.
Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali a esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche.
Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate a operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione dell’ambiente.
Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stati Uniti, autorizzando in questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private.
Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da parte degli enti locali.
Biocombustibili: il Ttip attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.
Ribellarsi a un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali,
vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti
Il sito della campagna: www.stop-ttip-Italia.net
(*) Volantino distribuito a Milano.
Mi sbagliero’… ma questa storia ‘segreta’ mi sembra in gran parte una bufala… a suo tempo NON firmai la petizione. gl
Mi sa che stavolta Giuseppe ha torto. Per esempio oggi ho letto due pagine assai preoccupate-preoccupanti sul’edizione italiana di “Le monde diplomatique” (è in edicola per un mese con “il maniferto” a 3 euri in tutto); pur se uno dei due articoli è mirato sulla Francia, il quadro d’insieme è proprio quello denunciato. Una cortina fumogena nasconde all’opinione pubblica i contenuti del Ttip.
Segnalo che sul nuovo «Internazionale» (datato 18-24 lugli) il dossier “MERCE DI SCAMBIO” – della rivista «Die Zeit» – si presenta con questo sommario: «Da un anno Ue e Usa negoziano un trattato di libero scambio che promette prezzi più bassi e crescita economica. In realtà l’accordo tutelerà gli interessi delle imprese, ignorando quelli dei consumatori».
Sullo stesso numero di «Internazionale» Slavoj Zizek scrive un interessante commento («Come il capitale domina la politica») a proposito della «bozza segreta nell’allegato sui servizi finanziari del Tisa (Trade in services agreement, l’accordo sullo scambio dei servizi)…. risultato dei colloqui svolti a Ginevra dal 28 aprile al 2 maggio… La bozza del documento prevedeva che il Tisa restasse segreto durante i colloqui e per 5 anni dopo la sua entrata in vigore».Da leggere.
STOP TTIP
Firenze con l’assemblea cittadina, Milano con lo sciopero e la manifestazione FIOM, e poi ancora Genova, Alessandria, Roma.
Cresce giorno dopo giorno la mobilitazione #StopTTIP nei territori, in vista della Giornata di azione europea dell’11 ottobre e dell’iniziativa del 14 ottobre a Roma in occasione dell’appuntamento del Governo italiano sul TTIP.
Partecipa a che tu. Diffondi la campagna
L’elenco delle mobilitazioni in Italia (in continuo aggiornamento) – http://stop-ttip-italia.net/
L’elenco delle mobilitazioni in Europa (in continuo aggiornamento) – http://www.stop-ttip-ceta-tisa.eu/it/
L’articolo su Comune-Info: http://comune-info.net/2014/10/t-tip-l11-ottobre-fermiamolo-insieme/